L’arrivo del fratellino: la gelosia fa parte dell’amore

La gelosia è un sentimento sano e dimostra la capacità di amare dei nostri figli.

Lo diciamo sempre alle mamma e ai papà che, preoccupati, ci interpellano all’arrivo del fratellino. E non lo facciamo di certo per incoraggiare i genitori che si trovano alle prese con delle emozioni anche un po’ “scomode”, o per addolcire il momento delicato che stanno vivendo. No, è un concetto che condividiamo subito perché siamo convinte che vada tenuto bene a mente all’arrivo del secondogenito.

Anzi, andando ancora oltre, quando nasce un fratellino o una sorellina, dovremmo augurarci che il maggiore manifesti apertamente quel miscuglio di emozioni, sentimenti e comportamenti che chiamiamo “gelosia”, perché in questo modo sarà più facile, per noi adulti, accoglierla senza colpevolizzarla, ma piuttosto affrontandola per ciò che è.

L’arrivo del fratellino: il punto di vista del maggiore

Per il nostro bambino, per tutti i bambini, l’amore dei genitori – della mamma in particolare quanto più è piccolo – è un bisogno primario, che garantisce la sua stessa sopravvivenza. Partendo da qui allora, proviamo a metterci per un attimo nei panni di un fratello maggiore: cosa prova e soprattutto cosa vede dal suo punto di vista, fino a quel momento unico, assoluto e privilegiato?

Vede un essere piccolo piccolo, un estraneo ai suoi occhi, che entra nella sua casa e necessita delle continue attenzioni di quella stessa mamma che fino a quel momento è stata di altrettanto sua esclusiva proprietà. Sì, perché per un bambino che sa solo cosa voglia dire essere figlio unico è inconcepibile che la sua mamma possa essere anche di qualcun altro. È proprio un pensiero che non può formulare in astratto e che si trasforma in realtà all’improvviso, con un grande stravolgimento dell’unico mondo conosciuto fino a quel momento.

L’arrivo del fratellino: un momento per dar voce all’amore

Un cambiamento grosso dunque, sostanziale, che rende necessario da parte nostra accompagnare il maggiore nella conoscenza del nuovo arrivato, rassicurandolo – con le parole e con le azioni – del fatto che l’amore dei genitori non diminuisce se diviso: il nostro bambino ha bisogno di sapere che non sarà amato un po’ meno a causa di quel piccolo “intruso”, perché l’amore della sua mamma è capace di contenere tutti senza togliere niente a nessuno.

Ecco allora che esprimere ad alta voce questo concetto, senza aspettare che sia il nostro bambino a chiederci di essere rassicurato, è un dono grande che possiamo fargli, in grado di alleviare le sue preoccupazioni e le sue fantasie spesso cariche di angoscia.

La casa: da territorio esclusivo a luogo di condivisione e festa

Pensiamo a un momento a forte impatto per i primogeniti: l’arrivo del neonato dall’ospedale. Il primo ingresso nel loro territorio è un passaggio delicato, che dobbiamo curare con attenzione. Se riusciamo a renderlo un momento di festa, aiuteremo il più grande ad associare il fratellino a un ricordo piacevole, favorendo l’accoglienza.

Un’idea dolce e utile in tal senso può essere far trovare un regalino al maggiore da parte del piccolo arrivato. Come pure può rivelarsi di grande aiuto chiedere ai nostri parenti e amici che vengono a farci visita di salutare prima il più grande: il piccolo non si offenderà di certo, considerando che ancora non è consapevole di essere al mondo, mentre il maggiore ne sarà gratificato e avrà piccole prove concrete che il nuovo arrivato non viene sempre prima di lui e non è per forza più interessante.

Sono gesti minimi, ma concreti, che rassicurano il nostro bambino, poiché gli danno la sensazione di essere ancora al centro dell’interesse dei grandi. E questo lo aiuterà ad accettare gradualmente il fatto che bisognerà man mano fare dello spazio anche per il suo fratellino.

La terapia d’urto non giova, meglio un’accettazione graduale e morbida!

Sforziamoci perciò di non dipingere il nuovo arrivato come un futuro compagno di giochi con l’intenzione di indurre il grande ad accettarne la presenza con più piacere. Il maggiore infatti non è ancora in grado di prefigurare quel futuro di gioco e divertimento condiviso e, nel presente, resta molto frustrato dal quel piccolo essere capace solo, ai suoi occhi, di piangere, dormire e mangiare.

L’importanza delle parole

I gesti sono molto importanti, ma anche il linguaggio lo è altrettanto. È per questo che prestare una particolare attenzione alle parole che usiamo con il nostro bambino può avere solo effetti positivi.

