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L'e-learning: nuovi ambienti culturali di apprendimento

Dalla rete stessa traggo la notizia che Dale Dougherty, pioniere del web e Vice Presidente della casa editrice O.Reilly Media  e Tim O. Reilly, Presidente della stessa, nel 2004 si cimentarono in una seduta di brainstorming  e coniarono il termine web 2.0. Per comprendere l’importanza di questo episodio, dobbiamo fare un passo indietro al 1999, anno in cui esplodono nel web quelle che vengono definite Dot.com.
Le Dot.com sono aziende che all’epoca decisero di sfruttare le potenzialità della rete, ancora poco conosciute, per entrare nel mondo del business. Alcune di queste aziende fallirono in modo clamoroso, e furono protagoniste in negativo di un crollo economico definito “ bolla speculativa della new economy”. Quello che invece stupì molti, fu come alcune aziende non solo sopravvissero ma conquistarono una fetta di mercato allora inimmaginabile, come Amazon. Di questo discutevano Dale Dougherty e O.Really e dibattevano sull’idea che il web fosse in crisi a causa di questi fallimenti.
Il termine web 2.0 nasce in questo modo e delinea una visione della rete positiva e propulsiva, vede nella rete uno straordinario strumento ma anche e soprattutto un luogo non luogo, un contesto sociale. Se ripensiamo all’immagine del web, fino a non poco tempo fa si parlava di “mondo virtuale” come di un mondo finto, connotato da elementi di pericolosità, insidioso e connesso al pericolo di svilupparne dipendenza.
I primi corsi di aggiornamento che avevano come oggetto la tecnologia digitale spiegavano agli utenti come proteggersi dai pericoli del web. Oggi la dimensione comunicativa, comunitaria e le potenzialità espressive del web sono riconosciute e sfruttate, almeno in parte. Nel 2000 il Consiglio Europeo ha elaborato la strategia di Lisbona, con la quale riconosce che l’Europa si trova di fronte ad un difficile compito e si propone per il 2010 di  diventare una economia competitiva e sostenibile, in cui ad ogni cittadino venga garantito di possedere le abilità necessarie per vivere in questa società dell’informazione.

La diffusione delle ICT

La Commissione riconosce nell’e-learning un importante mezzo di diffusione e creazione di competenze e conoscenze e questo concetto viene ribadito più volte, sollecitando l’adozione di nuove strategie di apprendimento attraverso la diffusione delle ICT (tecnologie dell’informazione e della comunicazione).  Le azioni promosse nei diversi paesi europei, hanno portato ad una sostanziale diffusione delle ITC nelle realtà formative e nei diversi contesti di vita, creando di fatto la struttura portante per poi favorire la diffusione e la realizzazione di un progetto globale più ampio ed ambizioso, che se si realizzasse appieno rivoluzionerebbe il nostro modo di essere nel mondo.
Le scuole italiane sono pertanto dotate di sistemi informatici di ultima generazione, con possibilità di accesso al web e le LIM sono ormai una realtà consolidata. La questione che si pone è invece quella del reale utilizzo che viene fatto di queste tecnologie, poiché mentre i docenti si dichiarano consapevoli dell’effetto benefico delle ICT nei processi di apprendimento e gli studenti dichiarano la loro favorevole opinione all’uso di tali strumenti in ambiente scolastico, non si registra un numero significativo di esperienze di didattica in formato digitale.

