metodo di studio autonomo e flessibile

Traccia svolta prova scritta TFA: promuovere un metodo di studio autonomo e flessibile

Anche questa settimana, vi proponiamo un esempio di traccia svolta per la prova scritta TFA, cogliendo l’occasione per una riflessione sul metodo di studio e su come promuoverne l’acquisizione nei nostri studenti.

La traccia

Il candidato illustri come promuoverebbe negli studenti l’acquisizione di un autonomo e flessibile metodo di studio.

Università Bicocca, VIII ciclo

Promuovere il metodo di studio partendo dallo studente

Tra le prime domande che possiamo e dobbiamo porci nel momento in cui siamo chiamati a confrontarci con la necessità di promuovere nei nostri studenti l’acquisizione di un autonomo e flessibile metodo di studio c’è la seguente: chi è lo studente che ho davanti?

Partire da questa domanda, tuttavia, comporta una serie di azioni non proprio semplici e immediate, che rimandano innanzitutto alla considerazione della persona nella sua unicità di bisogni, interessi, stili cognitivi e di apprendimento, preconoscenze, valori e motivazioni. Comporta, quindi, una fondamentale fase di osservazione degli alunni e di questi nelle dinamiche di classe, alla quale far seguire quella di definizione di obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili, rilevanti e definiti nel tempo, che siano la base per una progettazione di un curricolo flessibile articolato con materiali, metodi e un sistema di valutazione coerenti.

Al fine di aiutare i nostri ragazzi a imparare a imparare e, quindi, anche a sviluppare un adeguato metodo di studio, l’importanza di questo primo passaggio centrato sull’osservazione e sulla progettazione è cruciale, non solo perché ci può permettere di individuare le strategie più adeguate per i nostri studenti, ma anche per confrontarci con una classe in cui la variabilità interindividuale nell’apprendimento è una realtà che risulta impossibile trascurare.

Una delle principali difficoltà di un insegnante, infatti, è quella di trovarsi sempre in un rapporto di uno a molti, dove questi molti hanno differenti conoscenze, bisogni, interessi e modi di apprendere, sono cioè persone che possono essere anche molto diverse tra loro. Da ciò, la necessità di proporre una didattica che sia in grado di accogliere tale diversità e che sappia parlare allo stile di ciascuno affinché possa costruire non solo la propria conoscenza, ma anche il metodo con cui acquisirla.

Un metodo di studio flessibile rispetto al chi e al cosa

Come spiegano in maniera molto efficace gli ideatori dello Universal Design for Learning – Davide Rose e Anne Meyer – le ricerche scientifiche ci dicono che “il modo in cui le persone apprendono è unico come le impronte digitali”, evidenza dalla quale, dunque, possiamo subito trarre una considerazione e, cioè, che non può esistere un metodo di studio che vada bene per tutti. Come possiamo allora favorire in ciascuno dei nostri studenti lo sviluppo di un metodo adeguato alle proprie caratteristiche oltre che al contenuto da apprendere?

Come spiegano Cesare Cornoldi e Rossana De Beni, nel testo Insegnare a imparare, realizzato con il Gruppo MT, è necessario, innanzitutto, “tenere conto delle caratteristiche individuali e dei vissuti del ragazzo e di sviluppare in lui un atteggiamento metacognitivo nei confronti dello studio”. In questo modo, secondo i due autori, più che proporre allo studente un “metodo strutturato valido per tutte le stagioni”, possiamo cercare “di renderlo più sensibile ai propri problemi di studio (metacognizione), di predisporlo adeguatamente alla richiesta di studiare un certo contenuto e padrone di un repertorio adeguato di strategie integrabili o alternative (strategie di apprendimento e di studio), con un atteggiamento positivo e motivato verso il contesto scolastico e lo studio (atteggiamento verso la scuola e lo studio)”, nonché invitarlo “a tener conto delle modalità particolari con cui egli affronta un compito di apprendimento (cioè dei suoi stili cognitivi) e a meglio adattarle ai compiti che incontrerà nella sua vita di studente”.

Come favorire il metodo di studio flessibile

Il percorso da intraprendere per promuovere questo “metodo di studio flessibile” di cui parlano Cornoldi e De Beni lo troviamo tracciato già nelle loro parole e possiamo, dunque, avviarlo nei nostri studenti:

  1. promuovendo la riflessione metacognitiva, attraverso la quale possano acquisire consapevolezza sul proprio stile cognitivo e di apprendimento e su eventuali problemi che incontrano;
  2. proponendo strategie diverse affinché possano crearsi una propria “cassetta degli attrezzi” dalla quale attingere quella che sentono più adatta a sé e al contenuto da studiare;
  3. individuando i loro bisogni e interessi per aiutarli a maturare un atteggiamento motivato nei confronti dello studio;
  4. lavorando costantemente per creare un ambiente di apprendimento in cui stiano bene.

Quindi, largo spazio all’autovalutazione metacognitiva volta a riflettere su come è stato affrontato e risolto un compito, all’uso degli organizzatori anticipati come mappe, schede, tabelle che aiutano nell’individuazione dei punti chiave, all’apprendimento di mnemotecniche e allo svolgimento di tutte quelle attività che possono favorire la rielaborazione dei contenuti utile anche alla loro memorizzazione, come per esempio i riassunti, le presentazioni, le ricerche, gli esperimenti.

Altrettanto importante è favorire in ogni modo possibile la partecipazione attiva degli studenti, all’interno di un ambiente di apprendimento in cui l’errore sia visto come una occasione più che come un fallimento, in cui gli studenti abbiano la possibilità di portare con serenità i propri interessi e le loro difficoltà, e in cui possano trovare stimoli significativi per appassionarsi allo studio e alla conoscenza che questo aiuta a costruire.

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Buon lavoro!

Raccolta di tracce ufficiali degli Atenei

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