Con il comunicato stampa del 7 luglio 2025 il Ministero dell’istruzione e del merito ha annunciato la conclusione dell’iter di adozione delle nuove Indicazioni nazionali per il curricolo della scuola dell’infanzia e del primo ciclo d’istruzione, almeno per quanto di competenza del Ministero: l’ultimo passaggio, atteso prossimamente, prevede l’acquisizione del parere del Consiglio di Stato a cura della sezione consultiva per gli atti normativi.
Gli argomenti dell'articolo
La fase preparatoria
La fase preparatoria è stata svolta con le seguenti tappe:
- la pubblicazione, lo scorso 11 marzo, di una prima prima proposta da parte della Commissione di esperti, istituita con D.M n. 47 del 18 marzo 2024 e presieduta da Loredana Perla;
- la fase di consultazione, effettuata dalla stessa Commissione mediante incontri con le associazioni professionali e disciplinari, con le associazioni dei genitori e degli studenti e con le organizzazioni sindacali della scuola;
- il parere del Consiglio superiore della pubblica istruzione, approvato nella seduta plenaria del 27 giugno scorso: il parere ha preso in esame sia il testo delle Indicazioni nazionali sia la bozza del Regolamento destinato a formalizzare l’entrata in vigore delle Indicazioni stesse.
L’entrata in vigore delle nuove Indicazioni nazionali
L’art. 1 della bozza di Regolamento ne prevede l’entrata in vigore a partire dall’a.s. 2026/27, con le seguenti puntualizzazioni:
- le previgenti Indicazioni nazionali continuano ad applicarsi per le classi intermedie di scuola primaria e secondaria di primo grado già funzionanti nell’a.s. 2025/26, fino alla conclusione dei rispettivi corsi;
- nell’a.s. 2027/28, le classi terze di scuola primaria ne anticipano l’adozione limitatamente alla disciplina “storia”.
- l’insegnamento del latino per l’educazione linguistica (LEL) può essere avviato a partire dalle classi seconde e terze funzionanti nell’anno scolastico 2026/27 (v. oltre).
Le modifiche introdotte nella versione definitiva delle Premesse
Nel “parere” approvato nella seduta plenaria n. 151 dello scorso 27 giugno, il CSPI, pur apprezzando le modifiche apportate nel corso del lavoro di revisione rispetto alla prima bozza, esprimeva ulteriori richieste di modifica, in parte recepite nella versione definitiva.
E’ stato dato maggiore risalto al concetto di “comunità”, intesa come ambiente esteso in cui cresce e si completa la formazione della persona. Una comunità educante, nella pluralità dei suoi molteplici attori (docenti, genitori, ma anche realtà del cosiddetto terzo settore), vive il costante impegno di integrare i suoi interventi, nel rispetto della diversità dei ruoli, per promuovere la crescita culturale e sociale dei bambini.
Il paragrafo “Insegnante professionista, e anche Maestro” è stato rimodulato, a partire dal titolo, divenuto “Insegnante professionista e Magister”. L’espressione Magister vuole sottolineare l’autorevolezza della figura del docente, presupposto essenziale della funzione di valorizzazione dei talenti di ogni giovane, propria di una scuola che metta realmente al centro la persona dello studente.
Nella parte delle Premesse dedicata a “Scuola e nuovo umanesimo” sono stati introdotti due nuovi paragrafi.
Il primo, titolato “L’internazionalizzazione come misura di sé e conoscenza del mondo”, propone l’internazionalizzazione come dimensione trasversale e fondativa del curricolo, in linea con la Raccomandazione del Consiglio dell’UE del 22 maggio 2018. Le scuole sono incoraggiate a proporre esperienze che attivino il confronto tra realtà scolastiche, attraverso programmi di gemellaggio e partenariato, nonché metodologie innovative come il CLIL e l’uso consapevole delle tecnologie digitali per l’apprendimento collaborativo.
Il secondo, titolato “Scuola ed educazione finanziaria, assicurativa e previdenziale”, si collega direttamente alle Linee guida 2024 per l’insegnamento dell’Educazione civica: ne valorizza gli ambiti di cittadinanza economica, andando a costituire anche un veicolo di realtà per le discipline STEM (matematica in particolare).