La scuola digitate: nuovi ambienti di apprendimento

Attualmente pertanto in Italia c’è un timido approccio alla rete come luogo e strumento per l’apprendimento. Il portale scuola-digitale.it è un ottimo esempio di diffusione di buone pratiche legate ai nuovi ambienti di apprendimento. Nel sito sono socializzate esperienze e contenuti didattici di nuova generazione in cui ambiente classe e ambiente on line interagiscono, generando nuovi mondi di conoscenza. Uno sguardo superficiale rivela il primo elemento su sui è importante riflettere.
I docenti che desiderino sperimentare questa nuova modalità di insegnamento-apprendimento, l’e-learning, dovranno apprendere non solo ad accendere e spegnere computer e LIM, ma acquisire un nuovo linguaggio fatto di termini ognuno dei quali indica un mondo a parte. Un piccolo decalogo potrà rendere l’idea della complessità del linguaggio: Chat, Blog, social Network, Wiki, social bookmarking, learning object, elementi ipermediali.
Ognuno di questi strumenti infatti, consente l’accesso ad un ulteriore mondo virtuale che delinea diversi modi possibili di modulare, processare, modificare, arricchire, convertire e scambiare le informazioni.  Se potessimo usare una metafora diremmo che questo è la galassia 2.0, in cui tutto è in continuo cambiamento e in continua costruzione. In precedenza il web veniva usato per scambiare documenti statici in formato testuale, con qualche immagine che potesse arricchire il contenuto.  La possibilità di interagire era limitata e la comunicazione era di tipo unidirezionale.
L’organizzazione delle informazioni aveva una struttura statica ad albero, in cui singole pagine permettevano l’accesso a sezioni distaccate di informazioni. Quando invece il web ha maturato le sue potenzialità connettive, è stato possibile aumentare il grado di interattività con l’utente a tal punto da consentire anche una personalizzazione degli apprendimenti e una socializzazione dei contenuti.
Il binomio scuola e tecnologia è ormai consolidato e in alcuni contesti favorito concretamente. Spesso tuttavia le esperienze rivelano un uso del web più vicino alla prima generazione di fruitori del sistema, in cui viene favorito il ruolo attivo dello studente nella gestione di piattaforme digitali di tipo open source. Si tratta di piattaforme che trovano applicazione in rete, configurandosi come ambienti di apprendimento strutturati, a cui possono accedere solo gli utenti “abilitati” da un password.
Le scuole pertanto si sono dotate di piattaforme in cui possono costruirsi ambienti virtuali di condivisione di unità didattiche, le learning object. I docenti che desiderano sfruttare questa nuova modalità di fare scuola, possono sfruttare tali programmi di gestione delle informazioni per costruire le unità didattiche, personalizzarle, condividerle.
Possono altresì costruire test di valutazione e gestire la comunicazione con i propri studenti sia individualmente, attraverso l’uso della mail  che collettivamente, attraverso l’uso di chat sincrone, che consentono la comunicazione in tempo reale con tutti gli studenti del proprio corso. La sfida dell’e-learning 2.0 è il superamento dei limiti di questo modello, per promuovere una maggiore connessione e condivisione dei contenuti formativi acquisiti in ambienti formali e informali di apprendimento.

E-learning e università

Mentre le scuole italiane si espongono in modo relativo all’uso delle potenzialità digitali, le università italiane si sono proiettate all’uso dell’e-learning, proponendo corsi e percorsi interamente o parzialmente in modalità e-learning. In ambito universitario un percorso e-learning viene organizzato fornendo agli studenti unità didattiche preparate e pre-confezionate, che i corsisti possono scaricare attraverso download e rivedere in formato off-line. È inoltre possibile organizzare a supporto delle unità didattiche o come intere unità didattiche, delle video lezioni o delle presentazioni in forma di slide, che aiutano lo studente ad approfondire alcuni argomenti.
L’e-learning si effettua in ambienti virtuali in cui è possibile usufruire di diversi servizi. Visto che uno degli aspetti fondamentali è la  centralità degli studenti, è indispensabile che gli studenti diventino attivi protagonisti del processo di apprendimento. Forum, chat, tutoring, sono servizi che sottolineano l’interattività del percorso formativo. L’obiettivo ultimo di un sistema di questo tipo è facilitare sia  l’accesso alle informazioni da parte degli studenti che la comunicazione tra di loro.
Le piattaforme di nuova generazione, ovvero l’insieme dei software che consentono di creare e gestire servizi e-learning, consentono anche di avere traccia costante delle attività degli studenti e del loro percorso di apprendimento e consentono la rilevazione dei progressi in termini di acquisizione di competenze. Uno studente pertanto può, in tal modo, monitorare il proprio percorso.
Le VC, ovvero le classi virtuali, facilitano la dimensione della condivisione, sia di contenuti che della comunicazione tra i membri del gruppo. Possono essere presenti anche software che consentono agli utenti di lavorare in gruppo o creare comunità virtuali di apprendimento. Tra le università che usano modalità e-learning di insegnamento troviamo il Politecnico di Milano e l’Università di Firenze, ma guardiamo alla Svezia come esempio lungimirante. L’Università statale del Dalarna infatti, eroga corsi on line e oltre il 70 per cento dei corsisti effettua un apprendimento in modalità e-learning. La Svezia ha investito enormi energie per promuovere in tutti i settori formativi la diffusione delle ICT e ha addirittura creato un centro pedagogico (NGL), che svolge attività di ricerca e contribuisce all’innovazione in campo digitale, fornisce un supporto ai docenti tramite la formazione specifica e fornisce un supporto tecnico a docenti e discenti.