Il primogenito, nella maggior parte dei casi, è a sua volta piccolo e ha bisogno di una comunicazione verbale rassicurante, affettiva, capace di confermare il suo ruolo e l’amore nei suoi confronti. È per questo allora che frasi come “Ormai sei grande”, “Cerca di capire!”, “Non vedi che lui è piccolo!” possono contribuire a togliere sicurezza, invece che crearla, e far sentire il bambino inadeguato più che stimolato ad accogliere i suoi doveri di fratello maggiore: non ha scelto lui di avere un fratellino e non ne capisce il valore fino in fondo. Gli è necessario un po’ di tempo, dapprima per conviverci e poi per volergli bene.

Da figlio unico a fratello maggiore

Come tutti i percorsi che portano a dei cambiamenti significativi e profondi, anche quello che il nostro primogenito dovrà compiere per diventare un fratello maggiore non sarà veloce né facile per lui. In alcuni momenti potrà sembrarci che invece di procedere in avanti, vada all’indietro.

È proprio quello che capita quando ci troviamo di fronte a regressioni di vario tipo, che possono andare da una ricerca costante di coccole alla richiesta frequente del ciuccio, dalla difficoltà di addormentamento al desiderio di attaccarsi al seno della mamma, e che sono tutte la rappresentazione di un unico pensiero:

“Se torno piccolo come lui avrò le stesse attenzioni e la mamma tornerà a essere la mia mamma come prima, quando le bastavo solo io.”

Come genitori possiamo accogliere con serenità questo desiderio del nostro bambino di essere ancora piccolo piccolo per un po’, consapevoli che lo aiuterà proprio ad andare nella direzione opposta, e cioè a crescere.

La gelosia non è una colpa, ma un sentimento naturale

Come spesso accade quando ci troviamo di fronte a delle emozioni non proprio gradevoli, potremo essere tentati di trasmettere al nostro primogenito il messaggio che è bravo, perché non è geloso. Se questa tentazione ci coglie davvero, dobbiamo ricordare quello che abbiamo detto da subito: la gelosia non è una colpa, non rende il nostro bambino meno amabile o speciale, ma solo un piccolo individuo che si confronta con un cambiamento importante in merito al suo tesoro più prezioso: l’amore della sua mamma e del suo papà.

Il rischio di associare la “bontà” all’assenza di gelosia è quello di sommare un terribile senso di colpa a delle emozioni già forti e impegnative come quelle che il nostro bambino sta affrontando. Non dobbiamo dimenticare che una gelosia non evidente non vuol dire che sia assente: può covare sotto la cenere e soprattutto, ma non solo, quando la differenza di età tra fratelli è grande, potrebbe esprimersi in altri ambiti, diversi da quello familiare.

Raccontare la gelosia per condividerla

La cosa migliore è nominare noi per primi la gelosia, riferendola a noi stessi quando eravamo bambini, condividendo una storia di cui noi siamo protagonisti e in cui siamo stati gelosi di qualcuno. Che liberazione e complicità sapere che anche la mamma o il papà si sono sentiti come lui, che sollievo per il nostro bambino sentirsi compreso e potersi ritrovare nelle parole dei suoi genitori!

Solo così trasmettiamo il messaggio che la gelosia è un sentimento legittimo, autorizzato da noi genitori e quindi accettato. E questa consapevolezza è fondamentale per ogni bambino, che potrà vivere ciò che prova liberamente, perché sentirà di essere compreso.

Al contrario, se il messaggio che trasmettiamo al nostro piccolo è di reprimere la gelosia, perché siamo noi i primi a relegarla al ruolo di emozione negativa, scomoda, deprecabile, corriamo il rischio di far sentire il nostro bambino abbandonato e solo in uno stato di angoscia che non ha ancora gli strumenti per affrontare in autonomia.

Tempo e pazienza, il dono per il nostro primogenito

Nella nostra esperienza di madri e di professioniste che hanno il privilegio di lavorare con tante famiglie, ci siamo convinte che i gesti e le attenzioni da riservare al nostro figlio maggiore per accompagnarlo in un cambiamento così importante sono tanti, ma di certo la capacità di dargli tempo, e con pazienza, è l’elemento fondamentale.

Non c’è fretta: diamoci e diamogli modo di capire, perché lo ha vissuto direttamente poco per volta giorno dopo giorno, che il nostro cuore di mamma ha davvero spazio per tutti. E che lui, il nostro primo bambino, occuperà sempre un posto unico in quel cuore. Perché, come la nostra amica Francesca racconta nel suo nuovo albo Occhicielo…

L’amore di una mamma è infinito, e l’infinito, anche quando lo dividi, resta sempre infinito!

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