nuove sfide interculturalità

Le nuove sfide dell’interculturalità. Tracce svolte per il TFA Sostegno Didattico

Finalizzato alla preparazione alle prove scritte per l’ammissione alle specializzazioni in sostegno didattico (c.d. TFA Sostegno) questo contributo fornisce un esempio di traccia d’esame ed offre una panoramica dell’evoluzione normativa, nazionale ed internazionale, finalizzata alla costruzione di società multietniche e interculturali.

Traccia

La creazione di spazi interculturali nelle nostre scuole non è solo una questione di tolleranza che punta al superamento dell’etnocentrismo, ma è una necessità volta all’apertura mentale indispensabile per la formazione delle future generazioni e per la costruzione dell’identità degli studenti stranieri.
Il candidato argomenti questa considerazione, ripercorrendo le tappe dell’evoluzione normativa in materia di interculturalità
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Percorso per lo svolgimento

Le differenze come tratto distintivo dell’umanità nella società contemporanea caratterizzata da complessità e fluidità

Una scuola e una società realmente inclusive sono mete possibili solo se ci si pone come obiettivo la costruzione di una vita in comune fondata sul riconoscimento delle differenze come tratto distintivo dell’umanità e di ciascun individuo. Non basta accettare e accogliere ciò che è diverso da sé e dalla cultura cui si appartiene, riconoscere la differenza altrui come valore potenziale, occorre un mutamento di prospettiva molto più profondo. Attualmente siamo ancora lontani nella realtà quo­tidiana e in quella scolastica da questa rivoluzione culturale, per questo lavoriamo ancora alla costruzione di una dimensione di “integrazione” cercando di perse­guirla attraverso interventi mirati particolarmente alle due dimensioni dell’ appartenenza culturale e delle abilità cognitive e sociali.

Per quanto riguarda il tema dell’appartenenza, le direttive europee in materia d’istruzio­ne sottolineano l’esigenza di realizzare un modello di cittadinanza attiva che si adat­ti alle caratteristiche della contemporaneità: complessità, fluidità, flessibilità.

La so­cietà e la scuola hanno come obiettivo da perseguire non più la semplice accoglienza o l’integrazione, bensì l’intercultura, ovvero la costruzione di una cultura condivisa, nata dal confronto reciproco e dall’innesto delle istanze, dei va­lori, delle visioni del mondo di tutti gli individui che appartengono alla comuni­tà. L’obiettivo a lungo termine è il «meticciamento», l’unica forma di incontro che possa dar vita a una forma mentis nuova e realmente inclusiva. La costruzione della nuova forma mentis dev’essere realizzata accantonando ogni forma di etnocentrismo, combattendo i pregiudizi, alimentando il dialogo.

Quando il meticciamento si realizza in modo pieno e corretto, esso genera una nuova identità, costruita con il contributo delle culture originarie e comune a individui che hanno le più disparate provenienze.

Il decentramento culturale e l’anti-etnocentrismo come chiave per scardinare il pregiudizio

Il ruolo che l’istituzione scolastica svolge in questo processo è cruciale, poiché la scuola è il luogo sia fisico sia mentale di incontro e di scambio in cui avvengono forme importanti di mediazione culturale in un contesto strutturato. La scuola offre occasioni continue di lavoro per decostruire i pregiudizi, per promuovere il decentramento culturale anche attraverso lo studio delle discipline, per costruire in situazione pratiche di relazione e di dialogo costrut­tivo in una prospettiva anti-etnocentrica che richiede la realizzazione di una rivoluzione culturale dei saperi; non solo della storia e della geografia, che sono da sempre considerati cruciali in quest’ottica, ma del sapere tutto, promuovendo un’esplorazione della conoscenza che tenga conto delle tradizioni culturali e delle forme di pensiero di ogni parte del mondo.

Il primo passo verso la costruzione di identità condivise è liberare la mente dai tratti identitari e culturali rigidi.

