In questo articolo vi proponiamo un esempio di prova pratica per l’ammissione al TFA sostegno didattico a partire da una traccia ufficiale proposta dall’Università di Siena per il VII ciclo, 2022.
Alcuni atenei, infatti, come seconda prova, propongono l’analisi di un caso particolare, rispetto al quale chiedono di individuare punti di forza e di debolezza della situazione, obiettivi da raggiungere al fine di favorire l’inclusione dello studente con bisogni educativi speciali e strumenti, materiali e metodologie da utilizzare.
Vediamo allora come affrontare questo tipo di prova pratica!
Gli argomenti dell'articolo
Esempio prova pratica TFA sostegno: la traccia ufficiale
Francesca è un’adolescente di 15 anni che frequenta la classe prima di un liceo delle scienze umane. Presenta disabilità intellettiva lieve, difficoltà relazionali e tendenza all’isolamento. Indicare quali percorsi didattici il team di docenti può realizzare per facilitare i processi di apprendimento e la partecipazione in classe di Francesca, specificando attività didattiche, strumenti, materiali, metodologie e risultati attesi. (Università di Siena, VII ciclo)
Esempio prova pratica TFA sostegno: usiamo il nuovo PEI come guida
Prima di cominciare con lo svolgimento, facciamo qualche considerazione generale che può tornarci utile. Innanzitutto, dobbiamo ricordare che, nel caso di prova pratica per l’ammissione al TFA sostegno, gli Atenei stabiliscono un tempo di circa due ore e un numero di righi che può variare tra i 20 e i 40. Quest’ultimo aspetto, molto importante in sede d’esame e durante le esercitazioni di scrittura preliminare che svolgerete, non è invece rilevante in questo esempio, poiché il nostro obiettivo è darvi più spunti tra cui potrete poi scegliere, per svilupparli nei vostri elaborati personali e, allo stesso tempo, offrirvi l’opportunità di soffermarvi su alcuni concetti legati alla disabilità intellettiva lieve che ci sembrano importanti ai fini dello svolgimento.
Un altro aspetto su cui vogliamo soffermarci relativamente all’esempio di prova pratica qui proposto è che useremo come guida, al fine di individuare gli elementi da sviluppare, il nuovo modello di Piano Educativo Individualizzato, dalla cui struttura (che potete vedere qui) si evincono gli elementi su cui lavorare:
- eventuali punti di forza e di debolezza dell’ambiente di apprendimento inteso sia nella sua componente fisica sia nella sua componente sociale;
- individuazione delle dimensioni di intervento (1. della relazione, interazione e socializzazione, 2. della comunicazione e linguaggio, 3. dell’autonomia e orientamento, 4. cognitiva, neuropsicologica e dell’apprendimento);
- obiettivi/risultati attesi in termini di apprendimento e partecipazione dello studente e della creazione di un clima globalmente inclusivo nella classe;
- proposta di interventi didattici e metodologici, di strategie, strumenti e materiali.
Esempio prova pratica TFA sostegno didattico: proposta di svolgimento
Dopo queste considerazioni preliminari andiamo allora a vedere un esempio di possibile svolgimento da sviluppare.
Punti da sviluppare in merito all’analisi di un caso di disabilità intellettiva lieve
- caratteristiche della disabilità intellettiva, in particolare al livello lieve
- obiettivi: potenziare l’autonomia e le capacità relazionali, migliorare l’apprendimento
- strategie, tecniche e metodologie da usare per il raggiungimento degli obiettivi individuati: task analysis, prompting e fading, circle time, cooperative learning anche su compiti di realtà, peer tutoring.
