Le TIC come strumenti per promuovere il successo scolastico degli alunni con DSA: traccia svolta

Non solo i bambini ma anche gli esseri umani di tutte le età sono oltremodo felici e in grado di estrinsecare le loro capacità con il maggior vantaggio possibile quando sono sicuri che dietro di loro ci sono una o più persone che li possono aiutare in caso di difficoltà. La persona fidata fornisce una base sicura su cui appoggiarsi per potere agire.

John Bowlby, 1973

Oggi un docente, come persona capace di aiutare, sostenere, promuovere i processi di apprendimento, non può prescindere da questa consapevolezza, ancor di più nel contesto scolastico attuale in cui si moltiplicano e si diversificano i livelli di bisogno e si presentano elementi di disagio sempre più marcati.

Ed è esattamente su tali bisogni diversificati che in questo articolo vogliamo soffermarci, sviluppando una possibile traccia per l’ammissione al TFA che ponga l’attenzione, nello specifico, sugli alunni con Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) e su come le Tecnologie per l’Informatica e la Comunicazione, note con l’acronimo TIC, possano essere un valido strumento per promuovere il loro successo scolastico.

Gli argomenti dell'articolo

Traccia

Al fine di promuovere il successo scolastico degli alunni con DSA, gli insegnanti possono avvalersi dell’istruzione differenziata per andare incontro a bisogni diversi e valorizzare le potenzialità e le caratteristiche individuali di ciascuno. Dopo aver brevemente delineato il quadro normativo che ha portato al riconoscimento e alla definizione dei disturbi di apprendimento, e averne esposto i principali aspetti costitutivi, il candidato spieghi in che modo le TIC possono essere degli strumenti utili a promuovere il successo scolastico degli alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento.

Svolgimento

Premessa:

Per lungo tempo, intorno al concetto di dislessia ha regnato una grande confusione dovuta alla scarsa diffusione di una corretta cultura in merito, che faticava a entrare con completezza teorica e ufficialità normativa proprio laddove era più necessaria: nella Scuola.

Tale situazione aveva una ricaduta estremamente negativa, non solo sul percorso scolastico degli studenti che presentavano quel disturbo specifico, ma anche sul lavoro degli insegnanti, cioè coloro che si confrontavano – e si confrontano – quotidianamente con i suoi risvolti pratici in ambito di studio e apprendimento, poiché era estremamente complesso individuare gli strumenti teorici e pratici utili ad affrontare quella che, negli anni, si è delineata come una vera e propria emergenza educativa.

La normativa di riferimento sui DSA

È il 2010 quando la legge dell’8 ottobre n. 170, Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico, nell’ Articolo 1 Comma 1, definisce i disturbi dell’apprendimento.

“La presente legge riconosce la dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia quali disturbi specifici di apprendimento, di seguito denominati «DSA», che si manifestano in presenza di capacità cognitive adeguate, in assenza di patologie neurologiche e di deficit sensoriali, ma possono costituire una limitazione importante per alcune attività della vita quotidiana.

Con questo documento fondamentale si dà finalmente dignità di esistenza a delle difficoltà legate all’apprendimento, che se non riconosciute, o erroneamente interpretate e affrontate, possono segnare profondamente in negativo il percorso scolastico e, di conseguenza, la vita di molte persone.

Oltre a definire la natura e le caratteristiche della dislessia e degli altri disturbi dell’apprendimento, la legge n. 170 si pone come iniziativa determinante per affrontarli sul piano operativo. Con l’Articolo 5 Comma 1 compie, infatti, un primo passo fondamentale, e cioè sancisce, per gli studenti con diagnosi di DSA, il diritto a fruire di “provvedimenti dispensativi e compensativi di flessibilità didattica” per l’intero ciclo di istruzione, inclusa l’università.

Immediatamente dopo, nello stesso Articolo 5, al Comma 2, garantisce a quegli stessi studenti:

  • “l’uso di una didattica individualizzata e personalizzata”;
  • “l’introduzione di strumenti compensativi, compresi i mezzi di apprendimento alternativi e le tecnologie informatiche, nonché misure dispensative da alcune prestazioni non essenziali ai fini della qualità dei concetti da apprendere”;
  • per l’insegnamento delle lingue straniere, l’uso di strumenti compensativi che favoriscano la comunicazione verbale e che assicurino ritmi graduali di apprendimento, prevedendo anche, ove risulti utile, la possibilità dell’esonero.

Come terzo passo fondamentale (Comma3), introduce l’obbligo a un “monitoraggio” periodico “per valutare l’efficacia” delle misure definite al Comma 2 e “il raggiungimento degli obiettivi” individuati.

