Nel periodo di emergenza epidemiologica da COVID-19, la didattica a distanza ha salvato la validità dell’anno scolastico e ha permesso alla comunità scolastica di continuare il proprio cammino educativo, pur con qualche difficoltà. Dirigenti, docenti, alunni e famiglie hanno dovuto dapprima improvvisare e poi, a poco a poco, sistematizzare questo strumento e formalizzarlo sempre più, affinché acquisisse quella dignità necessaria per surrogare parzialmente la didattica in presenza.
Alla luce di quanto emerso e maturato in questo periodo, di seguito, proviamo a dare una veste formale a questo strumento educativo che, sebbene definito da poco, affonda le proprie radici indietro nel tempo, in quello che, più in generale, viene definito dagli esperti del settore come “e-learning”.
Gli argomenti dell'articolo
La didattica a distanza: schema generale
In base a quanto asserito nella nota prot. n. 388 del 17 marzo 2020, le varie fasi (step) delle attività a distanza sono rappresentate dal seguente schema e non differiscono, in modo sostanziale, dalle usuali fasi della didattica in presenza. Nessuna delle quattro fasi può essere omessa nella realizzazione delle attività di didattica a distanza.
Figura – le quattro fasi della didattica a distanza
Modalità sincrona, asincrona e mista
La differenza è rappresentata dalla modalità di interazione tra docente ed alunno che viene adottata nelle varie fasi. Se si sceglie una modalità sincrona, le varie fasi saranno espletate lungo la linea orizzontale riportata in corrispondenza della legenda “Modalità sincrona” riportata sulla sinistra. Se si sceglie una modalità asincrona, le varie fasi saranno espletate lungo la linea orizzontale riportata in corrispondenza della legenda “Modalità asincrona”. È possibile e legittimo che il docente decida di affrontare le varie fasi della didattica a distanza in “modalità mista”, svolgendo alcune fasi in modo sincrono ed altre in modo asincrono.
Ad esempio, il docente può decidere di svolgere la fase 1 in modalità sincrona, spiegando i contenuti in videoconferenza, ma poi può affrontare le altre fasi in modalità asincrona, inviando i compiti allo studente e restituendo le correzioni, ad esempio, mediante una chat utilizzata in modo asincrono (ti invio un file adesso e verifico se lo hai restituito tra due giorni).
Precisazioni sullo svolgimento della fase 1 (in modalità asincrona) e della fase 3
Come già sottolineato, è necessario dare luogo a tutte e quattro le fasi della didattica a distanza; in particolare vi è sempre necessità di fornire una spiegazione preliminare dei contenuti (fase 1). Inoltre la fase 1 non può ritenersi assolta se i materiali didattici proposti dal docente non sono ragionati e calibrati sui prerequisiti in possesso dell’alunno. A tale proposito è presumibile che il docente debba elaborare i contenuti che reperisce dalle varie fonti e debba vagliare l’autorevolezza e l’imparzialità delle fonti stesse. Analogamente è necessario effettuare la fase 3, ad esempio restituendo all’alunno l’elaborato corretto e fornendo spiegazioni su di esso oppure fornendo feedback all’alunno sulle sue risposte a quesiti proposti oralmente.
La didattica a Distanza: il nuovo manuale
Per approfondire il tema consigliamo la lettura del testo La didattica a distanza, volume che vuole essere un supporto per l’intera comunità scolastica nell’attuare la didattica a distanza e nell’effettuare le procedure ad essa connesse.
Dal taglio molto operativo, il volume è articolato in Parti: nella prima si analizza il ruolo del Dirigente Scolastico nell’implementazione della DaD, la seconda sintetizza le principali metodologie didattiche da applicare, mentre la terza passa in rassegna i principali software e strumenti per la didattica a distanza sincrona e asincrona. L’ultima parte, infine, raccoglie esempi pratici di attività didattica a distanza per diversi ambiti disciplinari (materie letterarie, matematiche, scientifiche).
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Aumento dei docenti e ripensamento degli spazi: due possibili soluzioni?
Attualmente, gli sforzi del Ministero sono diretti a garantire l’apertura delle istituzioni scolastiche a settembre. Tuttavia, se tale riapertura deve esserci, essa deve avvenire tutelando la salute e la sicurezza di tutti.
Proviamo a ragionare su come potrebbe avvenire tale riapertura.
Per garantire il distanziamento sociale (o distanziamento fisico) è necessario fare una o entrambe le seguenti operazioni:
- Aumentare le superfici delle aule;
- Ridurre il numero di persone presenti in aula.
Analizziamo entrambe le soluzioni in dettaglio.
- Modificare gli spazi e le superfici delle aule non sembra essere una strada realmente percorribile. In questo caso andrebbero ripensati tutti gli ambienti, magari effettuando dei lavori di edilizia. Significherebbe riconvertire laboratori in aule, dismettendo o mettendo da parte le strumentazioni acquistate e riducendo comunque l’efficacia della didattica. Si pensi a cosa può voler dire privare un istituto tecnico o un istituto professionale dei laboratori oppure mettere gli alunni con bisogni educativi speciali nelle condizioni di non poter svolgere quella attività laboratoriale tanto efficace per loro. Inoltre le spese sarebbero significative e i fondi erogati alle scuole con il decreto rilancio non appaiono sufficienti. Intraprendere una strada di questo tipo, significherebbe sconvolgere gli ambienti scolastici creando spazi ampi, per poi ritrovarsi, a fine emergenza, con un edificio scolastico pensato per il distanziamento sociale, che non può ospitare nuovamente classi numerose. Inoltre, si dovrebbero ripristinare i laboratori dismessi. Pertanto, si dovrebbero effettuare nuovi lavori di ripristino della situazione precedente, spendendo nuovi fondi. Si tenga inoltre presente che buona parte delle strutture scolastiche è rappresentata da edifici vecchi e fatiscenti, privi delle più elementari certificazioni che ne attestino la fruibilità. Si tratterebbe di intervenire su strutture già in parte compromesse e non pensate per il distanziamento sociale. Alla luce di quanto asserito, tale soluzione presenta molte incognite e molte criticità.