Un’attenzione significativa è data al tema della “Scuola che integra le tecnologie digitali con prudenza e senso critico”: la competenza digitale è, notoriamente, parte del ventaglio di competenze espresso dalle Raccomandazioni europee.
Viene chiarita la differenza tra “competenze digitali” (intese come uso efficace, sicuro e consapevole di dispositivi, strumenti e tecnologie digitali) e “competenze informatiche”, riferite, queste ultime, alla comprensione di come i dati possano essere elaborati in maniera automatica, ad opera di “agenti” che eseguono meccanicamente procedimenti ideati da umani. La scuola promuove le une e le altre, anche attraverso l’apprendimento dei modi in cui funzionano dispositivi e piattaforme digitali, incluse eventualmente le più recenti basate sull’intelligenza artificiale.
La struttura delle Indicazioni nazionali 2025
Il testo definitivo si compone di 103 pagine (a fronte delle 154 della prima stesura): una consistente e utile semplificazione frutto, anche, dei suggerimenti del CSPI.
Successivamente alle Premesse sopra richiamate, la struttura delle Indicazioni nazionali 2025 si compone di due parti principali:
- Finalità della scuola dell’infanzia e delle scuole del primo ciclo di istruzione (pagg. 13-25)
- le Indicazioni nazionali vere e proprie: per la scuola dell’infanzia (pagg. 26-34) e per le scuole del primo ciclo (pagg. 36-103).
Qualche cenno a ciascuna di esse.
Finalità della scuola dell’infanzia e delle scuole del primo ciclo di istruzione
Si afferma che la scuola italiana, statale e paritaria, svolge l’insostituibile funzione pubblica assegnatale dalla Costituzione per la formazione di ogni persona e la crescita civile e sociale del Paese in quanto:
- assicura a tutti i cittadini l’istruzione obbligatoria di almeno otto anni (art. 34 Cost.), elevati a dieci a seguito della legge n. 296/2006;
- agisce in collaborazione con la famiglia (art. 30 Cost.), nel reciproco rispetto dei diversi ruoli e ambiti educativi, nonché con le altre formazioni sociali ove si svolge la personalità di ciascuno (art. 2 Cost.);
- nella progressione dei suoi tre gradi (infanzia, primaria e secondaria di primo grado) contribuisce in modo determinante all’elevazione culturale, sociale ed economica del Paese e ne rappresenta un fattore decisivo di sviluppo e di innovazione.
L’ordinamento scolastico tutela la libertà di insegnamento (art. 33 Cost.) ed è centrato sull’autonomia funzionale delle scuole (art. 117 Cost.):
- la libertà d’insegnamento si realizza all’interno di una professionalità docente responsabile, guidata da vincoli deontologici chiari, tra cui la trasparenza valutativa, la collegialità e l’impegno per l’inclusione;
- con l’autonomia, le scuole sono chiamate a elaborare il proprio curricolo all’interno del quadro delle norme generali cui devono attenersi tutte (statali e paritarie).
Con le Indicazioni Nazionali sono individuati il Profilo dello studente, gli Obiettivi generali del processo formativo, gli Obiettivi specifici di apprendimento e le relative Competenze attese per ciascun campo di esperienza / disciplina, unitamente alla proposizione delle Conoscenze.
Il profilo dello studente
Il profilo dello studente descrive, in forma essenziale, le competenze riferite alle discipline di insegnamento e al pieno esercizio della cittadinanza che uno studente dovrebbe dimostrare di possedere al termine del primo ciclo di istruzione.
Le competenze al termine del primo ciclo di istruzione
L’elenco delle competenze deriva dal D.M. n. 14 del 30 gennaio 2024 con integrazioni tratte dalla Raccomandazione Europea 22 maggio 2018 C 189/01, dal Quadro comune di riferimento per la conoscenza delle lingue (QCER) e dal Framework DigComp 2.2.
Esse sono:
- competenza alfabetica
- competenza multilinguistica
- competenza matematica e competenza in scienze, tecnologie e ingegneria
- competenza digitale
- competenza personale, sociale e capacità di imparare a imparare
- competenza in materia di cittadinanza
- competenza imprenditoriale
- competenza in materia di consapevolezza ed espressione culturali
Gli obiettivi generali del processo formativo
Gli obiettivi del processo formativo rappresentano la declinazione operativa delle competenze indicate nel Profilo dello studente al termine del primo ciclo.
