L’attuale Bando, emesso nel dicembre 2024, esce dopo sedici anni dal precedente, emanato con decreto ministeriale del gennaio 2008, anche se concluso poi nel 2012. Ecco alcuni consigli per affrontare le 2 prove scritte del concorso.
Gli argomenti dell'articolo
Cosa dobbiamo sapere sulla prova
Le prove scritte, allora, constavano di tre temi da svolgersi in un massimo di otto ore ciascuno: due generali e uno specifico per singolo settore. Tralasciando la terza prova, ora non più richiesta, le prime due vertevano su:
- diritto amministrativo, contabilità di stato e legislazione scolastica, con particolare riguardo alle seguenti tematiche:
- organizzazione, funzionamento amministrativo, gestione delle istituzioni scolastiche, ivi comprese quelle paritarie, e stato giuridico del personale della scuola;
- ordinamento degli studi, con particolare riguardo alle tipologie di istruzione: primarie e secondarie. I sistemi scolastici stranieri, con specifico riferimento a quelli dei Paesi dell’Unione Europea.
I contenuti disciplinari nell’ultimo bando si sono ampliati, dettagliando le singole tematiche, mentre le due prove si sono “ristrette” nella formulazione e nel tempo a disposizione.
La prima prova scritta, la cui durata è adesso stabilita in 180 minuti, consiste in sette quesiti a risposta aperta, ed è volta ad accertare la preparazione culturale dei candidati sulle materie e nelle modalità indicate nell’allegato B) del decreto relativo.
La seconda prova, la cui durata è di 120 minuti, ha carattere teorico-pratico ed è volta a valutare le competenze nonché le capacità di analisi del candidato, come definite dal DM; la prova si sostanzia nella risoluzione di un caso pratico attinente all’ambito di esercizio delle funzioni dei dirigenti tecnici con funzioni ispettive, come disciplinate dalla normativa vigente.
Il ruolo e le funzioni dei Dirigenti Tecnici (Ispettori scolastici)
Merita un po’ di attenzione una piccola nota sul ruolo nella “storia” degli ispettori scolastici, già previsti dalla Legge Casati del 1859, con la quale nasceva il sistema di istruzione nazionale. Le successive riforme, tra cui la riforma Gentile, ne hanno via via delineato ruoli e compiti. I successivi decreti delegati del 1974 ne hanno ulteriormente raffinato il profilo professionale, caratterizzato da competenze culturali e pedagogiche, giuridiche e amministrative, che lo qualificavano come agente “innovatore”. La successiva autonomia scolastica ha poi richiesto di ridefinire principi guida per le attività di ispezione nel settore della funzione pubblica. Per un excursus più ampio, rimandiamo al manuale edito da Edises nel 2025: Concorso 145 posti Dirigente tecnico con funzioni ispettive, di Giuseppe Mariani, e in particolare al Capitolo 12 (La dirigenza tecnica nella scuola dell’autonomia).
Ed arriviamo a tempi più recenti. Nel 2010 l’allora Ministro Gelmini pubblica il primo Atto di indirizzo sulla funzione ispettiva cui ha fatto seguito nel 2017 un secondo Atto, a firma del Ministro Fedeli, strettamente connesso al Servizio Nazionale di Valutazione (SNV). Nel 2022, esce per mano del Ministro Bianchi il terzo Atto di indirizzo, confermando che la funzione tecnico-ispettiva:
- concorre alla realizzazione dei compiti di istruzione e di formazione delle istituzioni scolastiche;
- orienta le strategie di innovazione e di valutazione del sistema scolastico, anche nella prospettiva internazionale;
- realizza l’attività ispettiva di supporto ai processi formativi e di assistenza tecnico-didattica a favore delle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado;
- svolge attività di studio, ricerca e consulenza tecnica.
E siamo ad oggi, con l’Atto di indirizzo 2025, triennio 2025-2027. Riportiamo le 10 priorità del MIM, dettagliate poi nell’atto di cui consigliamo la lettura, e necessarie per comprendere le finalità via via più ampie e profonde del mestiere di DT:
- promuovere il miglioramento del sistema nazionale di istruzione e formazione attraverso la valorizzazione del personale della scuola;
- rispetto della persona e contrasto al bullismo;
- valorizzare la filiera tecnologico-professionale e rafforzare il raccordo scuola-lavoro;
- garantire a tutte le studentesse e a tutti gli studenti il diritto allo studio, promuovere l’inclusione scolastica dei più fragili e l’integrazione degli studenti stranieri, contrastare la dispersione scolastica e i divari territoriali negli apprendimenti, favorire l’accesso precoce al sistema integrato 0-6;
- sostenere le autonomie scolastiche e rafforzare il sistema nazionale di valutazione, anche ai fini dell’internazionalizzazione del sistema scolastico;
- supportare il processo di riqualificazione del patrimonio edilizio scolastico;
- potenziare l’offerta formativa nelle istituzioni scolastiche del sistema educativo di istruzione e formazione in chiave di personalizzazione e aggiornare le indicazioni nazionali;
- semplificare e innovare la scuola;
- rafforzare la capacità amministrativa, gestionale e comunicativa del ministero e delle istituzioni scolastiche;
- attuare tempestivamente e in prospettiva sistematica le misure del piano nazionale di ripresa e resilienza.
