Solo lo stupore conosce.
Con questa frase, attribuita a Gregorio di Nissa, vescovo e teologo vissuto nella Grecia del IV secolo d.C., vorrei aprire oggi questa mia riflessione ispirata al Capitolo sette di Verdolina scopre il mondo – Lo stupore lascia senza parole – la quale, come le altre che ho pubblicato finora qui sul blog Occhicielo, accompagna l’ultimo nato tra i laboratori creativi che io e Francesca de Robertis vi proponiamo e che potrete scaricare gratuitamente dal box in fondo all’articolo.
Il protagonista di questo capitolo, insieme alla nostra amica verde, è proprio lo stupore, come del resto possiamo intuire già dal titolo, che ci dà, fin da subito, un indizio su una delle caratteristiche più comuni di questa emozione fondamentale, e cioè quella sua capacità di lasciarci afasici, come pietrificati, nel gergo comune, “senza parole”.
Gli argomenti dell'articolo
Lo stupore, il breve e intenso momento che apre alla scoperta
La sorpresa è l’emozione più breve. Scatta all’improvviso. Se abbiamo tempo di pensare a quello che succede e considerare se ci sorprende o no, allora non siamo sorpresi. Non si può rimanere sorpresi a lungo, a meno che l’evento non riveli via via nuovi aspetti sorprendenti. Quando si smette di essere sorpresi, l’emozione scompare di colpo così com’è apparsa.
Paul Ekman, Giù la maschera
È esattamente questo che accade a Verdolina quando il suo amico Vento la porta per la prima volta da Arco, l’enorme arcobaleno che, dopo la pioggia, con l’aria ancora carica di acqua, colora il cielo con le sue infinite sfumature. La nostra giovane e chiacchierona amica resta all’improvviso senza parole di fronte a quello spettacolo straordinario e più lo ammira più la sorpresa si protrae davanti alla grandezza e alla maestosità di quel nuovo personaggio.
Quando poi le parole canzonatorie del Vento la fanno riemergere dallo stupore, l’emozione che l’aveva coinvolta tanto intensamente scompare di colpo, così com’era apparsa, ma non invano, perché è in quel preciso momento che arrivano nella mente di Verdolina tante domande, arriva cioè il momento della scoperta e dell’apprendimento.
Lo stupore è uno stimolo per la conoscenza
Ed è proprio questo il cuore della riflessione che voglio condividere con voi oggi. Se lo stupore fosse solo uno stato transitorio senza conseguenze, non sarebbe così prezioso. Per fortuna, invece, come le altre emozioni, produce un cambiamento nel nostro stato precedente, in seguito al quale attiviamo una risposta, produciamo cioè un effetto sul nostro comportamento.
Così come, quando abbiamo paura, possiamo fuggire o tremare, così come, provando felicità, possiamo gridare o saltare, allo stesso modo, spinti dallo stupore, possiamo incuriosirci, fare domande e cercare risposte, possiamo cioè attivare quei comportamenti che portano alla conoscenza.
Gli antichi greci, per definire l’atto di meravigliarsi, usavano il verbo thaumàzein, ma nella sua radice thàuma, non c’era solo il concetto stesso di “meraviglia” intesa come sensazione gioiosa che nasce dalla novità, bensì anche l’idea di “angosciante stupore” di fronte alla durezza della vita. Per Platone e Aristotele il meravigliarsi rappresenta quella fase in cui non comprendiamo più il nostro essere e quello del mondo circostante. È il momento in cui veniamo stimolati a porci domande e a cercare risposte. È il momento in cui si attiva il processo che porta, appunto, alla conoscenza.
Dallo stupore alla scoperta, attraverso l’attenzione
È proprio per questo che lo stupore può diventare, nel corso delle nostre vite, un prezioso strumento, il motore di ogni nostra domanda: di fronte a qualcosa di nuovo, di inaspettato, è fisiologico chiedersi il perché, incuriosirsi, cercare di scoprire qualcosa di più.
Tuttavia, passare dallo stupore alla domanda – e, gradualmente, alla scoperta – non è un meccanismo così fisiologico, soprattutto in un mondo, come quello in cui viviamo oggi, dominato dai troppi stimoli e dall’apatia. È qui allora che entra in gioco la nostra capacità di attenzione, importante quanto le emozioni stesse. Per dare un senso vero alla meraviglia, allo stupore, è indispensabile che ci mettiamo in gioco, predisponendoci a cogliere un particolare, a chiederci il “perché” di ciò che vediamo, o che ci accade. Per dare un senso vero a questa emozione così coinvolgente, è indispensabile che dedichiamo tutta la nostra attenzione a ciò che l’ha suscitata.
Pensiamo per un attimo all’incontro tra Verdolina e l’Arcobaleno: lo stupore della nostra amica tovaglia verde si sarebbe potuto cristallizzare in quel fermarsi a bocca aperta ad ammirare un fenomeno naturale meraviglioso, fuori dal comune. Verdolina invece riesce ad attuare un ulteriore passaggio: si sofferma sull’oggetto della sua meraviglia, gli dedica attenzione ed è proprio da questo soffermarsi attento che scaturiscono le domande su ciò che accade e come accade, quelle domande e quella curiosità che le consentono di trasformare un’emozione di pochi secondi in qualcosa di ben più duraturo, ovvero in conoscenza e apprendimento.
Stupirsi per porsi domande
Ed ecco il punto su cui vogliamo soffermarci a riflettere con questo sesto tra i laboratori creativi che vi proponiamo qui e che potrete scaricare gratuitamente dal box sotto: lo stupore corre il rischio di trasformarsi in una fotografia istantanea, se la nostra mente, in parallelo all’emozione che sta provando, non è in grado di porsi domande, se non è allenata a farlo. Lo stesso può accadere alle attività creative che proponiamo ai nostri piccoli: possono restare dei “lavoretti”, anche molto belli, che però non lasciano tracce importanti nel bagaglio di conoscenze che stiamo cercando di costruire insieme a loro.
Nel laboratorio creativo di oggi, allora, vi proponiamo di sperimentare con i vostri bambini una tecnica di pittura nuova, divertente e sorprendente, che vi permetterà non solo di meravigliarvi insieme, ma anche di soffermarvi – ancora una volta insieme e con la dovuta attenzione – sul come la vostra personalissima creazione possa trasformarsi sotto i vostri occhi.
Buon divertimento!