La decostruzione e la reinterpretazione hanno il potere di scardinare il principale ostacolo alla costruzione dello spazio dell’incontro, ossia il pregiudizio inteso come qualsiasi idea, opinione, giudizio, credenza che si forma prima della conoscenza reale, per sentito dire o per sentire collettivo, dato per vero e inconfutabile.

La forma di pregiudizio più diffusa e dannosa per la costruzione di uno spazio dell’incontro è il razzismo, che si fonda sull’idea aggregante e rassicurante di uni­cità e superiorità della propria cultura (o razza) come superiore alle altre. Nonostante tale idea sia stata confutata e privata di ogni fondamento e legittimità sia scientifica che sociale, essa continua a resistere, a rigenerarsi, a incarnarsi di continuo nelle culture o in alcuni gruppi di esse. Le idee di superiorità su cui si è fondato e si fonda il razzismo posso­no declinarsi nelle varie forme di superiorità: culturale, etnica, religiosa, di civiltà.

La scuola come agenzia di socializzazione e di mediazione culturale

La scuola è l’agenzia di socializzazione, che svolge un’azione educativa du­ratura, capace di accompagnare gli individui in un percorso di assimilazione rifles­siva e critica della cultura propria e altrui. È un luogo aperto a tutti, in cui ognuno è chiamato a cooperare su molteplici piani. Per queste sue funzioni e caratteristiche, la scuola può essere il primo importante spazio fisico e teorico in cui sperimentare pra­tiche nuove di incontro da interiorizzare.

La scuola può rispondere a questo bisogno educativo sostituendo alle certezze dogmatiche il relativismo, promuovendo forme di accoglienza fondate sulla conoscenza reale e sullo scambio, rimuovendo gli ostacoli che impediscono agli alunni e alle loro famiglie di culture altre di entrare a far parte della comunità educante che è ciascun istituto scolastico.

Numerose e profi­cue sono le esperienze di mediazione culturale o l’attivazione di corsi rivolti ad alunni e genitori oltre l’orario scolastico con interventi mirati a promuovere la conoscenza reciproca.

La scuola può agire anche a un livello più generale, relativo al curricolo, at­traverso la definizione di programmi e metodologie d’insegnamento adeguate alla costruzione di orizzonti interculturali. È necessario, naturalmente, agi­re anche al livello della formazione dei professionisti del mondo della scuola, in parti­colare i docenti, che hanno il compito di promuovere e costruire forme conoscitive e culturali capaci di permettere alle persone di vivere nella società contemporanea, che è complessa, fluida, plurale e interculturale.

Indicazioni Nazionali e nuovi scenari

Come precisato dalle Indicazioni Nazionali, la scuola affianca al compito «dell’insegnare ad apprendere» quello «dell’insegnare a essere». L’obiettivo è quello di valorizzare l’unicità e la singolarità dell’identità culturale di ogni studente.

Al fine di promuovere una “nuova cittadinanza”, il sistema educativo deve formare cittadini in grado di partecipare consapevolmente alla costruzione di collettività più ampie e composite, siano esse quella nazionale, quella europea, quella mondiale. La scuola deve assumersi dunque il compito di educare alla convivenza proprio attraverso la valorizzazione delle diverse identità e radici culturali di ogni studente.

La forma di cittadinanza funzionale al nuovo orizzonte deve essere, sì, salda ma anche fluida, plurale, capace di fondarsi sul relativismo. La conoscenza promossa deve essere ricca, aperta, fondata sulla coscienza di un’appartenenza globale e costruita con il contributo di tutti.

In tal senso l’Italia recepisce raccomandazioni, indicazioni e linee guida provenienti dalle istituzioni europee e dalle organizzazioni internazionali. Al fine di accelerare il processo di inclusività e interculturalità fin dal 2008, le norme nazionali hanno introdotto nei curricoli l’insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”, associandolo all’area storico-geografica.