E conclude l’Articolo 5 con un’ultima importante garanzia, ovvero il diritto ad “adeguate forme di verifica e valutazione”, anche negli esami di Stato, nelle ammissioni ai percorsi universitari e nel ciclo universitario stesso.

Cosa sono i disturbi specifici dell’apprendimento

Ma cosa sono i DSA?

Per una risposta esaustiva non si può prescindere dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, realizzato dall’American Psychiatric Association e giunto, nel 2013, alla sua V edizione (DSM-5).

Questo importante strumento clinico introduce, proprio nel suo ultimo aggiornamento, una categoria diagnostica a parte, che denomina “Disturbi Evolutivi Specifici di Apprendimento” i quali rientrano nei più generali Disturbi del Neurosviluppo.

Va infatti posta particolare attenzione su un fatto ormai ampiamente dimostrato dalla ricerca scientifica, ovvero che il funzionamento intellettivo del soggetto con DSA è inalterato, mentre è coinvolto in senso negativo uno specifico “dominio di abilità”, il quale non consente di poter apprendere, almeno secondo le strategie più diffuse, una determinata competenza strumentale.

Ed è proprio sulla base dello specifico deficit funzionale individuato che, secondo il DSM-5, si distinguono quattro principali disturbi:

  • dislessia o disturbo della lettura, che interessa l’abilità di decodifica del testo;
  • disortografia o disturbo della scrittura, che interessa l’abilità di codifica fonografica e la competenza ortografica;
  • disgrafia o disturbo della grafia, che interessa l’abilità grafico-motoria;
  • discalculia o disturbo del calcolo e del numero, che interessa l’abilità di comprensione e di uso dei numeri.

Chi presenta uno di questi importanti deficit funzionali vede dunque compromessa la possibilità di apprendere secondo le modalità usate dalla maggior parte delle persone, di conseguenza, senza un aiuto competente, che sappia identificare il disturbo e affrontarne le difficoltà derivanti sul piano pratico, può facilmente risentirne in termini di autostima, autonomia, autoefficacia.

Il rischio di ripercussioni così importanti sul processo della formazione e della percezione del Sé non deve mai essere perso di vista, poiché uno degli obiettivi che la Scuola e tutta la nostra società hanno l’obbligo di porsi è ridurlo con efficacia sempre maggiore, anche e soprattutto oggi, un momento storico in cui tanto è stato fatto sia sul piano normativo che su quello attuativo, ma ancora tanto c’è da fare.

La diagnosi di DSA

In quest’ottica assume una grandissima importanza la diagnosi di DSA, che deve pervenire alla scuola e avere alcune caratteristiche imprescindibili. In primo luogo, come specificato nell’Articolo 2 Comma 1 dell’Accordo Stato Regioni del 25 luglio 2012, deve essere fatta da “soggetti accreditati”, ovvero da un’équipe multidisciplinare che sia composta da un neuropsichiatra infantile, uno psicologo, un logopedista ed “eventualmente integrata da altri professionisti sanitari e modulabile in base alle fasce d’età”.

Resta implicito che figure non sanitarie, come pedagogisti o counselor, non possono fare diagnosi e che questa è, quindi, permessa solo a psicologi e medici, al termine di un processo diagnostico strutturato nel “rispetto delle raccomandazioni della Consensus Conference (2007-2009) e del suo aggiornamento, nonché della Consensus Conference dell’ISS”.

Il documento ufficiale che ne deriva deve contenere un ritratto completo del soggetto, con specifica attenzione al profilo di abilità dell’individuo, un ritratto che parta da una corretta analisi anamnestica e che comprenda anche la diagnosi funzionale utile a definire appunto il profilo di funzionamento, in cui siano descritte specificamente le caratteristiche personali del soggetto con le aree di forza e di debolezza.

Solo una diagnosi che presenti tali caratteristiche potrà rappresentare il presupposto fondante per la costruzione dell’alleanza per lo sviluppo tra bambino, famiglia, operatori scolastici e insegnanti. Proprio nella diagnosi infatti si possono trovare gli spunti utili per individuare e utilizzare gli adeguati strumenti di natura dispensativa e compensativa, poiché la loro scelta non deve in nessun caso essere il frutto di una azione improvvisata, ma deve essere pensata espressamente per avviare un determinato percorso di recupero e potenziamento delle abilità, in base agli studi ormai diffusi e completi sull’argomento e alle caratteristiche individuali della persona. 

