Nei prossimi mesi l’Agenzia delle Entrate dovrà necessariamente bandire un nuovo concorso per ricoprire i numerosi posti rimasti vacanti o comunque in bilico dopo la sentenza della Corte costituzionale dello scorso anno. Non a caso nel bando di gara per la scelta della società che dovrà gestire le procedure concorsuali nel periodo 2016-2018 si afferma che l’assunzione riguarderà “circa 400 dirigenti”, che andranno ad aggiungersi alle altre 1000 figure professionali non dirigenziali (economisti, giuristi, statistici, ingegneri e architetti, geometri).
Che tale operazione vada fatta nel più breve tempo possibile è innegabile, dato l’alto numero di posizioni dirigenziali coinvolte e il non remoto rischio di bloccare l’operatività della struttura. Come farlo non è ancora ben chiaro, visto l’intricato groviglio politico-legislativo-giudiziario che si è creato e che risulta difficile da sciogliere. Allora per capire qual è la situazione si devono necessariamente ricordare alcuni punti della vicenda relativa alle assunzioni dei dirigenti nell’Agenzia delle Entrate.
Gli argomenti dell'articolo
I concorsi per dirigenti nell’Agenzia delle Entrate, tra Corte costituzionale e interventi del Governo
Tutto ha inizio con la sentenza n. 37 del 2015 con la quale la Corte costituzionale cancella gran parte delle nomine a ruoli dirigenziali degli anni precedenti perché effettuate senza una procedura concorsuale; su circa 1100 dirigenti ben 767 si trovano in questa situazione, circa due terzi dell’intero organico. Dal giorno successivo alla pubblicazione della sentenza si sono visti retrocessi al ruolo di funzionari con relativa perdita di parte dello stipendio.
Per cercare di sanare la situazione, con la conversione del decreto legge 78/2015, il Governo decide di aggiungere un nuovo articolo 4bis stabilendo che
ai fini della sollecita copertura delle vacanze nell’organico dei dirigenti, le Agenzie fiscali sono autorizzate ad annullare le procedure concorsuali per la copertura di posti dirigenziali bandite e non ancora concluse e a indire concorsi pubblici, per un corrispondente numero di posti, per soli esami, da espletare entro il 31 dicembre 2016.
I bandi da annullare ai quali fa riferimento il decreto sono quelli per 403 dirigenti del 2014 e per 175 dirigenti di seconda fascia del 2010.
A circa un anno dalla pubblicazione della legge, e a poco più di sei mesi dal termine ultimo indicato per pubblicare il nuovo bando, i due concorsi restano ancora in vita, anche se “estremamente moribondi”.
L’ultimo avviso relativo al concorso per 403 posti rimanda all’8 agosto per informazioni sull’eventuale svolgimento delle prove; si tratta ormai dell’ottavo rinvio e la sensazione è che si vada verso l’annullamento; nei prossimi mesi, forse, si avrà qualche chiarimento.
Ad inizio 2016, invece, è stata istituita la commissione del concorso per 175 posti, atto che sembrerebbe in contrasto con l’indicazione della legge del 2015 che chiedeva un azzeramento delle selezioni in svolgimento.
Per espressa previsione legislativa (sempre il citato decreto 78/2015) il 30% dei posti disponibili di un futuro concorso sarà riservato ai dipendenti dell’Agenzia delle Entrate.
Requisiti per la partecipazione
I concorsi per una qualifica di livello dirigenziale richiedono come titolo di studio la laurea.
Per quelli precedentemente banditi dall’Agenzia non era indicato uno specifico indirizzo; il bando affermava che ”il titolo di studio previsto per la partecipazione al concorso è il diploma di laurea (DL), ovvero la laurea specialistica (LS), o magistrale (LM)”.
Ulteriore requisito era l’aver compiuto almeno 5 anni di servizio come dipendente di ruolo presso una pubblica amministrazione, così escludendo dalla partecipazione soggetti esterni all’amministrazione. Gli anni di servizio richiesti possono essere ridotti se si è in possesso di determinati titoli (ad esempio un dottorato di ricerca o una specializzazione) oppure se si è svolto in precedenza specifiche attività nell’ambito dell’amministrazione pubblica.
