In questa ultima settimana di prove scritte per l’ammissione al TFA in sostegno didattico, vorrei proporvi ancora un esempio di traccia svolta che ne sviluppa una proposta per la scuola secondaria di primo grado dall’Università di Urbino.
Come per le altre, mi è piaciuto molto lavorarci perché mi ha permesso di riflettere su concetti belli come quello di “cura”, di “progetto” di “educazione” intesa come sviluppo di potenzialità.
Anche per questa, spero che a voi piaccia leggerla almeno quanto a me è piaciuto scriverla e, soprattutto, che possa esservi utile per nuovi spunti e riflessioni!
Gli argomenti dell'articolo
Cura educativa e progetto di vita: la traccia
Il candidato analizzi la correlazione esistente tra cura educativa e progetto di vita.
Cura educativa e progetto di vita: svolgimento
Nasciamo come dei piccoli esseri ricchi di potenzialità ma completamente dipendenti da un’altra persona e così, perché la nostra vita continui al di là del momento in cui veniamo al mondo, oltre all’esigenza di respirare, nutrirci, dormire, siamo immediatamente pervasi da un altro bisogno vitale, quello di entrare in relazione con qualcuno che si prenda cura di noi, che ci aiuti cioè a sopravvivere e a vivere interessandosi a ciò che siamo e sostenendoci nel percorso verso ciò che possiamo diventare.
La cura educativa come progettazione condivisa della crescita
Il significato della “cura” è qui, in questa relazione che, quando si dipana in tutta la sua pienezza, non si realizza solo nel momento in cui abbiamo inevitabilmente bisogno dell’altro – come quando siamo in fasce o stiamo male –, ma si sviluppa lungo tutta la nostra esistenza come “cura educativa”, quella cioè che ci viene offerta da chi ci aiuta a formarci nella considerazione dei nostri desideri e partendo dalle potenzialità e dai limiti che ci rendono unici. Qualcuno che, in tal modo, si occupa di noi per farci crescere in ogni senso possibile e, così, ci educa.
Come scrive Nel Noddings, “ogni persona vorrebbe essere oggetto di cura”, probabilmente – senza timore di essere troppo esigenti – potremmo aggiungere che ogni persona dovrebbe avere l’opportunità di essere al centro della cura di qualcuno. Un qualcuno capace di aiutarla a “progettare la propria vita” evitando che quel progetto diventi piuttosto un “programma” rigidamente stabilito e imposto dall’esterno, capace cioè, innanzitutto, di ascoltare la voce di chi, di quello stesso progetto, deve essere il principale costruttore e protagonista dall’inizio alla fine.
La cura educativa come attenzione ai bisogni
In questa prospettiva esistenziale – nel senso che coinvolge tutto l’arco della vita ma anche il modo in cui la vita stessa si struttura e prende forma tra la realtà di ciò che siamo e il desiderio di chi vorremmo e potremmo essere – la cura educativa trova i suoi luoghi, prima, nella famiglia, poi, nella scuola di cui quella stessa famiglia diventa parte, per allargarsi, infine, all’intera società intesa come comunità educante. In tutti questi luoghi, via via più ampi e complessi, la cura educativa pone il suo senso pieno nell’individuazione dei bisogni della persona che cresce, un senso ancora più intenso e personale quando quei bisogni sono particolari, “speciali”.
Dall’attenzione ai bisogni educativi al PEI
Famiglia, scuola, comunità educante, bisogni speciali, gli elementi ci sono tutti, il pensiero va immediatamente al PEI, che, da quando con la Legge 104 del 1992 è stato introdotto nella pratica educativa e scolastica, si è definito come il principale strumento per conoscerli quei bisogni e ordinarli al fine di potervi dare risposta. Oggi però, a trent’anni dalla sua formalizzazione, il PEI è sempre più frequentemente fatto di espressioni standard e riferimenti a procedure e attività che lo sono altrettanto e rischia di fallire nell’obiettivo principale per cui è nato: la valutazione della persona nella sua unicità e originalità.
Dal mio personale punto di vista di appassionata delle parole, credo che un primo passo per evitare questo processo di riduzione del PEI a mera pratica burocratica, possa risiedere nel cominciare a sciogliere l’acronimo con cui oggi normalmente lo chiamiamo e iniziare a nominarlo e scriverlo nella sua forma estesa, Piano Educativo Individualizzato, prendendoci il tempo per ogni parola e per il significato che veicola.
