In questi giorni di prove scritte per il TFA in sostegno didattico, vorrei proporvi un esempio di traccia svolta su un tema oggi centrale in una scuola che si pone come luogo in cui convergono giovani persone con stili cognitivi diversi, caratteristiche personali originali e bagagli culturali di grande varietà. Il tema di cui parlo è quello ormai noto come apprendimento significativo, strettamente legato al nome di David Paul Ausubel, che gli ha dedicato grande attenzione sottolineando la relazione tra il nuovo e ciò che è già acquisito per una costruzione attiva di conoscenza.
Gli argomenti dell'articolo
Il compito di realtà per un apprendimento significativo: la traccia
Alla fine degli anni ’70 del Novecento, David Paul Ausubel introduce il concetto di “apprendimento significativo”, cioè quel tipo di apprendimento capace di inserirsi nella “struttura cognitiva esistente” e di mettere in relazione “i materiali logicamente significativi” “con il substrato di concetti, principi e informazioni precedentemente appresi, che rendono possibile l’emergere di nuovi significati e ne facilitano la ritenzione”. Il candidato illustri un esempio di metodologia didattica capace di favorire tale apprendimento spiegandone le ragioni.
Il compito di realtà per un apprendimento significativo: svolgimento
Il concetto di apprendimento significativo, così come proposto da David Paul Ausubel, pone da subito una questione importante: come definire dei “compiti” che consentano al nuovo di inserirsi e integrarsi efficacemente in ciò che è già acquisito, creando con questo delle relazioni che facciano da base alla costruzione di nuovi significati?
Il ruolo attivo dello studente
E già nel porsi tale domanda si definisce un punto chiave: la “costruzione”, di significati e dunque di conoscenza, che rimanda immediatamente al ruolo attivo dell’alunno. Non a caso, lo stesso Ausubel ritiene che l’apprendimento significativo sia quello che avviene per “elaborazione di contenuti”.
In questa prospettiva di costruzione attiva, allora, come primo passo, va fatta una considerazione su tutti quei compiti e quelle attività che vengono spesso presentati a scuola e che propongono un’eccessiva semplificazione del problema, scollegandolo dalla realtà in cui questo si contestualizza e non consentendo allo studente di coglierne la vera natura, in tutte le sue complesse articolazioni, a partire dalle quali potrebbe invece costruire significati nuovi.
Il legame con la realtà
Tale considerazione presenta il vantaggio di aiutarci a individuare un elemento importante, e cioè il legame tra l’apprendimento e la realtà. Per potersi realizzare, infatti, l’apprendimento significativo ha bisogno di uno stretto legame non solo con la realtà, ma anche con la sua autenticità, perché queste costituiscono insieme l’ambiente all’interno del quale lo studente può agire attivamente e in prima persona.
Ecco allora che il compito di realtà o compito autentico si propone come attività perfettamente rispondente alle necessità dell’apprendimento stesso, poiché per la sua capacità di porre agli studenti delle situazioni reali all’interno delle quali collaborare, confrontarsi, individuare risorse e sperimentare soluzioni possibili, si delinea come un’occasione irripetibile di apprendere attraverso il fare, inserendosi nel contesto di quel learning by dooing che tanta importanza ha acquisito nella didattica a partire dall’attivismo di John Dewey.
La significatività del compito autentico
Ma il legame con la realtà, cioè la sua rilevanza nel mondo reale, non è l’unica caratteristica del compito autentico a renderlo tanto “significativo”. Come infatti fanno notare Thomas C. Reeves, Jan Herrington e Ron Oliver nell’articolo, pubblicato nel 2002, dal titolo Authentic Activity as a Model for Web-based Learning, questo particolare tipo di compito è ricco di elementi che favoriscono il ruolo attivo dello studente nella costruzione del suo sapere e richiedono continue connessioni con quanto già conosce e sa fare.
Non essendo definiti in ogni loro parte, per esempio, i compiti autentici richiedono allo studente di individuare e strutturare i sotto-compiti necessari allo svolgimento dell’attività, e di farlo attingendo a una varietà di risorse da ricercare attraverso prospettive differenti, trovate individualmente o insieme alle persone con cui collabora. Il compito autentico, infatti, trova la sua massima espressione quando è svolto in gruppo, quando cioè diventa per gli studenti l’occasione in cui riflettere e confrontarsi non solo sulle proprie conoscenze, ma anche sulle proprie convinzioni, sui valori personali, in merito alle tematiche più varie e trasversali, che vanno dunque oltre i confini degli specifici domini di conoscenza. Tutto per arrivare, infine, a soluzioni non univoche, soluzioni che non sono “giuste” in quanto coincidenti con l’unica possibile e stabilita a monte, ma piuttosto “efficaci” nella loro diversità e originalità.
Nel momento in cui un insegnante si propone di produrre nei suoi studenti un apprendimento significativo, allora, ha tante ottime e “autentiche” ragioni per scegliere un compito di realtà, poiché questo ha tutte le potenzialità per diventare un momento in cui si impara insieme e con consapevolezza, affinché ciò che si apprende permanga e diventi il presupposto per continuare ad accrescere conoscenza in futuro.
Come prepararsi alla prova scritta con Edises
Se ti stai preparando alla prova scritta per il TFA in sostegno didattico e ti è piaciuta questa traccia, vieni a scoprire le altre che abbiamo pubblicato sui nostri blog insieme a tutti gli approfondimenti sui temi che possono essere argomento d’esame!
Tracce svolte per la prova scritta
Le tracce si basano sulle principali tematiche dell’integrazione scolastica, così come previsto dai programmi d’esame.
Gli elaborati contengono spunti e suggerimenti sulla normativa riguardante gli alunni diversamente abili, con indicazioni operative sui percorsi di integrazione/inclusione, sui vari aspetti della metodologia didattica orientata all’inclusione, sulla metacognizione, ipotizzando i possibili interventi volti a migliorare la capacità di autoregolazione degli alunni con difficoltà.
Molta attenzione viene dedicata alle buone prassi che una scuola, in una visione di collegialità, deve mettere in atto se intende favorire realmente il processo di integrazione di tutti gli alunni, all’apprendimento cooperativo, con molteplici esempi di modalità di interazione tra gli allievi, ai laboratori, con numerose tipologie di attività e di percorsi atti a conferire la flessibilità di cui necessita un ambiente educativo di apprendimento pensato per tutti.
Dal blog Edises
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Rinforzo positivo nell’apprendimento
Le nuove sfide dell’interculturalità
Motivazione in campo educativo
Metacognizione e apprendimento
Dal blog Occhicielo
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