I vantaggi della formazione e-learning

I vantaggi della formazione e-learning sono moltissimi ma non è questo il punto centrale. La questione è piuttosto quella dell’esigenza di adeguarsi ad un cambiamento già in atto, che implica di modificare il modo di insegnare da parte del docente. Il rischio attuale che si configura è quello di usare la rete in modo limitato e continuare ad effettuare una trasmissione di contenuti in modo tradizionale.
La rete in questo caso non svolgerebbe la sua reale e potenziale funzione. Non è valido pertanto il concetto di determinismo tecnologico, per cui l’uso della rete garantisce, di per sé, un successo formativo. Raccogliere la sfida dell’e-learning 2.0 significa sfruttare nuovi ambienti di apprendimento (piattaforme), ambiti di condivisione come i social network, sistemi di catalogazione di informazione (socialbookmarking) e elementi ipermediali, ovvero elementi multimediali in cui vi siano testi, ipertesti, video, immagini, che sono selezionati dagli stessi discenti. In questa visione interattiva e connettivista  i docente crea unità didattiche che sfruttino le potenzialità delle tecnologie del web 2.0.

La rivoluzione dei metodi e degli strumenti didattici

Modelli, metodologie e strumenti della didattica vanno rivoluzionati per essere trasferiti in formato e-learning. L’e-learning a sua volta è la rete ma anche un modo di vedere la rete e un ambiente di apprendimento. Proprio questo ultimo concetto è oggetto di interesse di chi si occupa di costruzione di ambienti di apprendimento innovativi.
L’importanza sempre maggiore che i social software come Wiki e Blog rivestono, in un modello in cui la rete è vista come il luogo in cui si struttura l’intelligenza connettiva, la possibilità di scambiare e diffondere informazioni  audio (i-tunes) video (You-tube), o per immagini, la possibilità di classificare le informazioni ma anche catalogarle con appositi programmi che consentono poi di richiamare i contenuti attraverso semplici parole chiave (sistemi RSS), ci pone di fronte alla possibilità concreta di creare ambienti personali di apprendimento (PLE) e contesti virtuali di apprendimento VLP (Virtual Learning Place), in cui un soggetto possa trovare nelle infinite possibili connessioni realizzabili in rete, occasioni per apprendere e per crescere, dando a sua volta un contributo alla crescita di altri soggetti.
Questo il futuro, la creazione di ambienti di apprendimento pensati e gestiti dai singoli soggetti che possano costruire il proprio e-portfolio in linea con le esigenze di apprendimento permanente sancite dal lifelong learning programme.  Sarebbe importante, alla luce di quanto detto, che i docenti in primis comprendessero l’enorme valore formativo di una modalità e-learning sul modello e-learning 2.0 e sfruttassero in modo adeguato tutte le risorse che offre la rete.
In questo senso non basta l’alfabetizzazione informatica, ma è necessario padroneggiare con scioltezza i diversi sistemi digitali di gestione delle informazioni. Solo in questo modo il docente potrà pensare ad una modalità di erogazione dei contenuti didattici che metta insieme la didattica tradizionale, l’e-learning e i diversi sistemi che sono offerti dalle nuove tecnologie. È infatti chiaro dalla raccolta dei primi dati in ambito comunitario, che la realizzazione di programmi di erogazione e gestione delle informazioni in modalità mista favorisce la capacità di far propri gli apprendimenti e di elaborare in modo costruttivo quanto appreso.
La difficoltà apparente dettata dal linguaggio complesso e dall’idea che la tecnologia sia di per sé complicata, va superata pensando all’enorme intuitività di questi sistemi e al fatto che una volta sperimentata, la modalità e-learning può davvero favorire la crescita del singolo ma anche della collettività.
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