alfabetizzazione emotiva

Alfabetizzazione emotiva e narrazione del sè

L’alfabetizzazione emotiva e la narrazione del sé sono competenze fondamentali nell’odierna accezione dell’educazione. Coltivarle fin dalla prima infanzia significa formare bambini e bambine più consapevoli e resilienti, capaci di affrontare la complessità del mondo potendo contare su di una solida base interiore.

Nel corso di questo articolo andremo ad illustrare il significato e la storia degli studi condotti intorno a questi concetti, per sostanziare di contenuti la loro rilevanza per la formazione del docente contemporaneo.

La scelta di questo argomento, oltre che alla sua importanza nell’ambito dello sviluppo del bambino e della bambina, è legata alla sua presenza nelle prove preselettive del TFA sostegno degli scorsi anni.

Definizione: alfabetizzazione emotiva e narrazione del sé nell’età evolutiva

“L’intelligenza emotiva è due volte più importante delle competenze tecniche.”
(Goleman, D. Emotional intelligence, 1995)

L’alfabetizzazione emotiva consiste nella capacità di riconoscere, comprendere, esprimere e regolare le proprie emozioni. Nella scuola dell’infanzia e primaria in particolare essa rappresenta una base fondamentale per lo sviluppo delle competenze socio-emotive, in quanto permette ai bambini di comprendere cosa provano e per quali motivi, di imparare a comunicare in modo efficace i propri stati d’animo e, come naturale conseguenza di ciò, di sviluppare empatia nei confronti degli altri.

La narrazione del sé è lo strumento attraverso cui il bambino dà forma alla propria esperienza: raccontare ciò che si vive, si sente o si immagina consente al bambino di organizzare la propria identità in una forma sempre più coerente e significativa. È attraverso il racconto (sia esso orale, grafico o cinestesico) che il bambino attribuisce senso al proprio vissuto, sperimenta il punto di vista altrui e consolida la propria autostima.

Il legame fra alfabetizzazione emotiva e narrazione del sé si crea attraverso quella che gli studiosi definiscono riflessione metacognitiva: parlare delle emozioni (sia positive che negative) permette al bambino di integrarle nel proprio racconto personale, così da riflettere su di sé in modo consapevole. Questa riflessione che diventa racconto, e quindi consapevolezza, rafforza l’autoregolazione e il pensiero critico. E non solo: i bambini che imparano a riconoscere e a raccontare le proprie emozioni sono più capaci di chiedere aiuto, di gestire frustrazioni e di costruire relazioni più sane con tutti coloro che fanno parte del loro ambiente di crescita.

I fondamenti teorici dell’alfabetizzazione emotiva

L’intelligenza emotiva è una competenza innata, che è altresì necessario coltivare per poter sviluppare la comprensione e la gestione delle emozioni, proprie e degli altri. 
Nessuno ci insegna davvero cosa sono le emozioni, quali ruoli hanno o come possiamo identificarle: oggi sappiamo che siamo esseri emotivi, oltre che sociali, le emozioni hanno guadagnato terreno e oggi è necessario che l’educazione faccia un passo avanti in questo senso. Chiariamo più approfonditamente il concetto di alfabetizzazione emotiva.

La parola “alfabetizzare” è comunemente associata al processo di insegnamento della lettura o della scrittura, che sono competenze di base. L’alfabetizzazione emotiva consiste nell’insegnare cosa sono le emozioni, a cosa servono e come si esprimono. È insegnare a capire sé stessi e gli altri a livello di ciò che si prova.

Autori come Daniel Goleman e Rafael Bisquerra hanno mostrato grande interesse per questo concetto e per il suo sviluppo, convinti che l’educazione del carattere, lo sviluppo morale e la civiltà di un individuo vadano di pari passo con l’alfabetizzazione emotiva.
Intesa in questo modo, questa competenza si pone anche come un’opportunità per affrontare i comportamenti problematici, l’aggressività o i conflitti nelle relazioni interpersonali.
Oltre ad approfondire la conoscenza dell’universo emotivo in cui siamo immersi, nella scuola di oggi l’alfabetizzazione emotiva si propone i seguenti obiettivi:

  • sapere cosa sono le emozioni e come riconoscerle,
  • imparare a verbalizzare le emozioni,
  • modulare e gestire il livello di emotività,
  • sviluppare la tolleranza alle frustrazioni della vita quotidiana,
  • costruire la resilienza,
  • adottare un atteggiamento positivo verso la vita,
  • prevenire i conflitti interpersonali.

