docenti e intelligenza artificiale

Docenti e AI: una collaborazione che resta umana

del Prof. Paolo Vecchione

Tra le più grandi paure legate all’uso dell’Intelligenza Artificiale risuona, senza dubbio e in maniera piuttosto importante, l’idea di un futuro — prossimo — in cui la figura del docente smetterà quasi di esistere, o meglio, di funzionare, in vista di un’immagine quasi distopica: studenti posizionati di fronte a grandi schermi, come se stessero scegliendo da un menu di un fast food.

«Scelgo l’English menu, pago, ricevuta. Fatto.»

Potrebbe essere.

Come no.

La paura della sostituzione: tra immaginazione e realtà

Siamo tutti consapevoli di essere facilmente sostituibili, anche solo in quanto esseri umani. Ma essere sostituiti da una macchina, da un software, o peggio ancora da qualcosa che non riusciamo bene a comprendere, ci rende maggiormente vulnerabili. Comprensibile. Direi umano.

Eppure, le relazioni educative non sono sostituibili da una macchina. L’essenza dell’insegnamento — relazione, intuito, gestione pedagogica — rimane pienamente umana.

Perché l’IA non può sostituire un docente

Prendiamo, ad esempio, la gestione di un errore.

A scuola siamo abituati a pensare all’errore come a un fatto tecnico: un numero sbagliato, una frase incompleta, un verbo coniugato male. Ma chi insegna ogni giorno sa bene che un errore può essere qualcosa di più profondo. Due studenti possono sbagliare lo stesso esercizio, ma le ragioni possono essere completamente diverse.

L’errore come messaggio umano, non solo dato

L’AI non riesce a distinguere tutto questo e vede l’errore come un semplice dato. Per noi docenti, invece, spesso l’errore diventa un messaggio.

Le classi non sono ambienti razionali. Anzi. Sono organismi emotivi, e ogni studente porta una storia, non solo difficoltà.

L’AI potrà analizzare un testo, riscriverlo, semplificarlo. Ma non riuscirà mai a cogliere il non detto.

Noi docenti prendiamo decisioni che hanno un peso: sulle valutazioni, sui feedback, sulle dinamiche sociali, sulla crescita personale.

Cosa può fare davvero l’IA per un insegnante

L’AI offre idee, modelli e proposte su cui noi docenti esercitiamo il nostro giudizio. Ma non sarà mai in grado di fare una cosa: essere presente.

La sua forza sta altrove: velocizza, sintetizza, suggerisce, alleggerisce. Ma non guida. È il docente a guidare l’AI.

Supportare la personalizzazione dell’apprendimento

La forza dell’Intelligenza Artificiale non sta nell’interpretare l’errore, ma nel fornire strumenti immediati per affrontarlo, differenziati e personalizzabili. Ma siamo noi a scegliere quello più adatto, in quel momento, per quella studentessa o quello studente.

Il docente rimane la mente pedagogica.

L’IA è lo strumento che costruisce in pochi secondi ciò che spesso richiede molte ore, accelerando la personalizzazione, alleggerendo il carico cognitivo, offrendo spiegazioni alternative e producendo materiali mirati in tempo reale. Lo studente si allena; il docente guida e supervisiona.

La responsabilità etica è umana, non algoritmica.

Per approfondire: una guida operativa per docenti

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Un supporto chiaro e completo per trasformare l’IA in un alleato didattico e non in un sostituto.