Le prove del concorso
I concorsi per ruoli dirigenziali nell’Agenzia delle Entrate, ma la regola vale per le amministrazioni pubbliche in genere, raramente prevedono lo svolgimento di una prova preselettiva, soprattutto perché il numero di domande presentate non è “oceanico” come negli altri concorsi. Normalmente si procede direttamente alla prova scritta e a quella orale.
In ogni caso l’Agenzia si riserva la facoltà di effettuare una prova preselettiva in relazione al numero delle domande di partecipazione, con i contenuti di cui alla prova scritta.
La prova scritta
Nell’ultimo concorso bandito dall’Agenzia delle Entrate per il ruolo dirigenziale, quello da 403 posti di Dirigente bandito nel 2014, la prova scritta consisteva nella soluzione di quesiti a carattere teorico-pratico riguardanti le seguenti materie e argomenti:
- diritto tributario e scienza delle finanze;
- diritto amministrativo;
- pianificazione, organizzazione e sistemi di controllo;
- gestione delle risorse umane;
- gestione delle risorse materiali;
- gestione dei sistemi informativi;
- il sistema catastale;
- il sistema di pubblicità immobiliare;
- strumenti e tecniche estimali;
- ordinamento e attribuzioni dell’Agenzia delle Entrate.
I quesiti erano proposti per aree tematiche e il candidato poteva scegliere quella sulla quale effettuare la prova. Superavano la prova scritta, ed erano ammessi a sostenere la prova orale, i candidati che conseguivano la votazione di almeno 70/100.
È da tener presente che il concorso era rivolto al reclutamento soprattutto di dirigenti da collocare in quelle attività dell’Agenzia ereditate dall’incorporata Agenzia del territorio. Ciò giustifica l’inserimento di discipline come:
- sistema catastale
- sistema di pubblicità immobiliare
- strumenti e tecniche estimali
Preparati al concorso per Dirigente all’Agenzia delle entrate – Area catasto e territorio
Qualora il bando dovesse riguardare dirigenti da collocare in altri settori si tratta di discipline che probabilmente non sarebbero richieste. Le altre, invece, rappresentano una costante di tutti i concorsi banditi dall’Agenzia negli ultimi anni (da ultimo il concorso – sospeso ma ancora in corso – per 175 posti di Dirigente di seconda fascia bandito nel 2010).
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- al nuovo decreto sulla misurazione e valutazione della performance (D.P.R. 105/2016),
- al decreto di riforma della trasparenza della pubblica amministrazione (D.Lgs. 97/2016)
- al Codice degli appalti e delle concessioni (D.Lgs. 50/2016)
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La prova orale
In genere la prova orale consiste in un colloquio sulle stesse materie e argomenti previsti per la prova scritta; fondamentalmente non c’è nient’altro da studiare rispetto a quest’ultima.
Nell’ambito del colloquio, come è ormai consuetudine in tutti i concorsi pubblici, si procede all’accertamento della conoscenza di una lingua straniera scelta dal candidato, in genere tra inglese, francese, tedesco e spagnolo. Sempre nel corso del colloquio si verificano le capacità di utilizzo del personal computer e dei software applicativi più diffusi, nonché la conoscenza delle problematiche e delle potenzialità connesse all’uso degli strumenti informatici in relazione ai processi comunicativi in rete, all’organizzazione e gestione delle risorse e al miglioramento dell’efficienza degli uffici e dei servizi.
La valutazione dei titoli
Nei bandi per la selezione di personale di livello dirigenziale il possesso di titoli aggiuntivi è estremamente importante dal momento che possono dare al candidato diversi punti in più rispetto a quelli ottenuti con le prove d’esame. Normalmente consentono di incrementare il punteggio i titoli accademici e di studio, quelli di servizio (incarichi di incarichi di direzione e gestione di uffici, di consulenza, di studio e di ricerca, presso soggetti pubblici o privati), gli incarichi conferiti da amministrazioni pubbliche (docenze, commissioni d’esame, nuclei di valutazione e altri incarichi assimilabili) e le pubblicazioni scientifiche e accademiche, spesso con specifico riferimento all’attività dell’ente che bandisce il concorso.
La formazione
Una volta stilata la graduatoria finale del concorso al neoassunto è richiesta la partecipazione a specifici corsi di formazione svolti presso la Scuola Nazionale dell’Amministrazione (SNA), così come esplicitamente previsto dall’art. 6 del D.P.R. n. 272/2004.