Il conflitto fa parte della vita. Entrare in conflitto e, quindi, iniziare a discutere con un’altra persona, significa, nonostante tutto, aprire un contesto comunicativo – dialogico che offre opportunità di scambio sociale.
Infatti ogni comunicazione, così come ogni conflitto, necessita di abilità di interazione sociale, quali ad esempio:
- Turnazione: il soggetto A parla e B ascolta / B risponde e A ascolta
- Argomentazione/spiegazione dei propri pensieri e delle proprie motivazioni
- Comprensione dei pensieri e delle motivazioni altrui
- Ascolto attivo
Il conflitto in sé, pertanto, non è dannoso. Ciò che è deleterio è il non saper gestire i conflitti che, prolungandosi nel tempo, divengono causa di rancori, recriminazioni, aggressività e stress. Gestire i conflitti non significa solo risolverli, ma conoscere i motivi che li hanno generati e le strategie per poter giungere alla loro pacifica risoluzione.
Sembra che molti ragazzi manchino della capacità di gestire i conflitti in maniera adeguata ed adottino, invece, provocazioni vicendevoli che sfociano in aggressione. Ciò accade perché pare che vi sia l’errata convinzione che conflitto ed aggressione possano essere usati come sinonimi.
All’aggressione conseguono dei comportamenti che mirano sempre ad offendere e nuocere all’altro. Di questa categoria fanno parte, ad esempio, gli atti di bullismo.
Il conflitto, invece, può essere definito come un evento relazionale che si verifica in presenza di interessi, obiettivi, bisogni e punti di vista diversi, tra due o più persone. Il conflitto si manifesta in circostanze di incompatibilità in cui una persona si oppone apertamente alle azioni o alle motivazioni dell’altro. Quindi, il conflitto ha inizio con l’opposizione, ma termina sempre con una risoluzione o dissipazione dello stesso, in quanto il suo obiettivo principale è il ristabilire l’equilibrio personale e interpersonale, attraverso l’uso di specifiche strategie di gestione dei conflitti.
Per poter gestire efficacemente i conflitti è necessario fare scendere in campo le proprie personali capacità linguistiche e conversazionali, negoziali, assertive e di gestione delle proprie ed altrui emozioni, intelligenza emotiva.
Solo sviluppando tutte queste capacità e competenze i bambini e i ragazzi saranno in grado di vivere in modo sereno il gruppo dei pari e potranno affermare serenamente la propria individualità.
Le variabili che generano conflitto
Il fenomeno del conflitto è un evento complesso le cui modalità di realizzazione e di risoluzione sembrano essere influenzati da variabili quali:
- Età
- Genere
- Tipologia di relazione esistente tra le persone
La variabile età
L’età influisce sui motivi delle dispute. Ad esempio, i bambini al nido o alla scuola dell’infanzia entrano in conflitto per elementi concreti: la contesa di uno stesso oggetto desiderato. Dalle scuole primarie in poi i motivi dei conflitti risultano legati anche a situazioni maggiormente astratte: valori e atteggiamenti, opinioni, personalità diverse, lotte per il potere, comunicazioni disfunzionali, divergenze di interesse, percezione e/o giudizi.
La variabile età sembra anche essere influente sulla frequenza degli episodi conflittuali, cioè gli episodi conflittuali sembrano decrescere con l’aumentare dell’età, sebbene possano però, con l’adolescenza, accentuarsi le azioni violente serie, proprio a causa dell’incapacità a gestire il conflitto.
Anche le strategie usate per la risoluzione variano in base all’età. Per i bambini più piccoli le strategie principali sono quelle basate sull’insistenza, ciò a causa del loro egocentrismo, quindi il bambino è incapace di poter mettere in campo strategie di decentramento cognitivo per cercare di comprendere le motivazioni altrui, necessitando anche dell’intervento di un terzo mediatore, che di solito è l’adulto (insegnante o genitore).
Per i bambini più grandi, adolescenti e giovani adulti, le strategie divengono sempre più negoziali, di patteggiamento, cooperative.
La variabile genere
La variabile genere influisce sul conflitto, unendosi alla variabile età, in quanto più i bambini sono piccoli più è frequente che il conflitto sorga tra bambini dello stesso sesso, poi, con la crescita, questa caratteristica si mitiga e il conflitto sorge indistintamente tra maschi e femmine.
Ciò che sembra restare un po’ più costante rispetto alla variabile genere è la modalità delle strategie che vengono messe in atto:
- i maschi tendono maggiormente alla competizione e alla leadership e risultano quindi un po’ più aggressivi;
- le femmine, al contrario, sembrano più portate a strategie di mediazione e di cooperazione.
Tipologia di relazione esistente tra le persone
La terza variabile, la tipologia di relazione esistente tra i contendenti, mostra come i conflitti sorti tra amici siano meno accesi, frequenti e ricorrano maggiormente a strategie negoziali, di mediazione e di cooperazione, in quanto l’obiettivo è chiarirsi e preservare la relazione. I conflitti che invece nascono tra non amici, quindi tra semplici conoscenti, sono caratterizzati da una maggiore aggressività e sono meno tendenti a rispettare il punto di vista dell’altro.
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Il ruolo dei docenti nella gestione dei conflitti
Alla luce di quanto esposto fin ora, si può concludere sostenendo che il conflitto è elemento di cambiamento, di adattamento e di sviluppo sociale, disconfermando, quindi, tutta quella letteratura che sosteneva che il conflitto tra pari fosse un momento di scarsa competenza sociale.
I docenti, pertanto, dovrebbero lavorare maggiormente sullo sviluppo delle competenze trasversali legate alla risoluzione dei conflitti: negoziazione, assertività, ascolto attivo e intelligenza emotiva, in quanto a lungo termine tale sforzo produrrà un miglioramento delle competenze sociali dei ragazzi, che genererà, a sua volta, un beneficio in termini di gestione della classe per gli stessi docenti.
Bibliografia
- Cardoso, P., De Florio, R, Lavilla, E. “Gestire i conflitti: la chiave è trovare un punto d’incontro”
- Losa S. (2006-2007) Tesi di Laurea “Relazioni amicali e conflitti in età prescolare”
- UniTs (a cura di, 2009) “Gestione dei conflitti”. Modulo formativo adattato dal SOCO – VET Handbook