Nella scuola del primo ciclo, con particolare attenzione alla primaria, è possibile lavorare su alcune aree chiave specifiche per lo sviluppo dell’intelligenza emotiva come:

  • autocontrollo: imparare a gestire emozioni quali rabbia, tristezza e paura per mantenere la concentrazione e affrontare sfide senza farsi sopraffare da esse;
  • consapevolezza di sé: conoscere se stessi per prendere decisioni riguardo al proprio futuro e sviluppare una sana autostima finalizzata a perseguire obiettivi realistici;
  • motivazione: utilizzare gli interessi personali e le proprie predisposizioni per raggiungere obiettivi nonostante le sfide, prendendo l’iniziativa senza timore del fallimento;
  • abilità sociali: imparare a lavorare con gli altri in modo collaborativo, senza cercare di dominare o sottomettersi;
  • empatia: comprendere le emozioni e i punti di vista degli altri per sviluppare relazioni basate sulla fiducia e la sintonia emotiva.

Il significato della narrazione del sé per l’apprendimento

Leggere racconti significa fare un gioco attraverso il quale si impara a dar senso alla immensità delle cose che sono accadute e accadono e accadranno nel mondo reale
(Eco U., Sei passegiate nei boschi narrativi, 1994)

Il compito della scuola è costruire cultura, e la cultura, secondo lo psicologo Jerome Seymour Bruner, è essenzialmente una “cassetta per gli attrezzi” che consentono l’adattamento alla civiltà, un modo di risolvere crisi e problemi. Nella cassetta degli attrezzi dell’insegnante devono convivere procedure e contenuti vecchi e nuovi. Tra questi la narrazione è un’attività fondamentale, in quanto la forma espressiva da sempre utilizzata nella storia dell’essere umano, la cui finalità è da sempre quella di attribuire significati, al di là delle norme condivise, a tutto ciò che ci circonda e alle esperienze vissute. La narrazione è una pratica sociale ed educativa che risponde a molteplici e complesse funzioni: dal mantenere memoria di qualcosa, alla condivisione di esperienze collettive, dall’apprendimento all’intrattenimento. Consciamente o inconsciamente, la narrazione è una pratica indispensabile a tutte le discipline sia scientifiche che umanistiche: dietro ai testi scritti, alle opere d’arte, alla riflessione si trova la memoria dell’esperienza umana disposta nel tempo nella forma di una trattazione narrativa.
Secondo Bruner il pensiero narrativo è uno dei due modi principali con cui gli esseri umani organizzano e gestiscono la loro conoscenza del mondo, anzi strutturano la loro stessa esperienza immediata; la scuola è lo strumento deputato a coltivarla come modalità significativa di insegnamento/apprendimento.
L’apprendimento inteso qui è l’effetto di un’attività di comprensione che coinvolge studenti e studentesse in maniera totale e che, quindi, così promuove una più profonda conoscenza di se stessi e del mondo.
Il tipo di conoscenza cui ci richiamiamo con il racconto va oltre l’aspetto del contenuto del testo: chiama in causa chi legge nella totalità delle sue attitudini e abilità soggettive, di ordine non solo cognitivo, ma anche affettivo e pratico.
La narrazione ha il grandissimo valore di aiutare a recuperare nell’ambito scolastico la dimensione del senso e del significato che i saperi hanno per la formazione dell’identità personale. L’educazione non è qualcosa di avulso dal contesto culturale e sociale, ma anzi esiste e si struttura all’interno e grazie ad esso: la scuola può sviluppare metodologie in grado di fornire questi strumenti affinché il bambino e la bambina, gli adulti di domani, possano riuscire a trovare il proprio ruolo nei molteplici contesti e possibilità che la vita offre loro.

Bruner individua due punti fondamentali da cui partire: la conoscenza di fiabe e racconti della propria tradizione culturale e la convinzione che il raccontare storie sviluppi la capacità immaginativa, offrendo così strumenti adeguati per costruire con più sicurezza gli scenari della propria vita.