Le Indicazioni 2012 nel capitolo dedicato a “La scuola del primo ciclo” riservano una particolare attenzione a “Cittadinanza e Costituzione”, sottolineando la necessità di introdurre la conoscenza della Carta Costituzionale, in particolare la prima parte e gli articoli riguardanti l’organizzazione dello Stato, tuttavia, viene qui richiamato con decisione l’aspetto trasversale dell’insegnamento, che coinvolge i comportamenti quotidiani delle persone in ogni ambito della vita, nelle relazioni con gli altri e con l’ambiente e pertanto impegna tutti i docenti a perseguirlo nell’ambito delle proprie ordinarie attività: “È compito peculiare di questo ciclo scolastico porre le basi per l’esercizio della cittadinanza attiva, potenziando e ampliando gli apprendimenti promossi a partire dalla scuola dell’infanzia”.

L’educazione alla cittadinanza viene promossa attraverso esperienze significative che consentano di apprendere il concreto prendersi cura di se stessi, degli altri e dell’ambiente e che favoriscano forme di cooperazione e di solidarietà. Questi aspetti vengono ripresi nel documento “Nuovi Scenari” del 2018 in cui il Comitato scientifico nazionale per le Indicazioni Nazionali sottolinea la coerenza del quadro normativo italiano con gli obiettivi enunciati dall’ONU nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

Il riconoscimento delle barriere linguistiche come bisogno educativo speciale

Una scuola che intenda impegnarsi nella difficile sfida dell’integrazione deve essere in grado di accettare e accogliere ogni suo allievo nel modo migliore, fornendo risposte soddisfacenti agli specifici bisogni educativi di cui ciascuno è portatore.

La scuola dell’inclusione deve dunque operare per la costruzione di piani educativi idonei a rimuovere gli svantaggi di natura sociale, culturale ed economica che ostacolano il raggiungimento dei risultati di apprendimento, a partire proprio dalle barriere linguistiche.

La Direttiva del 27/12/2012, “Strumenti d’intervento per alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica”  si muove proprio in questa direzione, assimilando la difficoltà linguistica alla disciplina dei Bisogni Educativi Speciali e aprendo la strada all’istituzione della nuova classe di abilitazione A-23 Lingua italiana per discenti di lingua straniera; l’obiettivo dell’inclusione non può infatti prescindere dall’apprendimento della lingua in una dimensione plurilingue e interculturale. Le difficoltà che presentano gli alunni stranieri sono tuttavia più ampi della sola padronanza linguistica; d’altro canto i più recenti studi affermano che il bilinguismo non è un ostacolo allo sviluppo dell’alunno, ma un punto di forza da valorizzare mediante percorsi finalizzati al potenziamento delle abilità linguistiche.

L’accoglienza di uno studente straniero occupa dunque un ruolo estremamente importante nel processo  d’integrazione, che è di tipo bidirezionale, nel senso che coinvolge sia l’alunno sia la classe in cui lo stesso è inserito e può diventare un’occasione di arricchimento per la classe. A tale scopo, l’insegnante dovrà promuovere e organizzare attività finalizzate alla conoscenza reciproca, incentrate per esempio sulla condivisione di esperienze e ricordi.

Riportiamo di seguito, in tabella, le principali tappe compiute dal nostro paese verso la realizzazione di una società e di una scuola interculturale.