Cos’è la disabilità intellettiva
Secondo il Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V), la disabilità intellettiva è un “disturbo con esordio nel periodo dello sviluppo che comprende deficit del funzionamento sia intellettivo che adattivo negli ambiti concettuali, sociali e pratici”. Ciò significa che, per poter diagnosticare una disabilità intellettiva vanno tenuti in considerazione tre criteri principali:
- la presenza di un deficit delle funzioni intellettive in alcuni ambiti, come il ragionamento, il problem solving, la pianificazione, il pensiero astratto, la capacità di giudizio, l’apprendimento, sia quello scolastico sia quello che avviene attraverso l’esperienza;
- la presenza di uno o più deficit del funzionamento adattivo, che riguardano attività come la comunicazione, la partecipazione sociale e la vita autonoma nei vari contesti di vita della persona e che, dunque, influiscono sul raggiungimento dei livelli standard in particolare in merito all’autonomia e alla responsabilità;
- l’esordio del deficit delle funzioni intellettive e del deficit di funzionamento adattivo entro i 18 anni.
Sulla base di questi tre criteri principali, il DSM-V distingue quattro livelli di disabilità intellettiva, tra cui quella lieve che presenta Francesca, la ragazza protagonista del caso in esame.
Caratteristiche della disabilità intellettiva lieve
Al fine di stabilire dei possibili interventi didattici volti a favorire il suo apprendimento e la sua partecipazione alla vita e alle attività della classe, dunque, è fondamentale partire – dovendo ragionare su un caso ipotetico e non reale, che non ci permette dunque di conoscere l’unicità di Francesca – dall’analisi delle caratteristiche generali della disabilità intellettiva di livello lieve.
Possiamo allora immaginare che, a livello cognitivo, la nostra studentessa sia in quella che Jean Piaget ha definito come “fase operatoria concreta” e che per lei non sia quindi possibile accedere alle operazioni formali. Ciò si traduce, in termini pratici, in capacità di astrazione ridotte che comportano dei problemi con i processi simbolici e in delle difficoltà di apprendimento dovute a una carenza nei processi di assimilazione e di sintesi. Tali difficoltà comportano, per lei, dei problemi più sul piano astratto che su quello concreto e, pertanto, se non le impediscono di padroneggiare gli aspetti tecnici e meccanici di alcune abilità – come quella di lettura e di scrittura per esempio – le precludono la possibilità di utilizzarle a un livello cognitivo più complesso che includa il pensiero critico e creativo.
Anche sul piano del linguaggio, possiamo immaginare che Francesca, come la maggior parte delle persone con disabilità intellettiva lieve, non presenti grosse compromissioni, tuttavia, possiamo anche ipotizzare che il suo vocabolario non sarà molto ricco e che la sintassi sarà piuttosto semplice, incapace di articolarsi in maniera più complessa. Una situazione simile possiamo supporla anche per quanto riguarda l’ambito dello sviluppo psicomotorio, che nel complesso può essersi evoluto in maniera sufficiente, ma probabilmente presenterà degli ambiti più problematici nella conoscenza dello schema corporeo e nell’organizzazione spazio-temporale.
Ugualmente, sul versante della struttura affettiva, possiamo ipotizzare che lo sviluppo di Francesca sia piuttosto armonico, ma dobbiamo tenere in considerazione che, nelle persone con disabilità intellettiva lieve come lei, possono presentarsi, con un’incidenza tre/quattro volte superiore alla norma, alcuni disturbi specifici, come quello della condotta e dell’umore o disturbi simil nevrotici, per cui è possibile che la nostra studentessa presenti un’emotività più superficiale e una scarsa capacità di autoregolazione emotiva, così come sintomi di ansia o di depressione.
Nell’ambito dell’adattamento sociale, infine ma non per ultimo, dobbiamo considerare che le potenzialità di raggiungere un buon livello ci sono e vanno coltivate in ogni modo possibile, lavorando sulla qualità del contributo offerto dall’ambiente, dalla famiglia e, più in generale, dalle relazioni sociali. Nel caso specifico di Francesca, sappiamo che vive delle difficoltà relazionali e che tende a isolarsi, per cui è fondamentale agire su questi aspetti per limitare gli effetti negativi che possono avere sul suo apprendimento e sulla sua partecipazione alla vita di classe, con ricadute altrettanto negative sulle sue potenzialità di sviluppo.
