Nella cultura e nella pratica professionale contemporanea si tende a porre l’accento sull’efficienza e sull’efficacia dell’agire umano, privilegiando il fare piuttosto che l’essere, mettendo in secondo piano la persona, come se i risultati del progresso, della scienza e dell’alta tecnologia possano ottenersi senza la regia di chi li ha pensati e realizzati.
Sicuramente le conquiste dell’uomo nei diversi ambiti della vita hanno favorito un maggiore benessere, hanno alleviato tante fatiche e, in ambito sanitario, hanno garantito una migliore tutela della salute, ma il loro utilizzo ottimale è sempre dovuto alla capacità dell’uomo di integrare la sua azione e competenza tecnica col suo essere, che si esprime nella maturità personale e nelle competenze relazionali.
Gli argomenti dell'articolo
Un’autentica formazione professionale: le competenze relazionali
Orlando Bassetti, psicologo, psicoterapeuta e pedagogista, nel volume La Sanità incompleta. Le competenze relazionali dei professionisti della salute, ha riversato la sua esperienza trentennale come formatore, in particolare degli operatori sanitari.
Con tono divulgativo e linguaggio scorrevole l’autore indica percorsi pedagogici per una formazione professionale che lavori sulla persona e per la persona considerata nella sua globalità dinamica di mente, sentimenti e abilità. Il che vuol dire passare dalla “scuola delle informazioni” alla “scuola delle virtù” intese nel significato più ampio:
- virtù mentali (saper pensare, ragionare, studiare, creare…);
- virtù etiche (conoscenza, accettazione e impegno per alcuni valori etici di base);
- virtù relazionali (conoscenza delle dinamiche psicologiche, disponibilità verso le persone, conoscenza e buon uso delle tecniche comunicative);
- virtù e abilità tecnico-pratiche.
Le due componenti dell’attività lavorativa
L’abilità nella produzione (di beni o di servizi) o competenza tecnica, da sola, non basta a garantire il successo lavorativo, è altrettanto determinante l’abilità nel trattare l’interlocutore (il beneficiario o il destinatario).
Ovviamente, non si vuole affermare che la competenza tecnica sia meno importante di quella relazionale. Le due competenze sono entrambe necessarie e quindi fondamentali per la riuscita in qualsiasi professione.
La competenza tecnica va continuamente aggiornata e migliorata, seguendo i ritmi delle conquiste scientifiche e tecnologiche. Il cliente (cittadino, studente, malato, familiare, dipendente) dà per scontata la competenza tecnica del professionista ma rimane conquistato soprattutto dalla competenza relazionale, intendendo con questa espressione un sistema di qualità: equilibrio psicofisico, capacità di dare e di ricevere informazioni, assertività o chiarezza e correttezza comunicativa, gestione delle dinamiche di gruppo, controllo dello stress negativo e altro ancora.
La cultura del cambiamento
Il riconoscimento della necessità anche della competenza relazionale nella professione sanitaria, come del resto nelle altre professioni, comporta una nuova cultura e di conseguenza una nuova preparazione e formazione degli operatori sanitari e assistenziali.
Orlando Bassetti illustra le caratteristiche principali di questa nuova cultura e indica un percorso didattico e formativo sulla competenza relazionale.
Il professionista della salute è quindi un promotore di cambiamento, che deve innanzitutto autoeducarsi attraverso impegno continuo, autocontrollo e capacità di entrare in contatto con gli aspetti più profondi della psiche. Solo intraprendendo questo cammino di perfezionamento potrà trovare la carica interiore per avere fiducia, riuscire a prestare un ascolto attivo ed entrare in rapporto con un’altra persona, aiutandola creativamente a risvegliare e a incanalare tutte le sue energie.