Il Piano Educativo Individualizzato, scritto e pensato così, in lungo, è innanzitutto un “piano”, cioè un progetto, “educativo”, cioè che si pone l’obiettivo di far crescere l’“individuo” inteso come persona nella sua integrità di corpo e mente, di limiti e talenti, di potenzialità da sviluppare, a scuola e nella società in cui vive, per tutta la vita.
Dal Piano Educativo Individualizzato al Progetto di vita sul filo della cura educativa
Ma, nel momento in cui un piano educativo pensato per la persona valica le mura della scuola, supera il limite degli anni di istruzione e si estende all’intero arco di vita e a tutti i suoi contesti, quel piano diventa un “progetto di vita” che del Piano Educativo Individualizzato rappresenta dunque il completamento, anzi, come dice efficacemente Dario Ianes, l’evoluzione.
Il progetto di vita, infatti, non si limita ad allargare il proprio sguardo nel tempo e nello spazio, ma anche a centrarlo sul concetto che di ogni progetto educativo deve essere il cuore, e cioè l’interesse autentico alla persona e ai suoi bisogni e aspirazioni, come punto di partenza per trasformare il suo potenziale in potenza.
Ed ecco che, con un percorso circolare, torniamo alla cura educativa autentica. Cuore del Progetto di vita? Certo! Ma, ancor prima, bisogno vitale dell’essere umano.
Come prepararsi alla prova scritta con Edises
Se ti stai preparando alla prova scritta per il TFA in sostegno didattico e ti è piaciuta questa traccia, vieni a scoprire le altre che abbiamo pubblicato sui nostri blog insieme a tutti gli approfondimenti sui temi che possono essere argomento d’esame!
Tracce svolte per la prova scritta
Le tracce si basano sulle principali tematiche dell’integrazione scolastica, così come previsto dai programmi d’esame.
Gli elaborati contengono spunti e suggerimenti sulla normativa riguardante gli alunni diversamente abili, con indicazioni operative sui percorsi di integrazione/inclusione, sui vari aspetti della metodologia didattica orientata all’inclusione, sulla metacognizione, ipotizzando i possibili interventi volti a migliorare la capacità di autoregolazione degli alunni con difficoltà.
Molta attenzione viene dedicata alle buone prassi che una scuola, in una visione di collegialità, deve mettere in atto se intende favorire realmente il processo di integrazione di tutti gli alunni, all’apprendimento cooperativo, con molteplici esempi di modalità di interazione tra gli allievi, ai laboratori, con numerose tipologie di attività e di percorsi atti a conferire la flessibilità di cui necessita un ambiente educativo di apprendimento pensato per tutti.
Dal blog Edises
Un confronto tra pensiero divergente di Guilford e pensiero narrativo di Bruner
Il gruppo classe come ambiente di apprendimento: quali dimensioni sviluppare
Tracce svolte TFA: Essere insegnante per una didattica inclusiva
Le emozioni secondo Martha Nussbaum
Emozioni primarie o fondamentali? La risposta di Siegel
Gestire uno studente che disturba le lezioni
Disturbo della condotta: il gruppo come risorsa affettiva e cognitiva
Il bullismo un fenomeno sociale
Le tic come strumenti per promuovere il successo scolastico
La multiculturalità nella scuola e nei processi educativi
Rinforzo positivo nell’apprendimento
Le nuove sfide dell’interculturalità
Motivazione in campo educativo
Metacognizione e apprendimento
Dal blog Occhicielo
Il compito di realtà per un apprendimento significativo
Conoscenze, abilità e competenze nella scuola e nel mondo
Anatomia dell’anima… i mille nomi delle nostre emozioni
A piedi nudi sul prato per una scuola possibile
Cesare Moreno: educare per e non contro
Imparare giocando: come le emozioni positive aiutano l’apprendimento
Navigare nell’educazione emotiva con l’aiuto di un atlante
La didattica dell’ascolto nelle parole di Franco Lorenzoni
Essere insegnante oggi, tra istruzione ed emozione
Bambini e nuove tecnologie, la connessione umana è live non online
L’educazione alle emozioni nella Philosophy for Children
Essere insegnante di sostegno: un racconto dalla scuola italiana di tutti i giorni
Le parole dell’educazione emotiva: riflessione intorno all’emozione
Il ruolo delle emozioni nella motivazione all’apprendimento
Il ruolo delle emozioni nell’apprendimento scolastico
Empatia a scuola e in famiglia: una marcia in più per una “buona crescita”
Essere nativi digitali e apprendere nella società complessa
Educare alle emozioni oggi per investire sul futuro
In bocca al lupo!
Non ci resta che invitarvi a restare in contatto con noi e, naturalmente, augurarvi buono studio!