Ecco perché questa capacità va esercitata, affinata, condivisa, confrontata.

Nella scuola, dunque, l’insegnante non è il detentore del sapere da trasmettere ma è nello scambio collaborativo e cooperativo tra tutti, studenti, studentesse e insegnanti che egli coordina l’apprendimento.
Per offrirci un quadro di descrizione del percorso di insegnamento e apprendimento Bruner si ispira ad uno studio condotto dagli psicologici dell’educazione Ann Brown e Joseph Campione in cui vengono evidenziate quattro idee fondamentali:

  1. capacità di azione (agency): la mente è intesa come agente, è orientata al raggiungimento di obiettivi, è selettiva ed interpretativa, ed è nella sua attività di scambio con altre menti che si attiva il dialogo costruttivo della realtà, negoziando ipotesi, formulando strategie;
  2. riflessione: l’apprendimento non è completo se non è accompagnato dalla comprensione profonda e contestuale di ciò che si apprende;
  3. collaborazione: comporta la messa in comune delle abilità e risorse, lo scambio interattivo tra alunni e insegnanti come momento di maggior apprendimento;
  4. cultura: l’insieme di pensieri, usanze, credenze, comportamenti in continua evoluzione, che è costantemente modificato dall’interagire degli individui.

Il minimo comune denominatore di quanto detto si trova nella narrazione: è coltivando questa fondamentale abilità che traggono nutrimento e possono attecchire le quattro linee educative sopra descritte, la narrazione come habitus, come struttura che organizza il corpus delle conoscenze e come supporto alle pratiche educative scolastiche.

La narrazione, dunque, oltre a favorire lo sviluppo delle funzioni linguistico -cognitive ha anche un’altra straordinaria funzione: i racconti possono aiutare i bambini e le bambine a riconoscere e a dare un nome alle emozioni vissute, a costruire un vocabolario per parlare dei propri sentimenti e ad illustrare i diversi modi in cui vi reagiscono.
La lettura di romanzi, poesie o fiabe equivale a un incontro con emozioni di altri che suscitano le nostre o che ci permettono di scoprirne sfumature nuove e significati diversi: l’incontro con esperienze emotive indirette è rassicurante in quanto il lettore non si trova di fronte ad un’esperienza emotiva densa che lo invade; l’emozione gli si presenta sotto una forma già svolta, articolata nello spazio e nel tempo e integrata in un reticolo logico dove sono presenti rapporti di causa ed effetto.

Come sostenuto dallo psicanalista Bruno Bettelheim la narrazione aiuta lo sviluppo cognitivo, affettivo ed etico-valoriale. L’aspetto cognitivo del bambino è sviluppato attraverso l’arricchimento della conoscenza, l’ampliamento degli orizzonti intellettuali e culturali, l’esercizio di pensiero, stimolando la formazione di idee, sollecitando le facoltà logiche, affinando lo spirito critico e l’autonomia di giudizio e potenziando le capacità linguistiche ed espressive; l’aspetto affettivo è potenziato grazie al fatto che la narrazione sviluppa e risveglia emozioni e sentimenti, arricchisce la fantasia e sollecita l’immaginazione.
L’aspetto etico-valoriale è valorizzato dall’attivazione di processi di identificazione essenziali per l’interiorizzazione di modelli, norme e valori nonché per l’acquisizione di adeguate norme comportamentali, grazie alla definizione e comprensione dei concetti di bene e male, di giusto e ingiusto, vero e falso, bello e brutto e così via.

Esempi di progetti di promozione delle competenze emotive nella pratica didattica

Facciamo ora qualche menzione del possibile utilizzo nella pratica didattica inclusiva quotidiana delle strategie basate sulla sull’alfabetizzazione emotiva e la narrazione del sé.

