In questo articolo – che prende spunto da due quesiti proposti da alcuni atenei in occasione della prova preselettiva del TFA Sostegno Didattico degli scorsi cicli – affronteremo il tema della hot cognition, una dimensione cognitiva, nota anche come warm cognition, basata sul presupposto dell’esistenza di una stretta connessione tra processi cognitivi e processi emotivi.
Gli argomenti dell'articolo
Hot Cognition e Cold Cognition
I concetti di cold e hot cognition si basano su un modo di intendere la cognizione come un processo che non coinvolge solo funzione “fredde” (cold), come per esempio la percezione, la memoria, l’attenzione, il linguaggio, ma anche altre che sono definite “calde” (hot/warm), in quanto coinvolgono la dimensione emotiva, relazionale e della motivazione. Questo modo di intendere la cognizione, ovviamente, è possibile solo se si parte dal presupposto che cognizione ed emozione – come ormai le neuroscienze hanno ampliamente dimostrato – sono strettamente interrelate e lavorano in forte sinergia nella nostra vita e nel nostro sviluppo.
La relazione tra cognizione ed emozione secondo le neuroscienze
Per Kenneth Dodge (Emotion and Social Information Processing,1991), “tutti i processi di elaborazione delle informazioni sono emozionali, nel senso che l’emozione è l’energia che organizza, amplifica e modula l’attività cognitiva e a sua volta costituisce l’esperienza e l’espressione di tale attività”.
Dodge ipotizza dunque un collegamento molto forte tra cognizione ed emozione, che, come spiega Daniela Lucangeli nel volume A mente accesa (2020), risiede proprio nell’anatomia e nella fisiologia del nostro cervello, come risulta evidente dall’esempio che riporta in merito all’amigdala e all’ippocampo, due strutture del lobo temporale mediale che partecipano sia ai processi cognitivi sia a quelli emotivi.
L’amigdala è la prima ad analizzare le esperienze sensoriali e a inviare segnali al resto del cervello perché questo possa prepararsi a reagire: è questa struttura cerebrale, dunque, a dirci cosa fare quando proviamo una determinata emozione, perché ricorda il comportamento che abbiamo adottato ogniqualvolta l’abbiamo provata.
L’ippocampo, dal canto suo, è essenziale nei processi di memoria, in particolare quella più remota, che svolge un ruolo fondamentale nella formazione della nostra personalità, ma, allo stesso tempo, è sede della memoria emotiva, perché è proprio questa struttura cerebrale collocata a ridosso dell’amigdala a immagazzinare e processare le esperienze che abbiamo vissuto, correlandole strettamente alle emozioni che abbiamo provato in quelle situazioni.
Come spiega Lucangeli, queste due strutture, seppure collegate a sistemi di memoria separati, nelle situazioni emotive, “lavorano in sinergia influenzandosi a vicenda e rendendo possibile l’incontro tra emozione (n.d.r. funzione hot) e memoria (n.d.r. funzione cold)”, e creando tra le esperienze immagazzinate nella nostra memoria e le emozioni che le hanno accompagnate un legame difficile da spezzare.
Le evidenze neuroscientifiche, dunque, ci parlano di una relazione stretta e a doppio senso tra cognizione ed emozione che incatena inevitabilmente il nostro apprendimento – processo cognitivo – alle emozioni che proviamo mentre questo avviene, alle motivazioni che lo animano e alle altre persone che ne sono coinvolte. Ciò significa che se mentre apprendiamo qualcosa proviamo un’emozione, ogni volta che richiameremo dalla memoria quel qualcosa, rivivremo anche l’emozione che abbiamo provato nel momento in cui lo abbiamo appreso.
L’importanza della hot cognition nel processo di apprendimento
Tenere presente questo dato di fatto è fondamentale quando si parla di apprendimento e di metodologie per favorirlo e renderlo più efficace. Come sappiamo bene, infatti, tendiamo a vivere con più piacere le emozioni che chiamiamo “positive”, come la felicità, l’orgoglio, la serenità, e con altrettanto piacere le richiamiamo dalla nostra memoria. Al contrario, tendiamo ad allontanare da noi le emozioni che chiamiamo “negative” come per esempio la paura, l’umiliazione, l’ansia, la delusione. Di conseguenza, tenderemo a richiamare più volentieri tutte quelle esperienze, tra cui gli apprendimenti, che abbiamo associato a emozioni positive, mentre tenderemo a scacciare quelle che abbiamo associato a emozioni negative.
Essere consapevoli di questo stretto legame significa ipotizzare che i nostri pensieri non sono qualcosa di separato dal nostro stato emotivo, ma ne sono anzi influenzati, significa dunque ipotizzare che esiste una dimensione cognitiva definita “warm (hot) cognition”, cioè una “cognizione calda”, nella quale sono implicate le emozioni e altri processi “warm/hot”, come quello empatico, motivazionale, relazionale (sociale). Una dimensione diversa dunque da quella definita “cold cognition”, cioè una “cognizione fredda”, che implica l’indipendenza dell’elaborazione cognitiva dal coinvolgimento emotivo in cui questa avviene.
Entrambe sono possibili e non si escludono a vicenda, anzi, come spiega ancora Lucangeli, è possibile collocarle in un ordine “(crono)logico”.
La cognizione calda avviene prima della fredda e ha più peso sulle reazioni e in termini affettivi. In altre parole ha un impatto maggiore sul giudizio che diamo di situazioni, persone ed esperienze.
Se quindi assumiamo, con Lucangeli, che la cognizione calda “ha più peso sulle reazioni” e “un impatto maggiore sul giudizio” è chiaro quanto sia importante portare nell’apprendimento degli stati d’animo positivi, come il divertimento, l’interesse, la fiducia, la meraviglia, il piacere sensoriale, la serenità, allo stesso tempo in cui escludiamo definitivamente quegli stati d’animo negativi come la paura, l’ansia, la frustrazione, il timore, l’apprensione, che tanto danno possono fare nel processo di sviluppo e di apprendimento di ciascuno di noi.
Prepariamoci alla prova preselettiva del TFA Sostegno 2023: come rispondere alle domande sulla hot cognition
Prima ancora di tornarci utile nella professione insegnante, questa riflessione sulla hot cognition ci serve ad acquisire i concetti di hot e cold cognition in modo da poter rispondere a eventuali domande della preselettiva TFA. Per le due proposte in questo articolo, la risposta corretta è la A, poiché dobbiamo ricordare che:
- percezione, memoria, attenzione sono processi cold, che quindi afferiscono al dominio della cold cognition;
- emozione, motivazione, relazione sono processi hot, che quindi afferiscono al dominio della hot cognition;
- che hot e cold cognition non sono due dimensioni cognitive in contrasto tra loro, ma sono legate dall’interazione esistente tra cognizione ed emozione.
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Il gruppo Telegram dedicato al TFA Sostegno Didattico 2023
Questo articolo nasce dal confronto costruttivo e piacevole tra la nostra redazione e alcune persone che hanno scelto i volumi e i servizi Edises per prepararsi alle prove di ammissione al TFA e, con il proprio impegno e la propria motivazione, hanno deciso di rendere il nostro gruppo telegram un bel luogo di informazione e scambio sui contenuti.
Per questa scelta e per il modo in cui la conducono noi della redazione Edises li ringraziamo, cogliendo l’occasione per invitare chiunque abbia piacere a farlo a unirsi a noi. Il link è quello qui sotto.
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