Le principali tappe della scuola italiana verso un orizzonte interculturale

1989
C.M. 8/9/1989, n. 301
Primo documento sugli alunni stranieri: Inserimento degli alunni stranieri nella scuola dell’obbligo. Promozione e coordinamento delle iniziative per l’esercizio del diritto allo studio.
L’obiettivo della circolare era quello di disciplinare l’accesso generalizzato al diritto allo studio, all’apprendimento della lingua italiana, alla valorizzazione della lingua e della cultura d’origine. L’attenzione era posta esclusivamente agli alunni stranieri
1990
C.M. 22/7/1990, n. 205
Primo documento sull’educazione interculturale: La scuola dell’obbligo e gli alunni stranieri. L’educazione interculturale.
Si afferma il principio del coinvolgimento degli alunni italiani in un rapporto interattivo con gli alunni stranieri/immigrati, in funzione del reciproco arricchimento. La circolare introduce per la prima volta il concetto di educazione interculturale, intesa come la forma più alta e globale di prevenzione e contrasto del razzismo e di ogni forma di intolleranza (“L’educazione interculturale avvalora il significato di democrazia, considerato che la diversità culturale va pensata quale risorsa positiva per i complessi processi di crescita della società e delle persone”)
1994
C.M. 2/3/1994, n. 73
La dimensione interculturale nelle discipline: Il dialogo interculturale e la convivenza Democratica.
Colloca l’Italia nella dimensione europea dell’insegnamento nel quadro dell’educazione interculturale, con riferimento al trattato di Maastricht e ai documenti della Comunità Europea e del Consiglio d’Europa. Un intervento molto ricco che agisce anche sulle discipline e sui programmi rivisti alla luce della dimensione interculturale. Si fa un riferimento anche all’utilità di biblioteche e scaffali multiculturali nelle scuole e nelle biblioteche pubbliche, all’editoria per ragazzi, all’importanza di strumenti didattici adeguati, come i libri bilingui e plurilingui
1998-1999Leggi sull’immigrazione
La prima evidenzia il valore formativo delle differenze linguistiche e culturali.
Il secondo pone particolare attenzione sull’effettivo esercizio del diritto allo studio, sugli aspetti organizzativi della scuola, sull’insegnamento dell’italiano come seconda lingua, sul mantenimento della lingua e della cultura di origine, sulla formazione dei docenti e sull’integrazione sociale.
L. n. 40 del 6 marzo 1998
D.Lgs n. 268 del 25 luglio 1998
D.P.R. n. 394 del 31 agosto 1999
Tali principi sono garantiti nei confronti di tutti i minori stranieri, indipendentemente dalla loro posizione giuridica, così come espressamente previsto dal Decreto del Presidente della Repubblica del 31 agosto 1999, n. 394. Si legge che l’iscrizione scolastica può avvenire in qualunque momento dell’anno e che spetta al Collegio dei docenti formulare proposte per la ripartizione degli alunni stranieri nelle classi, evitando la costituzione di sezioni in cui la loro presenza sia predominante, e definire, in relazione ai livelli di competenza dei singoli alunni, il necessario adattamento dei programmi di insegnamento. Inoltre, per sostenere l’azione dei docenti, si affida al Ministero dell’istruzione il compito di dettare disposizioni per l’attuazione di progetti di aggiornamento e di formazione, nazionali e locali, sui temi dell’educazione interculturale
2000
Commissione nazionale intercultura
L’educazione è interculturale
La Commissione nazionale per l’educazione interculturale, istituita nel 1997 presso il Ministero, elabora un documento con l’obiettivo di presentare l’educazione interculturale come “normalità dell’educazione” nelle società globali, e come dimensione diffusa e traversale nella scuola del nostro tempo. Si tratta di uno sviluppo del tema, di un accento nuovo
2001
C.M. n. 155/2001
Assegna alle scuole con una percentuale di alunni stranieri e nomadi superiore al 10% degli iscritti fondi aggiuntivi per retribuire le attività di insegnamento. L’impegno viene confermato anche negli anni successivi, fino al 2008
2006
C.M. n. 24, del 1 marzo 2006
Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri
Delinea un quadro riassuntivo di indicazioni per l’organizzazione di misure volte all’inserimento degli alunni stranieri. Il documento ha soprattutto finalità pratiche, l’offerta di un comune denominatore operativo, ricavato dalle buone pratiche nate nel contesto dei singoli istituti, da estendere a tutto il sistema scolastico. Il documento contiene un deciso invito alle scuole a lavorare in rete, a costruire intese e patti con il territorio per un’equa distribuzione degli alunni stranieri nelle scuole del territorio
2007