I “nuovi” dirigenti tecnici si inseriscono così in questo quadro di rafforzamento della capacità gestionale del Ministero, al fine di garantire una scuola sempre più qualificata e al passo con le esigenze dei tempi. I DT rappresenteranno, quindi, risorse fondamentali per migliorare la qualità dell’insegnamento e per definire strategie di intervento a supporto delle scuole nell’attivazione dei processi di innovazione e avranno un ruolo strategico nella valutazione delle politiche educative, al fine di consolidare l’attività ispettiva del Ministero, anche con riferimento ai noti fenomeni distorsivi quali i c.d. “diplomifici”.
In ogni caso la funzione tecnico-ispettiva è esercitata dai dirigenti tecnici, sia singolarmente che collegialmente, e su questo aspetto è bene riflettere anche in tema di possibili responsabilità, che sono individuali, nel primo caso, e in solido, nel secondo. Del resto durante l’attività ispettiva, il DT deve operare nel rispetto dei principi di trasparenza, imparzialità e obiettività, oltre ad assicurare che il soggetto ispezionato possa esserne consapevole e compartecipe, ma non può tacere di irregolarità di cui venga a conoscenza (obbligo di denuncia). La responsabilità in solido, come ben noto, non è una novità, e riguarda tutti gli organi collegiali che, con la loro determinazione, abbiano prodotto danni, ad esempio danni erariali. Ne restano esclusi coloro che, in fase di votazione, hanno fatto mettere a verbale il proprio dissenso.
Come affrontare la prima prova scritta
Affrontare un quiz a risposta multipla presenta vantaggi e svantaggi: sappiamo tutti che una risposta su 4 è giusta mentre tre su 4 sono sbagliate. Ciò significa che, se riusciamo ad eliminarne almeno due, per il resto ce la giochiamo a 50 e 50. E su questo, ormai, possiamo solo sperare in quanto già fatto.
Una risposta aperta pare invece presentare meno “casualità”, anche perché certamente conosciamo almeno qualcosa dell’argomento. La durata di tre ore per la prima prova consente di affrontare sette domande in circa 25 minuti a domanda.
Pochi? Sì, se pensiamo di fare un trattato e ci perdiamo in discorsi poco incisivi a discapito del tempo da dedicare ad altre domande.
Troppi? Sì, se non siamo in grado di inquadrare rapidamente le questioni e cominciamo a saltare da una domanda all’altra, illudendoci che ci sia ancora tempo.
Un consiglio che possiamo dare è quindi quello di leggere rapidamente tutte le domande, partire da quelle che sembrano più semplici e affrontarle senza perdersi “troppo” in vaghi discorsi. Essenziale è non farsi prendere dal panico, ma non perdere di vista l’ora. Bisogna riuscire a lasciarsi almeno un po’ di tempo per la rilettura e la sistemazione finale.
Non tralasciare però nessuna domanda. Ogni quesito ha un suo punteggio massimo (10) e non sono certamente previste “compensazioni” tra le singole votazioni a fronte di una risposta non data (0). Non avviene come per i quiz dove viene penalizzata una risposta errata (-0,33) e, nel caso si sia proprio in difficoltà, è meglio andare oltre.
Il punteggio totale si ottiene sommando i punteggi dei sette quesiti e il minimo considerato sufficiente per ogni prova scritta è 49, su un massimo di settanta. È evidente che anche solo un paio di punti, a fronte di una risposta “scadente”, possono rivelarsi utili per compensare, questa volta sì e da parte di noi stessi, qualche risposta considerata appena sufficiente dalla commissione.
È bene, inoltre, cercare di impostare le risposte con un buon italiano, ovviamente corretto, evitando allo stesso tempo frasi troppo lunghe e articolate. La Commissione esaminatrice non è alla ricerca di “buone penne” ma di persone di scuola che sappiano inquadrare il quesito proposto, anche con qualche riferimento normativo sulla scorta di un buon Codice, laddove sia opportuno o esplicitamente richiesto. Del resto, i candidati sono molto diversi tra loro, per laurea, formazione professionale, esperienze lavorative, visione della scuola, anche se tutti dovrebbero essere mossi da una finalità comune: dimostrare di avere le carte in regola per affrontare il mestiere di DT.
Come affrontare la seconda prova scritta (caso pratico)
La seconda prova scritta è invece diversa. Si hanno due ore per la risoluzione di un caso pratico attinente all’ambito di esercizio delle funzioni dei dirigenti tecnici, ovvero per inquadrare il problema proposto, tratteggiarne una possibile soluzione e dimostrare nel contempo di possedere un bagaglio normativo adeguato e solide competenze per “affrontare realmente” il mestiere e non solo per sapere in cosa consiste.