Interventi didattici per la disabilità intellettiva: obiettivi
Sulla base di quanto abbiamo detto sulla disabilità intellettiva lieve e di quanto ci dice la traccia sulle difficoltà specifiche di Francesca, possiamo allora cercare di individuare degli interventi didattici volti a favorire il suo apprendimento e la sua partecipazione alla vita e alle attività della classe sia sul piano cognitivo che relazionale.
Per farlo, dobbiamo innanzitutto individuare degli obiettivi concreti. Il primo è, senz’altro, quello di potenziare l’autonomia nei diversi ambiti della vita di Francesca, quindi, sia nelle attività personali sia in quelle scolastiche. Allo stesso tempo, data la sua tendenza a isolarsi e alle difficoltà relazionali che mostra, dobbiamo migliorare i processi relazionali, cercando di evitare in ogni modo possibile che si chiuda in se stessa e favorendo la relazione con i pari.
Lavorare al raggiungimento di questi obiettivi ci permetterà di agire, contestualmente, sulla qualità dell’apprendimento che, tuttavia, necessita di essere individuato come obiettivo specifico e richiede degli interventi mirati.
Interventi didattici per la disabilità intellettiva: ambiente classe
Come procedere allora verso il raggiungimento degli obiettivi che abbiamo individuato? Quali strategie e metodologie possiamo mettere in campo?
Il primo elemento su cui possiamo lavorare per potenziare l’autonomia e favorire i processi relazionali è l’ambiente classe, sia nella sua componente fisica sia in quella relazionale, affinché sia inclusivo. In tal senso, un primo elemento a cui dedicare la nostra attenzione è l’organizzazione dell’aula in modo che il lavoro in coppia o in gruppo, il libero movimento degli insegnanti tra gli studenti e l’accesso in autonomia ai materiali o agli strumenti che possono essere di aiuto durante le attività didattiche diventino delle modalità abituali, per le quali non ci sia la necessità di fare grandi spostamenti di arredi e persone.
Può essere per esempio molto utile sistemare i banchi a isola, creare degli spazi personali, come degli scaffali o degli armadietti, nello spazio adiacente all’aula nei quali gli studenti possano disporre i propri materiali, collocare in aula eventuali strumenti tecnologici a disposizione della classe e di Francesca, creare delle routine alle quali tutti possano partecipare e che scandiscano i vari momenti della vita di classe e aiutino a distinguere i momenti di lavoro da quelli di pausa.
Allo stesso tempo, l’aula deve essere anche il luogo in cui l’uso della LIM, con le sue potenzialità di accesso al web e a una serie di materiali multimediali capaci di stimolare anche canali di apprendimento diversi da quello linguistico – molto utili per le persone con disabilità intellettiva ma anche per la creazione di una classe che tiene in considerazione le caratteristiche di ciascuno, e dunque inclusiva – sia una consuetudine quotidiana e di facile attuazione.
Strategie per potenziare la relazione educativa: l’ascolto attivo
A partire da questo lavoro fondamentale da svolgere sull’ambiente classe, un altro aspetto cui dedicare la massima attenzione per favorire l’autonomia, le capacità sociali e l’apprendimento di Francesca è la nostra relazione con lei. In quanto insegnanti, quindi, individualmente e come team, il primo passo da compiere in tal senso è aprirci a un ascolto attivo al fine di comprendere a pieno le sue capacità e i suoi interessi, che potranno servirci come strumenti su cui fare leva per motivarla.
Dialogare con lei è importantissimo, sia nel ricevere che nel dare, poiché i momenti di scambio, all’interno di una relazione educativa solida e serena, sono anche occasioni utili per chiarirle lo scopo delle attività che le stiamo proponendo e che possiamo sfruttare pienamente cercando di restare sempre su un piano quanto più possibile concreto.