Documento dell’Osservatorio nazionale per l’integrazione degli alunni
stranieri e per l’educazione interculturale
La via italiana per la scuola interculturale e l’integrazione degli alunni stranieri
Riunisce in modo programmatico le due dimensioni irrinunciabili: quella dell’intercultura, che coinvolge tutti gli alunni e tutte le discipline, e quella dell’“integrazione”, ovvero dell’insieme di misure e azioni specifiche per l’accoglienza e gli apprendimenti linguistici, in particolare degli alunni di recente immigrazione. Il documento pone al centro dell’azione quattro principi generali: l’universalismo; la scuola comune; la centralità della persona in relazione con l’altro; l’intercultura. Il documento individua, inoltre, le azioni che caratterizzano il modello d’integrazione interculturale italiano e lo possono sostenere se sono accompagnate da cure, risorse, dispositivi normativi, consapevolezza politica: pratiche di accoglienza e di inserimento nella scuola; Italiano come seconda lingua; valorizzazione del plurilinguismo; relazione con le famiglie straniere e orientamento; relazioni a scuola e nel tempo extrascolastico; interventi sulle discriminazioni e sui pregiudizi; prospettive interculturali nei saperi e nelle competenze; l’autonomia e le reti tra istituzioni scolastiche, società civile e territorio; il ruolo dei dirigenti scolastici e la loro formazione; il ruolo dei docenti e del personale non scolastico
Le Linee guida hanno proposto indicazioni operative e modelli di integrazione e sostegno didattico che alcune scuole avevano già sperimentato.
2014
Nuove Linee guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri MIUR
Nello specifico, con riferimento ai fenomeni di concentrazione di studenti con cittadinanza straniera, il documento ha auspicato un’equilibrata distribuzione delle iscrizioni attraverso un’intesa tra scuole, organizzate in reti di scuole, e una collaborazione mirata con gli enti locali.
Nell’ambito delle singole scuole, l’orientamento più diffuso è quello di favorire l’eterogeneità delle cittadinanze nella composizione delle classi, piuttosto che formare classi omogenee per provenienza territoriale o religiosa degli stranieri.
Le nuove Linee guida hanno auspicato anche la previsione, per il personale scolastico neoassunto, nonché́ per quello in servizio che desideri accrescere le proprie competenze, di percorsi di formazione riferiti al tema dell’intercultura.
L. 107/2015All’art. 1, co. 7, lett. r) ha inserito fra gli obiettivi del potenziamento dell’offerta formativa l’alfabetizzazione e il perfezionamento dell’italiano come lingua seconda attraverso corsi e laboratori per studenti di cittadinanza o di lingua non italiana, da organizzare anche in collaborazione con gli enti locali e il terzo settore, con l’apporto delle comunità di origine, delle famiglie e dei mediatori culturali. Inoltre, ha disposto (art. 1, co. 32) che le attività e i progetti di orientamento scolastico sono sviluppati con modalità idonee a sostenere anche le eventuali difficolta e problematiche proprie degli studenti di origine straniera.
D.M. 197/2016Ha adottato ai sensi della L. 107/2015 (art. 1, co. 124-125), il Piano nazionale 2016/2019 per la formazione in servizio dei docenti individuando tra le priorità nazionali “L’integrazione, le competenze di cittadinanza e di cittadinanza globale”.
D.P.R. 19/2016, recante disposizioni per la razionalizzazione e l’accorpamento delle classi di concorso a cattedre e a posti di insegnamentoÈ stata istituita la nuova classe di concorso A-23, Lingua italiana per discenti di lingua straniera.

Risorse di studio per le prove scritte

Tracce svolte per la prova scritta

Le tracce si basano sulle principali tematiche dell’integrazione scolastica, così come previsto dai programmi d’esame.
Gli elaborati contengono spunti e suggerimenti sulla normativa riguardante gli alunni diversamente abili, con indicazioni operative sui percorsi di integrazione/inclusione, sui vari aspetti della metodologia didattica orientata all’inclusione, sulla metacognizione, ipotizzando i possibili interventi volti a migliorare la capacità di autoregolazione degli alunni con difficoltà.

Molta attenzione viene dedicata alle buone prassi che una scuola, in una visione di collegialità, deve mettere in atto se intende favorire realmente il processo di integrazione di tutti gli alunni, all’apprendimento cooperativo, con molteplici esempi di modalità di interazione tra gli allievi, ai laboratori, con numerose tipologie di attività e di percorsi atti a conferire la flessibilità di cui necessita un ambiente educativo di apprendimento pensato per tutti.

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