Con l’avvicinarsi delle prove scritte del TFA di sostegno, oggi voglio proporvi una riflessione – che ho sviluppato come esempio di traccia svolta – sulla didattica inclusiva, un argomento centrale, anche per la sua trasversalità, e per tali caratteristiche frequentemente oggetto d’esame.
Gli argomenti dell'articolo
Essere insegnante per una didattica inclusiva: la traccia
Con le Linee guida per l’integrazione degli alunni con disabilità del 2009, il Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca offre uno spunto di riflessione e di operatività per la creazione di una dimensione inclusiva nella scuola, alla quale dedica tutta la terza parte del documento, analizzandola anche rispetto ai ruoli che i diversi attori svolgono nella sua realizzazione e focalizzando l’attenzione sugli insegnanti. Sono questi ultimi, infatti, a porsi come soggetti attivi in prima persona nella creazione di una classe inclusiva, in cui cioè l’inclusione stessa possa essere non solo una parola, ma un ambiente di vita. Il candidato illustri quali sono le tre principali dimensioni su cui i docenti possono lavorare perché l’inclusività diventi un agire concreto capace di cogliere le diversità di ciascuno e renderle risorse per tutti.
Essere insegnante per una didattica inclusiva: svolgimento
Come scrive Dario Ianes in La didattica inclusiva: organizzare l’apprendimento cooperativo e metacognitivo, “gli insegnanti sono gli artefici del cambiamento verso una didattica maggiormente inclusiva”. In queste poche parole è sintetizzata una riflessione tanto vera da essere un aspetto centrale delle Linee guida per l’integrazione degli alunni con disabilità emanate, nel 2009, dall’allora Ministero per l’Istruzione, l’Università e la Ricerca, dove si individuano tre dimensioni su cui tutti i docenti, e non solo quelli di sostegno, possono lavorare per favorire la formazione di una classe concretamente inclusiva.
Il clima della classe
La prima dimensione su cui agire è la classe, e il clima relazionale affettivo che la pervade.
“Gli insegnanti devono assumere comportamenti non discriminatori, essere attenti ai bisogni di ciascuno, accettare le diversità presentate dagli alunni disabili e valorizzarle come arricchimento per l’intera classe, favorire la strutturazione del senso di appartenenza, costruire relazioni socio-affettive positive.”
Un atteggiamento di apertura dunque, di ascolto attivo, di attenzione alle caratteristiche individuali, alle dinamiche affettive, affinché tutti gli alunni, indipendentemente dalla classe sociale, il genere, l’etnia e le proprie capacità, si sentano inclusi in aula con la propria unicità e con il contributo che grazie a questa possono offrire all’intera comunità classe. In tal senso, allora, come scrive, ancora una volta in maniera molto efficace Ianes:
“La classe inclusiva va vista come una microsocietà che si organizza in modo democratico per vivere meglio, dove la realizzazione interpersonale è fondata su valori condivisi sia dai ragazzi che dagli insegnanti.”
Le strategie didattiche e gli strumenti
Tuttavia, la centralità degli insegnanti nella creazione di una classe inclusiva non sta solo nell’atteggiamento personale da assumere nei confronti di tutti gli studenti, ma anche nel tipo di didattica con cui lo traducono in un agire concreto per favorire l’inclusione sul piano sociale e relazionale, così come su quello più specifico dell’apprendimento. Non a caso, la seconda dimensione su cui le Linee Guida del 2009 sottolineano la necessità di agire per una scuola inclusiva è proprio quella delle strategie didattiche.
“La progettualità didattica orientata all’inclusione comporta l’adozione di strategie e metodologie favorenti, quali l’apprendimento cooperativo, il lavoro di gruppo e/o a coppie, il tutoring, l’apprendimento per scoperta, la suddivisione del tempo in tempi, l’utilizzo di mediatori didattici, di attrezzature e ausili informatici, di software e sussidi specifici.”
La classe inclusiva dunque deve essere un luogo in cui gli studenti e le studentesse possano collaborare in lavori di gruppo o di coppia, possano aiutarsi vicendevolmente e scoprire la propria conoscenza costruendo così, in maniera attiva, il proprio apprendimento e quello dei compagni, in una dimensione in cui abbiano anche l’occasione di assumersi, a turno, la responsabilità di incarichi personali funzionali al benessere di tutta la classe, come per esempio raccogliere i quaderni di tutti e posarli nello scaffale, assicurarsi del periodico ricambio d’aria aprendo le finestre a intervalli regolari, oppure accertarsi che eventuali piante presenti in classe siano adeguatamente innaffiate.