Sottolineare questo punto è fondamentale, poiché la diagnosi di DSA non va assolutamente confusa con uno strumento di esonero né per il discente né per il docente, ma piuttosto come il presupposto indispensabile per garantire un’azione efficace da parte di entrambi ai fini di un adeguato apprendimento e del conseguente raggiungimento del successo scolastico.

Tecnologie della comunicazione e dell’informazione e DSA

In questo senso le TIC, tecnologie della comunicazione e dell’informazione, entrano a pieno titolo tra gli strumenti compensativi che l’insegnante può e deve favorire per modulare i processi di apprendimento di soggetti con diagnosi di DSA. Le misure compensative infatti sono “strumenti tecnologici che semplificano l’attività svolgendo una serie di operazioni automatiche che il bambino con disturbi di apprendimento ha difficoltà a svolgere” (Giacomo Stella, La dislessia 2004).

Tra i software attualmente disponibili, sia a pagamento sia gratuitamente, alcuni consentono di creare percorsi specifici per i diversi tipi di disturbo, altri semplicemente alleggeriscono il carico di lavoro relativamente all’abilità compromessa.

In questo secondo gruppo rientrano i programmi di scrittura, come Microsoft Word per esempio, molto indicati per quegli alunni che presentano difficoltà grafiche di tipo esecutivo, poiché eliminano il carico di lavoro in più rappresentato dalla scrittura manuale e offrono, grazie al correttore automatico integrato, un sostegno per ottenere la necessaria – e tanto desiderata dallo studente – precisione ortografica.

Questi programmi inoltre si presentano molto utili anche nello studio delle discipline scientifiche, grazie alla possibilità che offrono di inserire, in maniera intuitiva, formule o simboli matematici, aiutando lo studente a ridurre la confusione dovuta alle difficoltà di esecuzione grafica e, di conseguenza, il rischio di commettere errori banali nella risoluzione di calcoli ed equazioni.

Ci sono poi i programmi specifici che permettono attività adeguate a sviluppare nuove strategie e a compensare, appunto, il deficit, aiutando l’alunno con DSA nell’acquisizione delle competenze richieste.

Tra questi rientrano, per esempio, quei programmi che consentono di creare mappe concettuali eschemi utili a chiarire alcuni passaggi, i quali risultano particolarmente utili per gli alunni interessati da dislessia poiché veicolano i contenuti attraverso un canale preferenziale per questi studenti, quello visivo, e sfruttano alcuni dei loro punti di forza più comuni, come la capacità di pensare in modo grafico e per immagini o di avere una visone di insieme.

Ci sono poi programmi di sintesi vocale che consentono di riascoltare quanto scritto e di individuare eventuali imprecisioni o errori, software per registrare la voce, che permettono all’alunno con DSA di “prendere appunti” durante una lezione, così come i fogli di calcolo particolarmente utili per chi presenta discalculia.

La maggior parte di questi programmi è ormai utilizzabile su diversi device, tra cui lo smartphone, ed è quindi di facile accesso allo studente, anche in classe.

È per questo ancora più importante individuare, nell’ampia e variegata offerta disponibile, gli strumenti adeguati per ciascuno, in base al tipo di disturbo, ma anche e soprattutto, tenendo ben presenti i punti di forza e di debolezza individuali delineati nella diagnosi e incrociando queste informazioni con una osservazione e un ascolto continuativi inseriti all’interno di una relazione di fiducia reciproca tra docente e discente.

Poiché, come Daniela Lucangeli tiene spesso a sottolineare, l’insegnante deve essere un alleato dell’alunno contro la difficoltà e non il contrario. E uno dei modi per sancire tale alleanza è anche guidarlo nella scelta e nell’uso di quegli strumenti tecnologici che possono opportunamente ottimizzare il suo processo di apprendimento.

Tracce svolte per la prova scritta

Le tracce si basano sulle principali tematiche dell’integrazione scolastica, così come previsto dai programmi d’esame.
Gli elaborati contengono spunti e suggerimenti sulla normativa riguardante gli alunni diversamente abili, con indicazioni operative sui percorsi di integrazione/inclusione, sui vari aspetti della metodologia didattica orientata all’inclusione, sulla metacognizione, ipotizzando i possibili interventi volti a migliorare la capacità di autoregolazione degli alunni con difficoltà.

Molta attenzione viene dedicata alle buone prassi che una scuola, in una visione di collegialità, deve mettere in atto se intende favorire realmente il processo di integrazione di tutti gli alunni, all’apprendimento cooperativo, con molteplici esempi di modalità di interazione tra gli allievi, ai laboratori, con numerose tipologie di attività e di percorsi atti a conferire la flessibilità di cui necessita un ambiente educativo di apprendimento pensato per tutti.

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