Anche questa settimana, in occasione della simulazione della prova preselettiva TFA che vi proponiamo oggi, abbiamo pensato di fare un piccolo approfondimento sull’argomento relativo a una delle domande che abbiamo scelto: l’autobiografia come cura del sé, secondo Duccio Demetrio.
Andiamo a vedere insieme, allora, qual è la domanda in questione e quali sono i concetti fondamentali da tener presenti per questo argomento!
Gli argomenti dell'articolo
La domanda: l’autobiografia come cura del sé
Il valore formativo dell’autobiografia
Tra gli strumenti che oggi sono considerati preziosi in ambito educativo, la narrazione è senz’altro uno di quelli che ha un più alto valore formativo, in particolare quando diventa autonarrazione, cioè autobiografia.
A sottolineare la potenzialità formativa dell’autobiografia è Duccio Demetrio, che mette in evidenza come la scrittura autobiografica abbia il potere di portare il focus sull’unicità della persona e, dunque, sul suo percorso di formazione.
Nel suo testo del 1996, Raccontarsi. L’autobiografia come cura di sé, Demetrio spiega come la valenza formativa dell’autonarrazione si esprima attraverso tre fasi.
- L’autoriflessione: è il momento in cui la persona viene esortata a riflettere sulla propria produzione autobiografica. È questa una fase che può essere anche condivisa con persone care, soprattutto, quando la narrazione è utilizzata all’interno di interventi di educazione familiare, in cui quindi c’è già una dimensione collettiva e non solo individuale. È anche una fase in cui può emergere una colorazione affettiva di quanto scritto, cosa che avviene, per esempio, quando la persona che narra aggiunge riflessioni che riguardano il proprio sentire, come la sofferenza provata nel particolare momento narrato o la soddisfazione per come lo ha affrontato.
- La spiegazione: in questa fase la persona ristruttura i significati della propria storia di vita e riconsidera i principali eventi positivi e negativi. Anche in questo caso, molto importante risulta la condivisione con persone care, che sono quindi coinvolte negli episodi narrati, o con l’educatore, poiché questi “altri” possono proporre interpretazioni alternative e, quindi, aiutare la persona a costruire nuovi significati.
- La metaspiegazione: in questa fase, ai fini della considerazione della propria storia, la persona può fornire delle spiegazioni al proprio vissuto.
Autobiografia come dimensione personale e corale che protegge la memoria
Nel 2019, per aprire il suo intervento nell’ambito del ciclo di incontri promossi da Fondazione Zoe per l’iniziativa Vivere sani, vivere bene,Demetrio spiega l’alto valore che può avere l’autobiografia nel prendersi cura di sé stessi, in particolare nei momenti di dolore e sofferenza.
Scriviamo anche nel dolore, perché pensiamo che valga la pena prendersi cura della nostra storia. La scrittura autobiografica è prendersi cura della nostra storia, dei nostri giorni, delle persone che abbiamo incontrato e che abbiamo amato, dei luoghi in cui siamo cresciuti. La scrittura autobiografica è la rilettura della nostra esistenza.
In queste parole, si leggono due elementi della scrittura autobiografica che, nella visione di Demetrio, sono molto importanti. Il primo è l’aspetto individuale di questo tipo di narrazione, che usiamo per “prenderci cura della nostra storia”, l’altro è il suo carattere corale, perché quando scriviamo della nostra storia, narriamo anche una parte di quella delle persone che hanno condiviso alcuni o tanti momenti con noi. In questo senso, quindi, la scrittura autobiografica è personale, ma non egoistica, perché dà voce anche alle storie di chi abbiamo incontrato, è individuale e, allo stesso tempo corale.
Proprio perché, quando narriamo la nostra storia, diamo voce anche alla storia dei luoghi e del tempo in cui li abbiamo abitati e delle persone con cui li abbiamo condivisi, ogni autobiografia, anche quelle che raccontano vite non illustri, è una testimonianza preziosa per la collettività, perché preserva la memoria di un tempo, di un luogo e delle persone che lo hanno vissuto.
E preservare la memoria significa proteggere il passato, averne cura, evitare che venga cancellato e, così, vada perduto.
L’autobiografia come cura del sé
Cura del nostro passato dunque, cura della nostra storia, cura di noi stessi. Come fa notare Demetrio, la cura è il nucleo della narrazione e vi risuona con più modulazioni di significato.
La scrittura autobiografica, infatti, è cura perché quando scriviamo ci prendiamo cura di noi stessi, della nostra memoria e del nostro vissuto, ma è anche cura perché ci offre l’occasione di conoscere meglio noi stessi, di ristrutturare la nostra storia, di darle anche nuovi significati e così di rafforzare la nostra identità, di diventare consapevoli delle nostre forze, di progettare il nostro futuro.
Quando scriviamo di noi stessi e della nostra storia, infatti, portiamo il passato nel presente e agganciamo questi due momenti inestricabilmente: il presente diventa la sintesi del passato e, con il bagaglio di memoria e di esperienza e di significati che il passato stesso gli consegna, si proietta verso il futuro per immaginare strade possibili.
È così che l’autobiografia intesse la trama della nostra vita e la sviluppa nel tempo, intrecciando forze e fragilità, felicità e sofferenza, costruendo significati e dandone di nuovi alle esperienze di dolore, per integrarle nel tessuto della nostra esistenza.
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DATA | GRADUATORIE | |
4 APRILE | PARTECIPA | INFANZIA/PRIMARIA – SCUOLA SECONDARIA |
11 APRILE | PARTECIPA | INFANZIA/PRIMARIA – SCUOLA SECONDARIA |
18 APRILE | PARTECIPA | INFANZIA/PRIMARIA – SCUOLA SECONDARIA |
23 APRILE | PARTECIPA | INFANZIA/PRIMARIA – SCUOLA SECONDARIA |
2 MAGGIO | PARTECIPA | INFANZIA/PRIMARIA – SCUOLA SECONDARIA |
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