In questa prospettiva, anche lo stesso spazio dell’aula e gli strumenti e gli arredi di cui questo dispone devono essere accessibili agli alunni e alle alunne in maniera flessibile in base alle loro esigenze, dell’attività da svolgere, dell’incarico da portare a termine, della progettazione dell’insegnante. È dunque fondamentale, pur nel rispetto di regole condivise, potersi alzare, parlare, cambiare posto all’interno dell’aula, poter dunque viverla come uno spazio proprio e allo stesso tempo della comunità.
Apprendimento insegnamento
Una didattica così intesa, naturalmente non può prescindere dalla considerazione dello stretto legame tra apprendimento e insegnamento, che rappresenta, infatti, la terza dimensione sulla quale le Linee Guida del 2009 invitano ad agire per la creazione di una classe inclusiva.
“Un sistema inclusivo considera l’alunno protagonista dell’apprendimento qualunque siano le sue capacità, le sue potenzialità e i suoi limiti. Va favorita, pertanto, la costruzione attiva della conoscenza, attivando le personali strategie di approccio al “sapere”, rispettando i ritmi e gli stili di apprendimento e “assecondando” i meccanismi di autoregolazione. Si suggerisce il ricorso alla metodologia dell’apprendimento cooperativo.”
Se l’alunno deve essere “protagonista dell’apprendimento” e costruire attivamente la sua conoscenza attraverso le proprie strategie cognitive, allora, il suggerimento all’apprendimento cooperativo è la più naturale chiusura del cerchio. Per l’opportunità che offre di mettere lo studente al centro del processo di apprendimento, nella piena considerazione delle sue capacità, potenzialità, limiti e personali strategie e stili di approccio al sapere, si pone infatti come una metodologia particolarmente utile a potenziare le capacità metacognitive della persona e renderla consapevole non solo del suo originale modo di apprendere, ma anche di quello dei suoi compagni, alla ricerca di analogie e differenze nell’elaborazione di quella riflessione, personale e condivisa, tanto utile alla creazione di una classe capace di includere la diversità come propria non solo della persona disabile, ma di ogni essere umano.
Come prepararsi alla prova scritta con Edises
Se ti stai preparando alla prova scritta per il TFA in sostegno didattico e ti è piaciuta questa traccia, vieni a scoprire le altre che abbiamo pubblicato sui nostri blog insieme a tutti gli approfondimenti sui temi che possono essere argomento d’esame!
Tracce svolte per la prova scritta
Le tracce si basano sulle principali tematiche dell’integrazione scolastica, così come previsto dai programmi d’esame.
Gli elaborati contengono spunti e suggerimenti sulla normativa riguardante gli alunni diversamente abili, con indicazioni operative sui percorsi di integrazione/inclusione, sui vari aspetti della metodologia didattica orientata all’inclusione, sulla metacognizione, ipotizzando i possibili interventi volti a migliorare la capacità di autoregolazione degli alunni con difficoltà.
Molta attenzione viene dedicata alle buone prassi che una scuola, in una visione di collegialità, deve mettere in atto se intende favorire realmente il processo di integrazione di tutti gli alunni, all’apprendimento cooperativo, con molteplici esempi di modalità di interazione tra gli allievi, ai laboratori, con numerose tipologie di attività e di percorsi atti a conferire la flessibilità di cui necessita un ambiente educativo di apprendimento pensato per tutti.
Dal blog Edises
Le emozioni secondo Martha Nussbaum
Emozioni primarie o fondamentali? La risposta di Siegel
Gestire uno studente che disturba le lezioni
Disturbo della condotta: il gruppo come risorsa affettiva e cognitiva
Il bullismo un fenomeno sociale
Le tic come strumenti per promuovere il successo scolastico
La multiculturalità nella scuola e nei processi educativi
Rinforzo positivo nell’apprendimento
Le nuove sfide dell’interculturalità
Motivazione in campo educativo
Metacognizione e apprendimento
Dal blog Occhicielo
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Cesare Moreno: educare per e non contro
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Essere insegnante oggi, tra istruzione ed emozione
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Essere insegnante di sostegno: un racconto dalla scuola italiana di tutti i giorni
Le parole dell’educazione emotiva: riflessione intorno all’emozione
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Il ruolo delle emozioni nell’apprendimento scolastico
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