- Ridurre il numero di persone presenti in aula appare una soluzione più percorribile, anche se non rappresenta una risposta completa. Difatti, ridurre il numero di alunni presenti in un’aula, mantenendo invariato il monte ore di didattica in presenza erogata, vuol dire aumentare (forse raddoppiare) il numero di docenti. Se questo non può essere fatto, come è prevedibile, per ovvi motivi di spesa pubblica, allora necessariamente si deve ridurre il monte ore di didattica erogata in presenza. Questo può voler dire, ad esempio, ridurre l’unità oraria della lezione (lezione di 40 minuti) e necessariamente questo significa ridurre gli obiettivi educativi da conseguire. A meno che tale riduzione della didattica in presenza, non sia compensata dall’erogazione della didattica a distanza, in una sorta di didattica mista. In ogni caso, tale aspetto organizzativo permetterebbe ai genitori degli alunni più piccoli di riprendere, almeno in parte, la propria attività lavorativa.
Le Indicazioni del Comitato Tecnico Scientifico
Il Comitato Tecnico Scientifico del Dipartimento della Protezione Civile, in data 28 maggio 2020, ha dato indicazioni al Ministero su come potrebbe avvenire il rientro a scuola a settembre.
Nel documento si legge quanto segue “La didattica a distanza attuata nei mesi dell’emergenza ha certamente rappresentato una risposta pronta ed efficace delle scuole e ha determinato un’accelerazione di nuove competenze del personale scolastico e degli studenti; nella prospettiva della riapertura delle attività didattiche in presenza la modalità a distanza potrà rappresentare un momento integrativo e non sostitutivo, diversamente applicato e commisurato alle fasce di età degli studenti”.
Il Comitato Tecnico Scientifico rileva quindi che, soprattutto per gli studenti più grandi, per i quali i genitori non devono effettuare assistenza o vigilanza durante lo svolgimento di attività didattiche in collegamento da remoto, la didattica a distanza è uno degli strumenti previsti per realizzare una ripartenza graduale, nell’attesa che si possa definitivamente dichiarare chiusa l’emergenza.
I nuovi fondi per la didattica a distanza
Inoltre, nel decreto rilancio (DL 34 del 19/05/2020), all’art. 231 vengono stanziati finanziamenti per le scuole, onde permettere la riapertura a settembre. Tra questi finanziamenti, vi sono anche quelli previsti al comma 2 lettera d), ossia: “interventi utili a potenziare la didattica anche a distanza e a dotare le scuole e gli studenti degli strumenti necessari per la fruizione di modalità didattiche compatibili con la situazione emergenziale nonché a favorire l’inclusione scolastica e ad adottare misure che contrastino la dispersione”.
Pertanto, oltre gli auspici ed i proclami, la didattica a distanza sembra essere, di fatto, ancora una delle strade percorribili, in associazione con la didattica in presenza; lo dimostra lo stanziamento di fondi destinati a tale finalità.
Perché investire sulla didattica a distanza
Rispetto ad un investimento fatto sugli ambienti dell’istituzione scolastica, con il rischio che gli stessi debbano essere rimodulati, con ulteriori spese, alla fine dell’emergenza, un investimento sulla didattica a distanza (attuata in sinergia con quella in presenza) può essere più efficace, lungimirante ed operativo.
Difatti, l’acquisto di dispositivi e strumentazione per l’erogazione della didattica a distanza, rappresenta un capitale tecnologico che l’istituzione scolastica può ritrovarsi al termine dell’emergenza. Analogamente, investimenti sulla formazione dei docenti per la didattica a distanza (o più in generale per l’e-learning) rappresentano un know-how che non andrà dilapidato al termine dell’emergenza.
Per la formazione dei docenti sulla didattica a distanza, consigliamo la lettura del testo La didattica a distanza, un volume dal taglio molto operativo che sintetizza le principali metodologie didattiche da applicare e passa in rassegna i principali software e strumenti per la didattica a distanza sincrona e asincrona. Il testo raccoglie anche esempi pratici di attività didattica a distanza per diversi ambiti disciplinari (materie letterarie, matematiche, scientifiche).
La capacità di erogare didattica a distanza per una istituzione scolastica, anche in tempi non legati all’emergenza epidemiologica, può essere la soluzione a tante difficoltà che quotidianamente possono delinearsi. Ad esempio, si potrebbe erogare la didattica anche nei seguenti casi:
- allerta meteo con chiusura delle scuole;
- studenti che hanno, per periodi limitati di tempo, difficoltà negli spostamenti (difficoltà logistiche) per raggiungere la scuola;
- studenti infortunati o malati che non possono raggiungere la scuola;
- erogazione di una parte del monte ore delle lezioni per gli studenti dei corsi per adulti di primo e secondo livello (corsi serali), dove l’erogazione di lezioni mediante piattaforma didattica è previsto dalle attuali disposizioni normative.