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Traccia svolta TFA: l’importanza del Patto di Corresponsabilità Educativa nella relazione tra scuola e famiglia

Oggi, per continuare la nostra preparazione alla prova scritta per il TFA, vi proponiamo un nuovo esempio di Traccia svolta, dedicandolo al Patto di Corresponsabilità Educativa, un tema che è stato oggetto di domanda durante le prove scritte di ammissione all’VIII ciclo.

Per svolgerlo abbiamo fatto riferimento al modello ecologico di Urie Bronfenbrenner e al DPR 235/2007 (che ha introdotto il “patto”), sfruttando poi l’occasione offerta dal tema per fare un affondo sulla gestione del colloquio con i genitori, centrale rispetto alla relazione scuola-famiglia e possibile argomento di domanda sia allo scritto sia all’orale.

La traccia

Qual è il valore del Patto di Corresponsabilità Educativa nella Scuola secondaria di primo grado?

Università Bicocca, VIII ciclo, scuola secondaria di primo grado

Scuola e famiglia un mesosistema di collaborazione e ascolto

Scuola e famiglia, come ci insegna Urie Bronfenbrenner, sono due “microsistemi” fondamentali nella definizione dell’ambiente ecologico di una persona, cioè dell’ambiente in cui si sviluppa e si forma e da cui può trarre gli strumenti per continuare a crescere e ad apprendere per tutta la propria vita.

Insieme formano un “mesosistema”, cioè un ambiente più ampio, nel quale entrano in connessione profonda e dove è fondamentale che ci siano quella comunicazione e quella collaborazione che possono nascere solo quando, pur nella diversità dei ruoli e dei punti di vista, si sperimenta una comunione di intenti. Il primo tra questi è il pieno sviluppo della giovane persona di cui si è responsabili, sia come genitori sia come insegnanti, e di cui ci si deve prendere cura.

Il Patto di Corresponsabilità Educativa

Il Patto di Corresponsabilità Educativa, introdotto con il Decreto del Presidente della Repubblica n. 235 del 2007 – “finalizzato a definire in maniera dettagliata e condivisa diritti e doveri nel rapporto tra istituzione scolastica autonoma, studenti e famiglie” – è il documento attraverso il quale scuola e famiglia sanciscono la loro collaborazione e l’intento di dialogare, nel rispetto reciproco, per trovare il modo di procedere insieme nella formazione della persona di cui sono entrambe responsabili.

Nella scuola secondaria di primo grado, lo studente può essere elemento attivo in questo patto, il quale rappresenta una occasione per riflettere anche sulla parte che gli compete, in termini di responsabilità, nel proprio sviluppo e nella propria formazione, una parte che comincia a diventare sempre più significativa e sulla quale può incidere con le proprie scelte e il proprio impegno.

Il colloquio tra docenti e genitori, un momento importante per definire strategie condivise

Come stabilito nel DPR 235/2007, ogni istituzione scolastica, nell’ambito delle prime due settimane delle attività didattiche “pone in essere le iniziative più idonee… per la presentazione e la condivisione del patto educativo di corresponsabilità”, iniziative durante le quali i genitori sono chiamati a sottoscriverlo, per sancire il proprio impegno nella collaborazione con la scuola, nel rispetto di diritti e doveri reciproci.

Tuttavia, la relazione scuola-famiglia è cosa assai più complessa e si costruisce non solo e non tanto sui documenti da firmare, bensì nell’incontro autentico tra le famiglie, gli studenti e gli insegnanti. Uno dei momenti più significativi nella costruzione condivisa di questa importante relazione è rappresentato dai colloqui tra docenti e genitori, da ciò l’importanza di riuscire a programmarli e condurli nella maniera più efficace possibile affinché diventino delle occasioni reali di collaborazione nell’interesse dello studente.

Come progettare un buon colloquio con i genitori

Nella costruzione di un colloquio con i genitori efficace, l’insegnante può fare molto e, affinché la sua azione raggiunga gli obiettivi che si è posta, è innanzitutto necessaria una fase di progettazione.

Durante questo importante momento, infatti, il docente può innanzitutto stabilire quali sono gli obiettivi che si pone di raggiungere attraverso il confronto con i genitori, per esempio metterli a conoscenza di un aspetto della partecipazione dello studente che ha notato e che è, o rischia di diventare, un problema, oppure informarli di una particolare situazione che si è verificata in classe o, ancora, individuare delle strategie da condividere per sostenere lo studente in una difficoltà di apprendimento.

Progettare il colloquio, però, richiede anche un’attenzione ad aspetti molto pratici, per esempio trovare lo spazio adatto in cui avere il giusto livello di privacy, stabilire un tempo adeguato che consenta di parlarsi con la dovuta calma, dare ai genitori più possibilità in merito alla data dell’incontro per mostrare considerazione anche dei loro impegni, non far intercorrere troppo tempo tra il momento in cui si prende contatto e quello del colloquio per evitare l’insorgere di ansie e preoccupazioni.

Allo stesso tempo, la progettazione è anche il momento in cui l’insegnante può riflettere su cosa si aspetta dal colloquio, su come può condurlo mostrando ascolto e accoglienza nel rispetto dei ruoli, su quali azioni può mettere in atto nel caso insorgessero dei problemi.

Come realizzare un buon colloquio con i genitori

Una volta progettato, il colloquio va poi realizzato, cosa che comporta la consapevolezza sulle tre fasi di cui si compone, ovvero l’apertura, la fase centrale e la chiusura.

Il momento dell’apertura è cruciale, poiché è quello in cui avviene il riconoscimento reciproco dei ruoli, il quale è possibile rendendo subito chiaro al genitore il motivo per cui il colloquio è stato richiesto in modo che quest’ultimo possa comprendere chiaramente qual è la parte fondamentale che può svolgere e che si andrà ad affiancare a quella dell’insegnante.

La fase centrale si raccorda a quella di apertura andando subito al punto della questione e descrivendola senza dare valutazioni, ma piuttosto mettendo in evidenza punti di forza e aspetti da migliorare dello studente, lasciando il tempo ai genitori di esprimere anche il loro punto di vista senza squalificare quanto dicono, nemmeno con il non verbale.

È questa una fase in cui può essere anche utile prendere degli appunti per poter riassumere quanto emerso e procedere, quindi, verso la fase di chiusura del colloquio, durante la quale definire delle strategie comuni, evitando di dare consigli o istruzioni e tenendo nella massima considerazione le reali possibilità e disponibilità del genitore di essere coinvolto nel progetto educativo.

La comunicazione, cuore della relazione tra scuola e famiglia

Trasmettere in maniera chiara e realmente comprensibile i contenuti sui quali si cerca un confronto, descrivere senza valutare, porsi in ascolto, controllare la comunicazione non verbale come la mimica facciale, usare il linguaggio, verbale e del corpo, per trasmettere accoglienza e accettazione sono tutti elementi fondamentali nel colloquio e sono tutti caratterizzanti di una comunicazione positiva.

Ecco allora che, ancora una volta, torna centrale la competenza comunicativa dell’insegnante che, unita a quella pedagogica, può fare la differenza nella relazione con la famiglia e, di conseguenza, nel successo del percorso formativo dello studente.

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Il testo Tracce svolte per la prova scritta di EdiSES 2023 è aggiornato con le prove del VII ciclo.

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Buon lavoro!

Raccolta di tracce ufficiali degli Atenei

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