otto stadi Alan Sroufe

Lo sviluppo delle emozioni: gli otto stadi di Alan Sroufe

La prova preselettiva del TFA sostegno si avvicina sempre di più e oggi vogliamo continuare il nostro percorso di preparazione dedicando questo articolo agli otto stadi dello sviluppo delle emozioni di Alan Sroufe, un argomento per nulla semplice, che abbiamo scelto di sviluppare su proposta di una delle persone che arricchisce il nostro gruppo Telegram dedicato al Tirocinio formativo attivo.

Andiamo allora a scoprire insieme qualcosa in più sul pensiero di Alan Sroufe in merito allo sviluppo emotivo nei bambini.

Lo sviluppo delle emozioni secondo Alan Sroufe: una prospettiva evolutiva

Il primo punto essenziale su cui dobbiamo soffermarci per comprendere la teoria dello sviluppo emotivo secondo Alan Sroufe è che il suo sguardo sulle emozioni si pone in una prospettiva evolutiva, dalla quale coglie il comportamento emotivo nel suo dispiegarsi e interpreta ogni manifestazione di un particolare momento come il risultato dell’evoluzione di ciò che c’era prima.

A tal proposito sono significative le parole con cui apre il primo capitolo del suo testo Lo sviluppo delle emozioni. I primi anni di vita, pubblicato nel 2000 da Raffaello Cortina editore.

L’approccio evolutivo offre un considerevole strumento per la comprensione del comportamento. Esso consente una visione dinamica, analoga a quella di un film, che mostra un animale in movimento piuttosto che i fotogrammi statici di un animale fermo. Sapere cosa ha portato a un certo comportamento, la rete di cambiamenti nella quale si è inserito e le sue successive manifestazioni fornisce una prospettiva critica di comprensione … il sorriso di un neonato assume un maggiore significato in virtù di ciò che esso fa presagire, ed è più facile comprendere la risata del bambino di otto mesi se si fa riferimento a ciò che l’ha preceduta.

Gli assunti guida nello studio dei processi emozionali

Dopo aver dichiarato la scelta consapevole della prospettiva evolutiva e le ragioni che l’hanno determinata, Sroufe definisce quali sono i quattro assunti guida nello studio dei processi emozionali.

  1. C’è un ordine nello sviluppo”, poiché “ciò che sarà emerge secondo un ordine a partire da quello che c’era prima”, in quanto “le cose non esistono e basta, né sorgono dal nulla” e “anche il comportamento che si postula innato o genetico ha un proprio sviluppo”.
  2. L’emozione è legata all’evoluzione in altre dimensioni dello sviluppo” e quindi “lo sviluppo emozionale deve essere studiato di concerto con lo sviluppo cognitivo e sociale”, in quanto “l’individuo funziona come una totalità e nessuna parte può essere studiata in isolamento dal resto.
  3. Le dimensioni principali dello sviluppo emozionale (l’emergere delle emozioni di base e la regolazione emozionale) sono parte della stessa unità”.
  4. L’adeguatezza di una descrizione evolutiva dipende dall’unificazione”: ciò significa che la descrizione di una certa dimensione deve sia considerare l’ordine del suo sviluppo sia essere coerente con lo sviluppo delle altre dimensioni.

Sulla base di tali assunti Sroufe affronta quindi “l’esplorazione del dispiegarsi delle emozioni”, cioè la descrizione del processo evolutivo. Lo fa sviluppando la sua riflessione intorno ad alcuni aspetti particolari.

