Gestire uno studente che disturba le lezioni

Il prossimo concorso nella scuola ha come proposito dichiarato quello di valutare le capacità didattiche dei candidati docenti in situazione. Non basterà dunque conoscere teorie pedagogiche e metodologie didattiche in astratto, ma occorrerà dimostrare di saperle contestualizzare in situazioni concrete, simili a quelle che si trovano a fronteggiare gli insegnanti nella quotidiana attività di classe.

L’insegnante si trova ogni giorno a confrontarsi con classi eterogenee che presentano non solo esigenze diverse, ma anche differenti modi di relazionarsi con i compagni e con il gruppo, le quali possono determinare difficoltà più o meno grandi nella gestione della classe e della didattica.

Tra i casi più frequenti che i docenti si trovano a dover affrontare, senza dover scomodare i Disturbi del Comportamento, ci sono quegli atteggiamenti “oppositivi”, non necessariamente aggressivi, che di frequente si associano a un’immaturità emotiva o alla ricerca di particolari attenzioni.

Un caso che fa talvolta sorridere è il bambino burlone, quello che scherza sempre, che non prende i compiti seriamente e neanche i rimproveri ed assume comportamenti burleschi, vissuti come l’unico modo di attirare l’attenzione e far divertire il gruppo, e infine farsi accettare, laddove non riesce a primeggiare per i risultati legati al rendimento. Il bambino “burlone”, a differenza del bambino che si chiude con violenza o passività al rapporto con gli insegnanti, è una tipologia caratteriale talvolta sottovalutata.

Spesso si attribuisce al bambino eccessiva esuberanza, maleducazione, mancanza di rispetto nei confronti degli altri componenti della classe che, se all’inizio ridono degli scherzi e delle distrazioni, ben presto si stancano del disturbo continuo e tendono a isolarlo.

Il “bambino burlone” e il gruppo-classe

Il punto è che quando un bambino riesce a far ridere e divertire i suoi compagni di classe mediante una smorfia, una battuta o un comportamento irriverente, come strappare il foglio dei compiti, vive un’esperienza gratificante. Al bambino piace essere al centro dell’attenzione ed essere considerato importante, divertente, spavaldo dalla classe.

Su questi bambini i rimproveri degli insegnanti hanno un effetto poco dissuasivo perché il rinforzo positivo derivante dall’approvazione del gruppo agisce come conferma. Nella maggior parte dei casi si tratta di bambini profondamente insicuri che cercano di attirare l’attenzione su di sé ritenendo il comportamento buffo e burlesco l’unico modo di farsi notare.

Sensibilizzare i genitori ad instaurare un dialogo costruttivo con il bambino, spiegandogli per quale ragione gli altri non vanno disturbati, è senz’altro un doveroso primo passo, così come spronarli a individuare le ragioni del disagio manifestato dal piccolo, poiché la richiesta di attenzione e la costruzione di meccanismi di difesa sono sintomi di un disagio di cui va innanzitutto individuata l’origine. Molto probabilmente, tuttavia, il comportamento oppositivo a scuola continuerà. Per ottenere un vero e proprio miglioramento, infatti, è fondamentale coinvolgere anche l’intero gruppo classe.

Gestire uno studente che disturba le lezioni: metodologie didattiche

L’insegnante dovrà prima parlare con il bambino, spiegandogli che per essere ben voluto non è necessario essere sempre divertente e far ridere l’intera classe, dall’altro dovrà coinvolgere i compagni spiegando loro che se veramente vogliono aiutare il loro amico, non devono ridere alla sue battute o ai suoi scherzi.

Poiché l’esigenza del bambino è quella di occupare un ruolo da protagonista nella classe, l’obiettivo sarà quello di spostare la sua gratificazione da un esempio negativo ad uno positivo.

Si potrà per esempio puntare su attività in cui il bambino raggiunge solitamente buoni risultati, anche per esempio nello sport o nell’arte e organizzare una serie di giochi in cui tutti siano coinvolti, ma riservando magari richieste leggermente facilitate per lui, i cui risultati positivi, insieme a quelli degli altri compagni, saranno lodati.

Alla fine dell’attività, il bambino potrà ricevere un piccolo riconoscimento per la sua bravura, per esempio la maestra potrà incollare una figurina su un quaderno, a titolo di premio per il risultato raggiunto. Questo è un modo anche per far sapere ai genitori del piccolo successo scolastico e far sì che anche in famiglia il bambino venga lodato.

Trattandosi di un disagio che si manifesta nel rapporto con i pari, all’interno del gruppo classe può essere efficacemente affrontato, con l’aiuto e la mediazione della maestra. È dunque importante che la maestra coinvolga il resto della classe nell’aiuto del bambino che ha uno speciale bisogno di attenzione.

La partecipazione della classe ad un progetto condiviso, anziché far nascere gelosie, nel contendersi l’attenzione della maestra, incoraggia comportamenti collaborativi; se infatti i bambini vengono motivati a prestare aiuto a un compagno in difficoltà e se i loro sforzi in tal senso vengono adeguatamente riconosciuti e lodati, non hanno difficoltà ad accettare che per un limitato periodo di tempo uno di loro riceva un trattamento privilegiato. Il risultato non sarà dunque la gelosia dei compagni ma l’insorgere di un atteggiamento cameratesco.

Inoltre il miglioramento del comportamento del compagno di classe diventa un esempio, una dimostrazione di come si possa migliorare il proprio comportamento. Naturalmente questo circolo virtuoso può essere innescato e guidato solo da un’insegnante che sappia cogliere i segnali di fragilità e insicurezza del bambino-burlone e sappia guidare la classe verso una positiva esperienza di crescita e arricchimento, mediante attività cooperative.

Tracce svolte per la prova scritta

Le tracce si basano sulle principali tematiche dell’integrazione scolastica, così come previsto dai programmi d’esame.
Gli elaborati contengono spunti e suggerimenti sulla normativa riguardante gli alunni diversamente abili, con indicazioni operative sui percorsi di integrazione/inclusione, sui vari aspetti della metodologia didattica orientata all’inclusione, sulla metacognizione, ipotizzando i possibili interventi volti a migliorare la capacità di autoregolazione degli alunni con difficoltà.

Molta attenzione viene dedicata alle buone prassi che una scuola, in una visione di collegialità, deve mettere in atto se intende favorire realmente il processo di integrazione di tutti gli alunni, all’apprendimento cooperativo, con molteplici esempi di modalità di interazione tra gli allievi, ai laboratori, con numerose tipologie di attività e di percorsi atti a conferire la flessibilità di cui necessita un ambiente educativo di apprendimento pensato per tutti.

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Dove approfondire

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Se ti stai preparando alla prova scritta dell’ammissione al TFA di sostegno, consulta la nostra pagina dedicata alle Tracce svolte, dove potrai trovare degli esempi di sviluppo dell’argomento inclusività e di molti altri.

Se invece sei interessato ai temi dell’educazione emotiva e di quanto questa possa essere un valido aiuto anche per l’inclusione, dei legami tra emozioni e apprendimento, tra emozione e motivazione, degli effetti delle nuove tecnologie sullo sviluppo dei bambini, puoi trovare molte riflessioni utili sul nostro blog Occhicielo. Lì potrai scoprire anche i nostri libri per ragazzi, tra cui il Coniglio dispettoso potrebbe tornarti utile per un’attività di classe nella scuola primaria dedicata alla riflessione sull’empatia e sugli atteggiamenti oppositivi.