Il progressivo aumento di complessità cui abbiamo assistito in questi decenni ha portato, soprattutto con l’introduzione delle nuove tecnologie informatiche e multimediali, ad una società con impressionanti caratteristiche di velocizzazione, scomponibilità e modificabilità dei processi, a tutti i livelli.
Abbiamo la consapevolezza di fondo che di minuto in minuto la società riproduce il proprio funzionamento a livello globale e locale attraverso un enorme volume di connessioni sempre più fini e mobili, capaci di scomporre ogni realtà, penetrando negli snodi più interni delle cose – materiali, produttive, organizzative – per ricombinare e riconnettere tutto flessibilmente nel modo più funzionale, secondo forme mobili e variabili, in linea di principio illimitatamente modificabili.
Gli argomenti dell'articolo
Frammentazione e frammentabilità per processi sempre più mutevoli
Si ha come l’impressione che qualcosa spinga tutto ad essere sempre più frammentato e ulteriormente frammentabile, in modo da poter essere riconnesso in forme sempre più flessibili, rapide, sottili, mentre la velocizzazione dei processi sposta necessariamente il centro dell’azione e dell’attenzione verso la superficie, dove tutto è più mobile, e verso il presente – o il presente prossimo immediato – con perdita netta di spessore del passato e del futuro.
Assenza di strutture, regole e differenze, per una connessione senza limiti
Scomposizione e fluidificazione: in questo quadro, tutto deve potenzialmente poter connettersi funzionalmente con tutto ad ogni istante. Ciò significa che limiti, confini, distinzioni, incompatibilità, in ogni ambito della vita e del funzionamento della società, devono divenire deboli, modificabili, sostituibili, devono poter cadere: una generale perdita di strutture, regole, differenze. In rapporto a queste caratteristiche, sta verificandosi quello che si direbbe un vero e proprio mutamento antropologico.
Noi stessi – e a maggior ragione i nostri bambini e ragazzi – non possiamo non interiorizzare questa velocizzazione, frammentazione, superficializzazione, modificabilità, e dunque questa caduta di limiti, distinzioni e incompatibilità.
Gli effetti positivi della complessità: il potenziamento della comunicazione
Tuttavia, poiché questa stessa generale dinamica di frammentazione e velocizzazione dei processi genera anche l’attitudine alla messa in connessione di tutto con tutto, come ricaduta positiva della complessità, si ottiene che la perdita di stabilità è compensata dall’aumento di comunicazione. Non per nulla l’attuale società complessa è definita precisamente, anche con l’enfasi propria delle grandi conquiste dell’umanità, “società dell’informazione e della comunicazione”.
Va precisato che, mentre da un lato si parla di nuove solitudini associate ad altrettanto nuove tecnologie, dall’altro l’attitudine alla messa in connessione si esprime anche con un aumento della facilità e propensione alla relazione comunicativa sia per l’uso del telefonino, delle chat, dei social, sia per la generale perdita di formalità distanzianti (spie del mutamento in atto sono ad esempio l’uso del tu in luogo del lei, o del ciao in tutte le situazioni). Così, la capacità di collaborare – di mettersi in connessione – è oggi negli studi internazionali un grande obiettivo formativo.
Nativi digitali sì, ma resta il primato iniziale delle attività materiali
Se gli attuali adulti sono definiti “immigrati digitali”, i bambini e i ragazzi di oggi cominciano ad essere invece i “nativi digitali”. Per la verità, però, l’iniziazione all’uso del computer e alla multimedialità è anche per loro progressiva, sicché carta, matita e penna, quaderno a quadretti o a righe, pastelli, gomma, temperamatite, libro, cioè un insieme di oggetti e attività perfettamente materiali – e non virtuali nel senso oggi assunto dal termine – hanno tuttora nei nostri bambini e ragazzi un chiaro primato nell’esperienza di costruzione dei processi di apprendimento e di strutturazione dell’ambiente mentale.
Questa permanenza del primato del passo naturale nella costruzione dell’esperienza di apprendimento e di vita è una condizione da preservare con precisa consapevolezza.
Verso i processi in parallelo: il multitasking
E tuttavia bambini e ragazzi si muovono in un mondo in cui l’aspettativa di base è la virtuale compresenza e accessibilità di tutto ad ogni istante. In relazione alla velocizzazione dei processi e all’eccesso di complessità/informazione, la forma mentis con cui ci si dispone all’acquisizione di informazioni e conoscenze è oggi spontaneamente orientata verso un processo il più possibile in parallelo. Ne è espressione esemplare il tanto celebrato multitasking, in cui eccelle la mente femminile.
Processi mentali: tipo intuitivo-globale o logico-sequenziale?
Quanto ai processi cognitivi e di apprendimento, è congeniale a questo quadro della società funzionale complessa l’attitudine ai procedimenti mentali di tipo intuitivo-globale e non solo a quelli di tipo logico-sequenziale. Si tratta di una distinzione importante.