  1. Il modo in cui le emozioni di base specifiche emergono.
  2. I precursori dai quali le emozioni di base si sviluppano.
  3. I parallelismi che esistono tra emozioni di base.
  4. I cambiamenti sistematici nelle “condizioni” che producono le reazioni emozionali: se all’inizio, infatti, c’è un ruolo esclusivo svolto dagli stimoli fisici, come un sorriso o un suono improvviso, in seguito assume centralità il significato che il bambino dà all’evento.
  5. L’influenza reciproca tra emozione e cognizione: Sroufe, infatti, descrive “il modo in cui le emozioni nascono attraverso un processo attivo in cui il bambino attribuisce il significato agli eventi ambientali”.
  6. La regolazione emozionale e le differenze individuali: per l’autore i meccanismi di regolazione delle emozioni consentono sia “di governare i cambiamenti dai precursori, come il piacere, alle emozioni più mature, come la gioia,” sia di determinare, in una certa situazione, l’emergere di un’emozione positiva o negativa, cosa che dipende da un processo interno del bambino e riguarda, appunto, le differenze individuali, le quali sono dunque da ritenersi “critiche” nell’analisi del significato e nella regolazione delle emozioni.
  7. Gli aspetti sociali dello sviluppo, poiché il bambino viene visto come individuo inserito nelle relazioni sociali, tra cui quella di accudimento risulta centrale, sia per la sua potenzialità di dare sicurezza al bambino anche in contesti nuovi (una sicurezza che è fondamentale affinché possa esserci la regolazione emozionale) sia per la collaborazione che il caregiver può offrire al piccolo nella regolazione emozionale fin quando quest’ultimo non acquisisce la propria progressiva autonomia anche in questo ambito.
  8. La crescita dell’autocontrollo emozionale nel periodo prescolare.

Lo sviluppo emotivo come processo “ordinato”

Partendo da queste premesse, il compito che Sroufe porta avanti nella parte centrale del suo testo, è quello di “svelare l’ordine in cui si dispiegano i principali sistemi di base (n.d.r. cioè come si sviluppano le emozioni fondamentali di gioia, paura e rabbia) e di metterlo in relazione con l’ordine dello sviluppo precoce nel suo complesso”.

Come prima cosa, dunque, specifica chiaramente che, dalla prospettiva evolutiva da lui scelta, si può parlare di “emozione vera e propria” solo quando ci sono dei dati in grado di dimostrare che la reazione emotiva nasce nel bambino perché questo attribuisce un significato all’evento che l’ha generata.

Questo aspetto del significato è dunque essenziale per poter distinguere tra le emozioni fondamentali vere e proprie e quelli che Sroufe definisce i precursori delle emozioni, cioè gli elementi che, nell’ordine dello sviluppo, vengono prima delle emozioni stesse e senza i quali queste non potrebbero svilupparsi.

L’incrocio tra l’osservazione dello sviluppo anche nella sua dimensione cognitiva è, dunque, centrale, poiché solo quando si osserva che il bambino mette intenzionalità nelle sue azioni e quando è in grado di associare un significato alle sue esperienze è possibile ipotizzare che la reazione emotiva osservata non è più un precursore, ma ha acquisito le caratteristiche di una emozione fondamentale.

Sroufe spiega chiaramente questo aspetto nel suo testo.

Si assume che le emozioni in senso proprio non esistano nel periodo prenatale, ma che le principali emozioni come rabbia, paura e gioia si sviluppino nel bambino entro la fine del primo anno. La questione evolutiva, dunque, è spiegare le origini delle emozioni che in precedenza non esistevano. Nella nostra prospettiva evolutiva si postula che esse rappresentino trasformazioni delle più precoci reazioni “non ancora emozionali”; in altre parole, la base da cui sorgono le emozioni deve già essere disponibile nei primi mesi di vita.

Volendo sintetizzare in maniera estrema il concetto, per poterne più facilmente ricordare il nucleo, possiamo dire che Sroufe ritiene che tutti noi nasciamo con un corredo emozionale indifferenziato, il quale si diversifica progressivamente in emozioni discrete nel corso dello sviluppo e coerentemente con la dimensione cognitiva e sociale, per portare allo sviluppo di quelle che chiamiamo emozioni fondamentali.

Si considera ciascuna emozione come sviluppatasi dal proprio precursore visibile nei primi cinque mesi di vita. Questo precursore è il prototipo nel senso che possiede una caratteristica fondamentale dell’emozione successiva.