Organizzati per aree e articolati per ciascun grado scolastico, gli obiettivi generali sono lo strumento fondamentale di guida per l’annuale progettazione educativo-didattica collegiale del consiglio di classe, la formulazione del sintetico giudizio intermedio e finale sul grado di sviluppo della maturazione complessiva dell’alunno, la certificazione delle competenze dell’alunno alla fine di ognuno dei due gradi scolastici.
In questa parte delle Indicazioni nazionali, le competenze sono declinate tramite le Tabelle dedicate agli Obiettivi generali al termine della scuola primaria e agli obiettivi generali al termine della scuola secondaria di primo grado.
L’organizzazione del curricolo di scuola
Sono richiamati e dettagliati i criteri fondanti sia dell’autonomia didattica sia della valutazione.
Ogni istituzione scolastica predispone il curricolo verticale di istituto all’interno del PTOF, con riferimento al profilo dello studente al termine del primo ciclo di istruzione, agli obiettivi generali del processo formativo, agli obiettivi specifici di apprendimento e alle competenze attese, specificati per ogni disciplina.
Il curricolo verticale individua le cosiddette ‘conoscenze essenziali’: il criterio suggerito è quello del non multa, sed multum. “Non occorre insegnare tante cose (di italiano, di arte, di musica, di matematica, di tecnologia ecc.) non sempre comprese dagli studenti, ma poche ed essenziali conoscenze, approfondite in aula con grande accuratezza e dovizia di esperienze di apprendimento.”
La parte relativa alla valutazione è stata aggiornata con riferimenti all’European Quality Framework (EQF). Vi si ribadisce il richiamo fondativo all’art. 1 del D.Lgs. n. 62/2017: la valutazione documenta lo sviluppo dell’identità personale degli studenti e promuove l’autovalutazione in relazione alle acquisizioni di conoscenze e competenze. In quanto atto pedagogico, culturale e regolativo, essa non si esaurisce nel rilevare e misurare ciò che essi sanno o sanno fare, ma diviene strumento che mira a far emergere progressi, criticità e potenzialità inespresse.
La valutazione vi è definita “atto di valorizzazione”, in quanto accompagna lo studente nella costruzione della propria identità e nel riconoscimento delle proprie potenzialità: è, quindi, strumento di orientamento, capace di promuovere il successo formativo di ciascuno studente e una relazione educativa significativa con i saperi.
Le Indicazioni nazionali per la scuola dell’infanzia (pag. 26)
Sono mantenuti i cinque “campi di esperienza”: ‘Il sé e l’altro’, ‘Il corpo e il movimento’, ‘Immagini, suoni e colori’, ‘I discorsi e le parole’, ‘La conoscenza del mondo’.
I “campi di esperienza” furono introdotti per la prima volta dagli Orientamenti dell’attività educativa nelle scuole materne statali (D.M. 3 giugno 1991) per indicare gli “ambienti del fare e dell’agire del bambino” e i “settori specifici ed individuabili di competenza”. Rimangono attuali, infatti, le ragioni pedagogiche legate al riconoscimento dell’esperienza infantile nei diversi ambienti di vita come terreno di costruzione di saperi e di maturazione delle competenze personali sul piano sensoriale-percettivo, emotivo-affettivo, cognitivo, linguistico-espressivo, psico-motorio, sociale, morale, religioso, nel rispetto dell’unitarietà dello sviluppo.
Questa parte delle Indicazioni si conclude con il paragrafo “Dalla scuola dell’infanzia alla scuola primaria”, che illustra le competenze attese nel passaggio alla scuola primaria.
Le Indicazioni nazionali per le scuole del primo ciclo di istruzione (pag. 36)
Le discipline di insegnamento
Per sapere quali siano le discipline di insegnamento previste nelle scuole del primo ciclo occorre rifarsi al Regolamento di “revisione dell’assetto ordinamentale, organizzativo e didattico della scuola dell’infanzia e del primo ciclo di istruzione” (D.P.R. n. 89/2009), e precisamente:
- per la scuola primaria si ha il rinvio al precedente assetto, frutto del D.Lgs. n. 59/2004 e del correlato D.M. 31 luglio 2007 che ha emanato le prime Indicazioni nazionali;
- per la scuola secondaria di primo grado, all’art. 5, c. 5, del D.P.R. n. 89/2009 è riportato il quadro orario settimanale e annuale delle discipline e le classi di concorso per gli insegnamenti della scuola secondaria di I grado.