Informatica e multimedialità sono fortemente centrate sull’immagine e sulla via visiva, cui è associata una forma di intelligenza visiva, appunto, di tipo intuitivo-globale – neurobiologicamente distinta – dominata dalla logica della simultaneità, propria delle relazioni nello spazio. La via uditiva, quella del linguaggio e poi della scrittura, è invece associata all’intelligenza linguistica, di natura logico-sequenziale, propria delle relazioni nel tempo.
Le relazioni visivo-spaziali sono intuitive e sostanzialmente immediate, quelle linguistico-temporali sono essenzialmente analitiche e utilizzano il tempo. Basti pensare allo sviluppo della frase: solo a un certo punto emerge l’elemento che aggrega in unità di significato l’insieme degli altri elementi espressi precedentemente, e lo stesso vale ai vari livelli del discorso o del testo scritto.
L’importanza dei processi intuitivi di selezione nella società complessa
È evidente che ci avvaliamo continuamente di entrambe le intelligenze, attuando una fusione tra l’approccio globale-intuitivo e quello analitico. Tuttavia sono oggi esaltati dalla generale velocizzazione e dalla abnorme disponibilità di informazioni su ogni cosa i processi di rapida identificazione e selezione di relazioni, cioè di sintesi intuitiva.
La capacità di efficace e rapida selezione all’interno di un eccesso sempre debordante di informazioni, elementi, condizioni è oggi una qualità di grandissima importanza.
…ma i processi intuitivi sono più efficaci in chi è culturalmente più formato
Nell’ambito del naturale adattamento all’ambiente è evidente che i nostri bambini e ragazzi mostrano oggi una predisposizione all’approccio globale-intuitivo, mentre il lavoro di elaborazione linguistica di tipo analitico, soprattutto secondo le forme più rallentate e strutturate della lingua scritta, risulta sfavorito.
Tuttavia bisogna sapere che l’intelligenza intuitiva moltiplica la sua efficacia quando il soggetto è in possesso di schemi cognitivo-operativi e strutture culturali di riferimento costruiti per via analitico-sequenziale e dunque molto più potenti quanto a precisione, univocità e penetrazione dei significati.
Emerge la necessità di un rallentamento riflessivo
L’intelligenza analitico-sequenziale costruita sul linguaggio, soprattutto quello modellato sul primato della lingua scritta, richiede un rallentamento riflessivo che è sempre stato faticoso dacché è esista la scuola ed è perciò fortemente sfavorito nella società di oggi in cui vige a tutti i livelli un’attitudine pragmatica e funzionale per cui il risultato è atteso con immediatezza… e facilità.
Scripta non manent più: la lingua scritta è diventata mobile
La stessa lingua scritta ha profondamente mutato, nella nostra vita quotidiana, il suo statuto originario di parola ferma, qual è quella del libro. La scrittura viene sperimentata lungo la giornata in forma di email, sms, messaggi sui social network attraverso supporti informatici e multimediali per lo più mobili, sicché è percepita come perfettamente mobile e cangiante, capace, per così dire, di tutta l’instabilità oggi richiesta per cavalcare l’instabilità funzionale su cui si regge il funzionamento generale.
Per questa via lingua scritta e lingua parlata si avvicinano sempre più. Mentre per secoli la lingua scritta ha dominato i processi di pensiero di tipo culturale e complesso colonizzando il linguaggio parlato (ma non per il grosso della popolazione), ora è il parlato che sta colonizzando la lingua scritta.
Operare su due fronti: adattamento e rallentamento
Si può concludere – come indicazione del tutto generale da declinare in un quadro ben articolato di competenze – che la scuola è oggi chiamata a muoversi in una duplice direzione. Da un lato, si tratta di curare le competenze volte all’adattamento al mondo della velocizzazione dei processi, dell’eccesso di informazione, della rapida e pragmatica messa in connessione in funzione dei risultati. Ciò significa porre il ragazzo davanti a compiti di auto-orientamento nella risoluzione di problemi e di collaborazione-comunicazione con altri – cioè di messa in connessione – in vista dei risultati secondo modalità pragmatiche, in cui conta l’attitudine alla selezione rapida di tipo intuitivo, almeno in buona parte.
Dall’altro, si tratta di continuare a curare i processi di tipo analitico-sequenziale coltivando il rallentamento riflessivo, con tenacia, per l’acquisizione di strutture tanto più stabili quanto più siano profonde e ben inquadrate culturalmente.
Non è un compito semplice, ancor di più perché è in contrasto con la progressiva e ormai scientificamente rilevata perdita di riflessività delle nuove generazioni. È doveroso provare a svolgerlo al meglio però. E allora, perché non ripartire dal libro?