Il concetto che non dobbiamo dimenticare, dunque, è che per Sroufe, lo sviluppo delle emozioni avviene secondo un processo che ha un ordine ben preciso e che dal precursore di un’emozione, in cui prevale una natura psicofisiologica, porta attraverso un percorso di progressivo sviluppo e differenziazione verso l’emozione vera e propria, in cui si verifica una differenziazione sempre più definita e subentra una natura prevalentemente psicologica.

Lo sviluppo di tre emozioni fondamentali: gioia, paura e rabbia

Questo processo ordinato di sviluppo avviene secondo Sroufe lungo tre canali:

  1. il sistema piacere-gioia;
  2. il sistema circospezione-paura;
  3. il sistema frustrazione-rabbia.

In questi tre sistemi, il precursore è rappresentato dal primo elemento (piacere, circospezione, frustrazione) l’emozione fondamentale dal secondo (gioia, paura e rabbia).

Per comprendere meglio l’idea di Sroufe, possiamo ricorrere a un esempio che lui stesso riporta nel suo testo, in cui spiega che dal sorriso di un bambino di tre mesi di fronte a un pupazzetto conosciuto, si può dedurre che ci sia una reazione emozionale perché il contenuto dell’evento è cruciale, come ci dimostra il fatto che, cambiando il pupazzo, il sorriso scompare e si ripresenta solo dopo aver mostrato ripetutamente il nuovo gioco. Tale reazione non è dovuta dunque alla sola stimolazione, come avviene invece nel caso del sorriso che il neonato fa nel sonno se sente un carillon o un altro lieve stimolo, ma presuppone un riconoscimento, cioè una risposta cognitiva. La reazione dunque è ancora in parte fisiologica, ma è, allo stesso tempo, anche psicologica.

Il passaggio dal precursore-piacere all’emozione-gioia comporta, poi, una ulteriore predominanza dell’elemento psicologico, cioè del significato. Rimanendo sempre sull’esempio riportato da Sroufe, nel momento in cui assistiamo al sorriso gioioso di un bambino che ride mentre osserva la mamma far finta di succhiare dal suo biberon, possiamo dedurre che si tratti di vera e propria gioia, poiché, in questo caso, non c’è solo un riconoscimento (della mamma e del biberon) ma anche una precisa attribuzione di significato all’evento.

Dopo esserci soffermati su questi aspetti fondanti della teoria di Sroufe, allora, andiamo a vedere quali sono gli otto stadi dello sviluppo emotivo che individua nei primi anni della vita di tutti noi.

Gli otto stadi dello sviluppo delle emozioni secondo Sroufe

Nel suo testo, Lo sviluppo delle emozioni, che stiamo tenendo come riferimento per questa riflessione sul suo pensiero, Sroufe definisce otto stadi di sviluppo delle emozioni. Tra questi, i primi sette coprono il periodo che va dalla nascita fino ai 24 mesi, l’ultimo, invece, riguarda in particolare l’aspetto dell’autocontrollo emozionale nel periodo che Sroufe definisce “prescolare”.

Convinto, come abbiamo visto, che lo sviluppo debba essere studiato in tutte e tre le sue dimensioni, ovvero cognitiva, emotiva e sociale, Sroufe propone una tabella che affianca gli stati dello sviluppo emotivo da lui stesso individuati a quelli dello sviluppo cognitivo di Jean Piaget e quelli dello sviluppo sociale di Louis Sander.

Nel file scaricabile gratuitamente dal link qui sotto, riportiamo una tabella nella quale abbiamo sintetizzato gli otto stadi emotivi così come li propone Sroufe nel suo testo, rimandandovi a questo per ulteriori approfondimenti e aggiungendo solo – nella parte in corsivo – dei brevi commenti finalizzati a favorire la comprensione di un argomento molto tecnico.

Gli otto stadi dello sviluppo emotivo di Sroufe

Scarica gratuitamente la tabella!

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