didattica per competenze

Didattica per competenze: che cosa è, perché è così importante?

Il passaggio dalla didattica delle conoscenze alla didattica per competenze costituisce uno dei punti più qualificanti dei processi di riforma che hanno interessato il mondo della scuola negli ultimi due decenni. Vediamo dunque di specificarne meglio le origini e lo sviluppo.

Il documento dei Saggi del 1997

Il concetto di competenza fa il suo ingresso ufficiale nel panorama culturale e normativo della scuola italiana grazie al “Documento dei Saggi” del 1997, che affronta il tema dei “saperi essenziali” introducendo una visione di cultura più dinamica e complessa, in cui le tre dimensioni del sapere, saper fare e saper essere contribuiscono alla formazione di menti più flessibili e adeguate a una società plurale, precaria, liquida.

Non sfugge il richiamo alle intelligenze multiple di Gardner, che mette a nudo la poca funzionalità dell’ormai superato e rigido programma, caratterizzato dalla trasmissibilità dei saperi che non calzano sulla specificità individuale e trattano tutti nello stesso modo, senza prendere in considerazione gli stili d’apprendimento e i bisogni formativi di ciascuno.

Le discipline diventano la lente attraverso cui leggere il mondo, interpretarlo e orientarsi al suo interno: la matrice della disciplina è strumentale allo sviluppo delle cosiddette competenze di base e spetta al docente ricavarne quelle strutture portanti che consentono l’aggregazione in ambiti o aree disciplinari trasversali, favorendo l’unità della mente contro la settorialità e frammentarietà del sapere.

La scuola del curriculo e i documenti di derivazione europea

Si afferma così la scuola del curricolo, che trova la sua ragion d’essere nella conquistata autonomia, (normata dalla L. 59/97 e regolamentata attraverso il DPR 275/99) e che esplicita le scelte educative nel Piano dell’Offerta Formativa.

Termini come abilità e competenze sono a questo punto entrati definitivamente nel linguaggio curricolare e il dibattito pedagogico e didattico si accende anche alla luce di importanti documenti di derivazione europea come il Memorandum di Lisbona 2000, la Raccomandazione del 2006, l’EQF del 2008, la strategia dell’Unione Europea “Europa 2020”.

L’Italia recepisce tali input attraverso una prolifica produzione normativa, che conduce all’affermarsi del concetto di competenza, nel senso dominante della sua accezione etimologica: dal latino “cum-petere” ossia dirigersi insieme verso il raggiungimento di un obiettivo.

Ad esempio, le Indicazioni Nazionali per il curricolo definiscono i traguardi per lo sviluppo delle competenze; la L. 169/2008 e il successivo DPR 122/2009 normano la valutazione degli apprendimenti e la certificazione delle competenze; con il riordino della scuola secondaria con i DPR 87,88,89 del 2010 i curricoli si curvano verso le competenze trasversali e permanenti.

La scuola incentrata sulle competenze

Nella scuola incentrata sulle competenze i saperi non scompaiono, ma tra di essi si ricercano quelli davvero essenziali e utili per affrontare la vita. Progettare per competenze, quindi, significa riconoscere la duplice natura della conoscenza (dichiarativa e procedurale) che conduce alla riflessività, alla contestualizzazione, alla trasferibilità e alla transdisciplinarità.

La “competenza”, nella Raccomandazione del 2008, viene descritta come «comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche» nei più diversi contesti di vita, di studio e di lavoro. Essa è “sapere agito”, capacità di mobilitare il sapere per risolvere problemi e gestire situazioni.

Per approfondire…

Per approfondire l’argomento è disponibile il nuovo manuale del concorso per Dirigenti Scolastici sulle Competenze socio-psico-pedagogiche, relazionali e organizzative del DS.
Il testo descrive i principali modelli pedagogici che maggiormente hanno influenzato il sistema educativo italiano, soprattutto nella formulazione dei documenti programmatici (Indicazioni e Linee guida).

Illustra le più importanti teorie delle organizzazioni e del management e tratta il tema della leadership e della comunicazione, aspetto anch’esso determinante per la figura del Dirigente Scolastico che deve saper individuare obiettivi perseguibili per l’istituzione scolastica, motivando e orientando tutto il personale verso la loro realizzazione.

L’ultima Parte, totalmente nuova, è dedicata ai processi di autovalutazione e alle conseguenti azioni di miglioramento in un’ottica di Total Quality Management.

 

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Come ideare una didattica per competenze

Il punto allora è: come ideare una didattica per competenze, calibrata su misura per gli studenti?

Nella didattica per competenze si legano conoscenze e abilità a problemi concreti o ancorati alla realtà, in modo che si mobilitino anche le risorse personali dell’allievo, coinvolgendolo e rendendolo protagonista nel processo di apprendimento.

Ci si avvale di diverse strategie e tecniche sia didattiche sia di organizzazione del gruppo classe: la lezione frontale si integra con la proposizione in chiave problematica e interlocutoria dei contenuti, che si contestualizzano e diventano flessibili per essere calibrati sui diversi stili cognitivi e di apprendimento degli alunni.

Assume grande importanza l’ambiente di apprendimento, da intendersi sia come spazio fisico che mentale, in cui si mette al centro lo studente (learner centred) nella costruzione del proprio sapere, perseguendo la comprensione, la produzione e non la meccanicistica ripetizione.

L’alunno è condotto verso la riflessione metacognitiva continua, prima, durante e dopo l’azione, al fine di aver chiaro il proprio procedere, giustificarlo, trovarne il fondamento e il significato. Il contesto in cui si apprende è di tipo sociale, cooperativo, infatti si predilige il lavoro di gruppo, in modo che il rilievo sia dato alla reciprocità, ai diversi contributi, alle diverse attitudini e capacità per favorire il confronto arricchente, stimolante e motivante.

Si valorizza l’esperienza dell’allievo attraverso la proposta di problemi da risolvere, situazioni da gestire, prodotti da realizzare in autonomia e responsabilità, individualmente e in gruppo, utilizzando le conoscenze e le abilità già possedute e acquisendone di nuove, attraverso le procedure di problem solving e di ricerca.

Le Unità di Apprendimento (UDA) come strumento per ideare percorsi didattici per competenze

Lo strumento più completo di cui avvalersi per ideare percorsi didattici per competenze è l’Unità di Apprendimento (UdA) che conduce gli alunni a realizzare un prodotto materiale o immateriale, individualmente o in gruppo, mobilitando conoscenze e abilità pregresse e acquisendone di nuove.

L’UdA è centrata sulla collaborazione non solo tra alunni ma anche tra docenti che co-progettano percorsi trasversali e reticolari, partendo da un macro-tema entro cui la classe deve orientare un progetto, volto al raggiungimento di obiettivi condivisi.

L’apprendimento avviene attraverso l’azione e la contestualizzazione, poiché ci si cala in problemi reali, pratici, cercando di risolverli: diventa significativo e si pone come obiettivo quello di contribuire alla formazione di cittadini autonomi e responsabili.

Conseguentemente, la valutazione acquisisce natura educativa, autovalutativa, proiettiva, centrata sullo studente e si connota come autentica, poiché guarda ai processi attivati e non tanto ai prodotti realizzati.

In quest’ottica il docente assume un ruolo nuovo, quello di coordinatore dell’apprendimento, che basa il suo intervento su metodologie di tipo laboratoriale e conseguentemente sulla ricerca e sulla riflessione continua, stimolando quel circolo virtuoso metacognitivo dell’“imparare ad imparare”, competenza chiave per l’apprendimento permanente.

Approfondimento a cura di Laura Superchi