Di conseguenza, così recita l’art. 2, c. 2, della bozza del Regolamento sottoposto al parere del CSPI: “Resta fermo il decreto del Presidente della Repubblica 20 marzo 2009, n. 89 che disciplina l’orario di funzionamento della scuola dell’infanzia, il tempo scuola e i modelli orario della scuola primaria, l’orario annuale obbligatorio e il quadro orario settimanale e annuale delle discipline della scuola secondaria di primo grado.”
Nel medesimo articolo, al c. 1, è riportato l’elenco delle discipline di insegnamento nel primo ciclo: italiano, lingua inglese, seconda lingua comunitaria, storia, geografia, matematica, tecnologia, scienze, musica, arte e immagine, educazione motoria per la scuola primaria ed educazione fisica per la scuola secondaria di primo grado.
Lo schema di presentazione adottato nelle nuove Indicazioni nazionali
Nella formulazione delle Indicazioni nazionali, il testo ministeriale si attiene, per la presentazione di ciascuna delle discipline, allo schema seguente:
Nome della disciplina – Perché si studia | ||
scuola primaria | – competenze attese al termine della classe quinta – obiettivi specifici di apprendimento al termine della classe terza – obiettivi specifici di apprendimento al termine della classe quinta -conoscenze | |
scuola secondaria di primo grado | – competenze attese al termine della classe terza – obiettivi specifici di apprendimento al termine della classe terza – conoscenze |
Il paragrafo introduttivo della trattazione di ciascuna disciplina (“Perché si studia …”) evidenzia l’importanza attribuita all’aspetto motivazionale del lavoro dei docenti e dell’impegno degli studenti.
Rispetto alle tradizionali discipline di studio, nelle nuove Indicazioni nazionali appaiono due ambiti non previsti nelle precedenti edizioni: “latino per l’educazione linguistica” e “strumento musicale” (per i percorsi ad indirizzo musicale delle secondarie di primo grado).
Latino per l’educazione linguistica (LEL: pag. 44)
L’innovazione è oggetto di discussione, sia negli ambiti professionali che nel pubblico dibattito.
Le motivazioni del LEL sono date nel paragrafo “Perché si studia il latino” e possono ritenersi sintetizzate nel seguente passaggio: “il LEL aspira a comunicare e rafforzare la consapevolezza della relazione storica che lega la lingua italiana a quella latina e a rendere evidente come il latino costituisca un’eredità condivisa e un elemento di continuità tra le diverse culture europee, così da far maturare la coscienza della sostanziale unità della civiltà europea plasmata da una pluralità di esperienze culturali che hanno mantenuto sempre uno stretto legame con il mondo antico, ora in termini di continuità, ora di reinterpretazione, ora anche di opposizione.”
Sulle modalità attuative, si attende il testo definitivo del Regolamento che, nella bozza (art. 2, c. 3), prevede due tappe:
- iniziale, durante la quale l’insegnamento del LEL può essere avviato utilizzando gli spazi di autonomia, flessibilità e ampliamento dell’offerta formativa
- in attesa dell’integrazione del quadro orario settimanale e annuale della scuola secondaria di primo grado (a modifica dell’art. 5 del D.P.R. n. 89/2009).
In prima battuta, le soluzioni potrebbero ritrovarsi o collocando l’insegnamento all’interno delle nove ore settimanali di italiano, storia e geografia (ore che si ampliano a quindici nel tempo prolungato) o utilizzando l’ora settimanale per le “Attività di approfondimento in materie letterarie”.
Rimane aperta la questione della facoltatività, la cui attuazione richiederebbe il ricorso al meccanismo della compresenza, già esistente nel t.p. ma non nell’orario ordinario delle 30 ore settimanali.