Questa volta il tempo appare maggiore, per un solo caso, rispetto alle tre ore dei sette quesiti. Fondamentale allora è analizzare la questione, impostare una scaletta per lo svolgimento del tema e passare poi alla stesura di una soluzione possibile. Abbiamo usato l’articolo indeterminativo in quanto difficilmente un problema concreto ha sempre e solo una soluzione. Il contesto, la varietà e le capacità degli attori in gioco, l’eventuale gravità del fatto in questione possono condurre a più soluzioni possibili e, talvolta, a nessuna. Certamente, in qualche modo e chiarendo bene i termini della questione, il candidato dovrà giungere ad una qualche “soluzione”, magari bilanciando le diverse strade da intraprendere. Non si tratta, infatti, della soluzione di un problema come avviene in matematica, oppure nel “determinare” cosa fare (risposta) se capita un certo fatto (problema).
Facciamo un esempio: un DT è chiamato per una visita ispettiva a fronte di comportamenti “inadeguati” di un docente. Si può trattare di una incapacità relazionale, di una impreparazione tecnico-professionale, di disturbi della personalità o di comportamenti tipici di una malattia psichiatrica e così via. Le cause sono diverse e non sempre il DT può essere in grado di valutarne i termini (magari era docente di storia e si trova a valutare un docente di fisica), così come non può “indossare i panni” di un medico professionista delle malattie mentali, e tanto meno può improvvisarne la soluzione. In ogni caso, se è stata richiesta una visita ispettiva, deve svolgerla, raccogliere le informazioni e proporre al Direttore regionale che l’ha disposta la sua “risposta”, ovvero la risoluzione del caso.
Dedicare maggiore attenzione ad un buon italiano, impostare lo svolgimento senza tralasciare le basi normative su cui si fonda la questione, ampliare il tema con riferimenti a casistiche eventualmente note, etc. consente al candidato di dimostrare non solo la sua capacità di analizzare i termini della questione, ma di essere in grado di stendere una relazione che si riveli effettivamente utile per chi dovrà poi prendere le decisioni del caso, decisioni che, ricordiamo, non spetteranno al DT, ma al Direttore regionale, se si tratta ad esempio di illeciti disciplinari a carico di un dipendente, alla Commissione medica di verifica, nel caso di malattie o inabilità dell’esaminato, o al giudice, nel caso più grave di illeciti penali.
Conclusioni e consigli finali per superare la prova
Teniamo ora in considerazione il punto di partenza (docente o dirigente scolastico) e, in base a questa distinzione, ragioniamo sui rischi di questo dato di fatto.
Il docente crede di dover studiare molto di più di un DS giacché vede il DT posto su uno scalino “superiore” anche al dirigente scolastico. In realtà si tratta di due ruoli distinti, non giuridicamente sovraordinati. Tuttavia, è evidente che i vari concorsi a DS abbracciavano già molteplici temi del concorso a DT. E proprio per questo il DS corre a sua volta il rischio di sentirsi a “buon punto” nello studio, tralasciando non solo le differenze relative ai quadri di riferimento, quanto le differenze di prospettiva del mestiere di DT. Non vanno poi tralasciati tutti gli aggiornamenti normativi successivi alla precedente preparazione: alcuni sono parte integrante del mestiere, e quindi ben noti, ma altri possono essere sfuggiti, presi dalle mille incombenze del ruolo.
Come osserva l’Autore Mariani, il concorso è difficile e complesso, ma come possono testimoniare i “vecchi” ispettori e gli attuali dirigenti tecnici non è impossibile. La prova preselettiva avrà selezionato, tra i tanti concorrenti, coloro che, con lucidità e freddezza, avranno affrontato i quiz dimostrando una conoscenza puntuale sufficientemente ampia dei temi oggetto del Bando, ovvero una buona parte dei “mattoncini” presenti nell’allegato B.
Le due prove scritte che vi attendono, così come l’orale, saranno orientate a valutare conoscenze correlate tra loro e competenze da “persone di scuola” che credono nelle possibilità formative e educative delle scuole stesse, pubbliche o private che siano, e nel loro possibile miglioramento.
Il sistema scolastico italiano è un sistema complesso che vede molti attori e molti ruoli, dagli alunni ai docenti, dalle famiglie ai dirigenti scolastici, etc. Il DT si inserisce in tutto questo con lo sguardo rivolto all’amministrazione, centrale e periferica, alla didattica e alla pedagogia, ai sistemi scolastici stranieri, in particolare a quelli più vicini a noi. Tutti argomenti trattati nel manuale Edises dedicato alla preparazione, ben legati tra loro, in modo da riuscire ad inquadrare il sistema nel suo complesso.
Riportiamo come incoraggiamento, valido per tutti, per i docenti che credono nella scuola e per i dirigenti scolastici che vi operano con determinazione, la frase finale dell’introduzione di tale opera:
La sfida è quella di sempre: far sì che la scuola lavori per il successo umano e professionale di chi cresce in un’Italia che vuole continuare a crescere.