In queste occasioni, può essere utile porle delle domande che la aiutino ad affrontare il compito, per esempio: È la prima volta che devi fare un’attività come questa? Se non è la prima volta, come l’hai svolta? Quali strumenti possono servirti? Vuoi provare da sola o lavorare insieme ai tuoi compagni?
Strategie e tecniche per sostenere la studentessa nell’apprendimento: semplificazione dei contenuti e organizzazione del compito
Per favorire il suo apprendimento, e dunque per lavorare anche su questo obiettivo specifico, potremmo lavorare su due elementi: i contenuti e l’organizzazione del compito.
Per quanto riguarda i contenuti, pur cercando di agire sempre nel senso dell’inclusività e, quindi, usando un criterio di omogeneità rispetto alla classe, possiamo presentare a Francesca dei materiali in una forma che non sia diversa rispetto a quella proposta ai suoi compagni, ma che siano comunque ridotti e semplificati.
In merito all’organizzazione, invece, potrebbe tornarci molto utile l’uso della tecnica della task analysis, che prevede la scomposizione del compito nella sua complessità in sotto-compiti più semplici, come pure il prompting, che ci consentirebbe di dare a Francesca degli stimoli, per esempio dei suggerimenti verbali o gestuali, per iniziare a rispondere in modo corretto, a patto che sia sempre seguito dal fading, cioè dalla progressiva riduzione dell’aiuto: per esempio, se in una prima fase le abbiamo dato dei suggerimenti verbali, possiamo gradualmente ridurne l’intensità fino a eliminarli del tutto.
Metodologie per potenziare le capacità relazionali e l’apprendimento: il circle time, il cooperative learning, il peer tutoring
Oltre a lavorare sulla nostra relazione con Francesca e sui contenuti e l’organizzazione delle attività, non dobbiamo in alcun modo trascurare la relazione con i compagni sia nei momenti di lavoro sia in quelli di pausa. A tal fine, è bene non dimenticare mai che, per rendere la nostra classe inclusiva, dobbiamo sempre lavorare, oltre che sul singolo, sul gruppo. È quindi utile preferire quelle tecniche che favoriscono la conoscenza e il rispetto reciproco tra i nostri studenti e che offrono loro quante più occasioni di entrare in relazione possibili.
Molto efficace per favorire la conoscenza reciproca è, per esempio, il circle time, uno spazio sicuro all’interno del quale affrontare la riflessione su temi importanti, tra cui i propri interessi e le proprie emozioni, per esempio.
Sul fronte del lavoro di gruppo, invece, le attività che si prestano in maniera egregia a potenziare la relazione sia nei momenti di lavoro che in quelli di pausa e a favorire la socializzazione, con effetti positivi anche sull’apprendimento, sono quelle che sfruttano la metodologia del cooperative learning.
Il lavoro di gruppo su un obiettivo comune, infatti, stimola le capacità sociali di tutti gli studenti coinvolti e, per Francesca, costituisce l’occasione per esercitarle insieme alle altre capacità connesse, come quella comunicativa per esempio. In questo tipo di attività, avrebbe l’occasione di riscontrare gli effetti che anche il suo contributo può avere sul lavoro del gruppo e, in tal modo, opportunamente guidata, potrebbe avere l’opportunità di sperimentare quella fiducia in se stessa che nasce dal riuscire a dare il proprio contributo e che, come suoi insegnanti, possiamo aiutarla a trasformare in una motivazione utile a contrastare la sua tendenza a isolarsi e a ritrarsi dalla partecipazione attiva.
Tra i compiti da svolgere in cooperative learning, potremmo inoltre proporne alcuni di realtà volti a organizzare dei momenti di divertimento condivisi, per esempio un picnic di classe durante l’orario scolastico per festeggiare momenti particolari come l’avvicinarsi della fine della scuola, una festa con giochi da tavolo per salutarsi prima delle vacanze di Natale, una semplice uscita didattica in biblioteca o in un luogo storico del territorio in cui la scuola è inserita. Questo tipo di lavoro condiviso renderebbe tutti gli studenti più partecipi e darebbe a Francesca l’occasione di vivere la relazione con i compagni anche in un contesto di divertimento e di svago.