Sul punto, vanno segnalate anche le “perplessità” espresse nel parere del CSPI, sia per la ragione ordinamentale appena esposta sia perché insorgerebbe “il rischio di aumentare la forbice tra studenti.” In verità, la “la forbice tra studenti” è realtà sotto gli occhi di tutti, e in misura rilevantissima: mettere a disposizione degli alunni interessati un’opportunità aggiuntiva arricchirebbe il valore di una inclusività e di una personalizzazione dei percorsi che non possono essere limitate ai bisogni specifici di apprendimento.
Strumento musicale (pag. 88)
Nei percorsi ad indirizzo musicale della secondaria di primo grado, la nuova sezione delle Indicazioni nazionali relativa all’insegnamento dello strumento musicale va a sostituire quella indicata nell’Allegato A del D.M. 1° luglio 2022, n. 176: quindi, nessun rilievo sotto il profilo ordinamentale.
L’istruzione integrata matematico-scientifico-tecnologica (STEM: pag. 66)
Le Indicazioni nazionali insistono sulla necessità di adottare un approccio che metta in relazione matematica, scienze, tecnologia, arte e discipline umanistiche.
In prima battuta, l’insegnamento delle discipline matematiche, scientifiche e tecnologiche concorre a potenziare il pensiero critico e creativo degli alunni, sostenendo lo sviluppo delle loro capacità di intuizione, analitiche e di modellizzazione, offrendo strumenti per porre e risolvere problemi e per affrontare situazioni di diversi livelli di complessità.
E’ altrettanto importante evidenziare che tali discipline sono parte integrante del patrimonio culturale dell’umanità e che contribuiscono all’evoluzione del pensiero umano in quanto:
> consentono di acquisire una prospettiva storico- culturale su di esse
> permettono di comprendere come la matematica, le scienze e la tecnologia siano state influenzate e abbiano influenzato la società e i suoi mutamenti.
Infine: la polemica sulle Indicazioni nazionali di Storia (pag. 53)
“Solo l’Occidente conosce la Storia”: così l’incipit del paragrafo iniziale “Perché si studia la storia”.
Si è accesa la polemica, con l’attribuzione alle Indicazioni nazionali dell’accusa di eurocentrismo, nazionalismo ecc.
In un articolo pubblicato sul Corriere della sera del 24 marzo, Ernesto Galli della Loggia, storico, già docente della Scuola Normale di Pisa e coordinatore del gruppo di lavoro che ha curato tale sezione delle Indicazioni nazionali, chiarisce il significato della proposizione.
L’espressione «solo l’Occidente conosce la storia» («conosce», non «ha») lungi dal significare «solo l’Occidente ha avuto una storia e tutti gli altri no», significa ciò che nelle frasi immediatamente successive del documento viene a lungo spiegato. Vale a dire che solo in quell’area geo-storica che si chiama Occidente la conoscenza dei fatti storici e la riflessione su di essi — alimentata dal pensiero greco-romano e dal messaggio cristiano — ha dato vita a una dimensione culturale particolarissima nella quale il realismo analitico più crudo si è mischiato al profetismo sociale più estremo. “Solo l’Occidente conosce la storia» non vuol dire che non ci sia stata un storia del Giappone o dell’impero Inca, e che quindi coloro che hanno sottoscritto queste parole siano dei tali idioti (per giunta un gruppo di storici di professione!) da aver mai pensato una simile corbelleria.”
Sul versante di coloro che criticano tale impostazione, appare significativa l’intervista a Carlo Ginzburg, anche lui (come Galli della Loggia) storico ed ex docente della Scuola Normale di Pisa, intervista pubblicata su La Stampa del 15 luglio.
“Quello che mi interessa in queste Indicazioni, al di là dell’ideologia che le ha generate, che ovviamente non condivido, sono le sue conseguenze. Quello che mi ha colpito subito è la rimozione del colonialismo, delle sue conseguenze e di ciò che significa oggi. Dire che “la cultura occidentale è stata in grado di farsi innanzi tutto intellettualmente padrona del mondo, di conoscerlo, di conquistarlo per secoli e di modellarlo”, senza precisare che oggi viviamo in un mondo in cui la centralità dell’Europa è completamente scomparsa, mi pare molto grave.”
Di seguito i link per accedere ai testi dei due autori, la cui lettura può accompagnare quella del testo ministeriale:
> Ernesto Galli della Loggia: l’articolo sul Corriere della sera del 24 marzo
> Carlo Ginzburg: l’intervista su La Stampa del 15 luglio