  1. La cassetta delle lettere
    L’insegnante prepara la cassetta, una scatola per le scarpe che viene colorata o rivestita e dove i bambini e le bambine imbucano biglietti anonimi con le emozioni e i sentimenti vissuti in occasioni precedentemente stabilite.
    L’obiettivo perseguito può essere quello di esprimersi in forma anonima in merito a:
    • la denuncia di episodi
    • la lamentela sul comportamento dei compagni,
    • il racconto di un problema vissuto a scuola e non.
      L’intera classe sarà coinvolta nella discussione, incoraggiando una riflessione condivisa su come affrontare tali questioni: durante questi dialoghi, che fungono da guida per l’insegnante nel supportare lo sviluppo emotivo degli studenti, è importante creare un clima di sicurezza e rassicurazione perché è auspicabile che i bambini e le bambine, col passare del tempo, condividano le loro esperienze personali in libertà, aiutando tutti a imparare come affrontarle.
  2. Il diario dei sentimenti
    Introducendo una rivisitazione del cubo di Goleman, si costruisce un grande dado di cartone con parole come “triste”, “esaltato”, “deluso”, “spaventato” e “felice” scritte su ciascuna faccia: ad ogni lancio del dado si fa una nota su un diario creato come esercizio per connettere le emozioni alle parole e migliorare l’empatia.
    Ogni studente e ogni studentessa, infatti, ricevono un quadernino in cui annotare giornalmente quando si sono sentiti “tristi”, “esaltati”, “delusi”, “spaventati” o “felici” e spiegare il motivo dietro ognuna di queste emozioni. Inoltre, chi lo desidera, può condividere la propria pagina del diario con la classe e dovrebbero essere incoraggiati a farlo anche gli studenti più restii. Questo processo permette ai bambini e alle bambine di scoprire che gli altri hanno vissuto le loro stesse emozioni, creando un’opportunità unica di reciproca comprensione.
  3. Il racconto di sé
    Questa vuole essere la proposta di un percorso da iniziare nella scuola dell’infanzia e che si protrae per tutto il corso della scuola primaria.
    Si basa sul fatto che il racconto di sé è importante per due motivi:
    • aiuta il bambino e la bambina a distinguere tra reale e fantastico,
    • permette al bambino e alla bambina di dare voce al suo mondo interiore e quindi al proprio vissuto e alle proprie emozioni.
      Durante il percorso sono previsti un momento durante il quale si ascoltano le narrazioni dei compagni, e più avanti, quando si arriverà a strutturare dei veri e propri testi sulla narrazione di sé, un momento di correzione durante il quale verranno effettuate delle revisioni di gruppo, in particolare di coppia, durante le quali studenti e studentesse si scambieranno i rispettivi lavori per individuare errori e frasi poco chiare.
      Obiettivi del percorso:
    • saper generalizzare: dare un titolo a un racconto,
    • saper strutturare: con disegni rappresentativi, attraverso la suddivisione secondo un ordine cronologico
    • saper comunicare.
      Il racconto accompagna tutte le attività didattiche sotto forma di:
    • prosa,
    • poesia,
    • filastrocca,
    • immagini.

Conclusione

La scuola dell’infanzia e quella primaria, come luogo educativo privilegiato, hanno il compito di proporre esperienze narrative (sotto forma di storie, giochi simbolici, circle time, drammatizzazioni), di creare spazi di ascolto autentico e di dialogo, di fornire linguaggi alternativi per esprimere le emozioni (arte, musica, corporeità), accompagnare i bambini e le bambine nella costruzione di un sé narrativo emotivamente consapevole.

Il docente o l’aspirante tale per questi fondamentali gradi di scuola deve possedere solide competenze nell’ambito dell’intelligenza emotiva: a tal proposito gli strumenti di studio e di ripasso forniti dai volumi Edises dedicano particolare attenzione alla trattazione di queste tematiche, al fine di preparare chi studia non soltanto al superamento dei concorsi e degli esami ma anche e soprattutto alla pratica didattica quotidiana.

Per approfondire

Chi si prepara a lavorare nella scuola sa quanto sia importante avere a disposizione strumenti teorici solidi e spunti operativi efficaci. I manuali e il corso Edises per il TFA Sostegno offrono un supporto completo per lo studio di tematiche come l’alfabetizzazione emotiva e la narrazione del sé, presentandole sia dal punto di vista teorico-pedagogico sia in chiave applicativa. Tra schede, esempi, approfondimenti e test, questi volumi accompagnano il futuro docente non solo verso la prova concorsuale, ma anche nella costruzione di una professionalità consapevole e attenta ai bisogni evolutivi degli alunni.

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