Tra i vantaggi del lavoro di gruppo, inoltre, ci sarebbe la possibilità di proporre alla nostra studentessa dei compiti che le richiedono un livello di competenza leggermente superiore a quelli che potrebbe svolgere facendo affidamento sulle sue sole competenze, che siano quindi un po’ più complessi, ma sufficientemente semplici affinché lei possa comprenderli e affrontarli con l’aiuto degli altri. In tal modo, il supporto dei compagni potrebbe essere uno strumento privilegiato per lavorare su quella zona di sviluppo prossimale individuata da Vygotskij che, anche per le persone con disabilità intellettiva, può rappresentare uno spazio di sviluppo molto importante.
Per la stessa ragione, quindi, un’altra metodologia di grande utilità per Francesca potrebbe essere il peer tutoring, che le consentirebbe di avere il supporto di un compagno più esperto e formato per lavorare su una particolare attività con lei, da scegliere in base al tipo di compito tra gli studenti della classe fino a coinvolgere a turno tutti, con effetti positivi sull’apprendimento di ciascuno.
Lavorare su tutte le dimensioni individuate dal PEI con obiettivi concreti
Attraverso queste strategie didattiche e relazionali, unite al lavoro sull’ambiente di apprendimento, potremo quindi andare ad agire su tutte e quattro le dimensioni individuate dal PEI e sulle quali, nel caso di Francesca, è opportuno intervenire per raggiungere gli obiettivi che abbiamo individuato come centrali e che possono essere un bel traguardo da farle raggiungere anno dopo anno nel percorso di istruzione che la condurrà al diploma e che si pone come fine ultimo quello di consentirle un inserimento anche nel mondo del lavoro.
Ciò che ci aspettiamo di osservare alla fine di questo percorso è una ragazza in grado di accettare l’aiuto degli altri e di chiederlo con un linguaggio semplice, chiaro e appropriato, che abbia voglia di dare il proprio contributo a un’attività, che abbia piacere a partecipare a semplici momenti di socializzazione (obiettivi della dimensione della relazione, interazione e socializzazione e della dimensione del linguaggio e della comunicazione), che sappia muoversi in autonomia negli ambienti che conosce e sappia individuare sufficientemente gli strumenti che le occorrono per interagirvi (obiettivi della dimensione dell’autonomia e orientamento), tra cui le competenze adeguate, seppur semplificate, che possono tornarle utili nella risoluzione e nell’esecuzione di compiti di tipo pratico (obiettivi della dimensione cognitiva, neuropsicologica e dell’apprendimento).
Preparati per la prova scritta con Edises
Questo esempio di traccia svolta è stato realizzato dalla nostra redazione per offrirti una possibile idea di svolgimento di prova pratica proposta nei precedenti concorsi di ammissione al TFA sostegno didattico. A partire dai nuclei concettuali evidenziati nella prima parte dell’articolo, potrai tu stesso integrarli ed elaborare la tua traccia personale e così esercitarti in vista dell’imminente prova scritta.
Per altri esempi di svolgimento, ti consigliamo di consultare la sezione del blog Edises dedicata al TFA sostegno e di scoprire il nostro volume Tracce svolte per la prova scritta, di cui potrai sfogliare una anteprima gratuita dell’indice seguendo il link qui sotto.
Prova scritta TFA sostegno
Il testo Tracce svolte per la prova scritta di EdiSES è aggiornato con le prove del VII ciclo.
I contenuti contengono spunti e suggerimenti su:
- competenze socio-psico-pedagogiche
- competenze su empatia e intelligenza emotiva
- competenze su creatività e pensiero divergente
- competenze organizzative.
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