La podologia è una branca della medicina che si occupa dei problemi e delle patologie che interessano la conformazione del piede e la sua struttura e il podologo è una figura professionale qualificata e specializzata nella cura e prevenzione delle diverse patologie che possono colpire questo arto: da quelle di deambulazione e postura a quelle che originano da patologie vascolari o di altro tipo.
Il podologo lavora a stretto contatto con équipe multidisciplinari – composte da medici diabetologi, geriatri, ortopedici, cardiologi, nefrologi, dermatologi, medici sportivi e chirurghi – per individuare il tipo di disturbo, effettuare diagnosi, stabilire interventi di tipo terapeutico e riabilitativo, realizzare trattamenti ortesici e prevenire l’insorgenza di patologie podaliche e posturali attraverso programmi di educazione sanitaria.
Gli argomenti dell'articolo
Diventare podologo: il percorso formativo
Il corso triennale in Podologia, che prevede l’accesso programmato a livello nazionale, fa parte della classe delle Professioni Sanitarie della Riabilitazione e il diploma universitario di podologo, conseguito ai sensi dell’art. 6, comma 3, del D. Lgs. 30 dicembre 1992, n. 502 e successive modificazioni, abilita all’esercizio della professione.
Il percorso di studi mira a formare una figura professionale altamente specializzata attraverso l’insegnamento di discipline di base di ambito fisiologico per poi farsi sempre più approfondito e specialistico includendo lo studio di materie quali patologia clinica, patologia generale, anatomia umana, istologia, biochimica, scienze della prevenzione dei servizi sanitari, scienze medico chirurgiche.
In generale, lo studio delle scienze della podologia include esami di scienze tecniche mediche applicate, scienze infermieristiche generali, cliniche e pediatriche, medicina fisica e riabilitativa, patologie cutanee, malattie dell’apparato locomotore, malattie dell’apparato cardiovascolare reumatologia, solo per citarne alcune.
Allo studio teorico si affianca la componente pratica che prevede l’obbligo del tirocinio professionalizzante, da svolgere presso istituti qualificati convenzionati con le stesse Università.
Come tutte le altri professioni mediche e sanitarie, il podologo ha l’obbligo dell’aggiornamento professionale come previsto dal programma di Educazione Continua in Medicina (ECM).
La novità nell’ambito del titolo di studio è stata rappresentata dalla proposta di Legge riguardante l’“Istituzione e disciplina della professione sanitaria di podiatra (o podologo) nonché della laurea magistrale in Podoiatria”, che ha riconosciuto a questa figura professionale competenze specifiche e specialistiche differenziandola da altre che fino a poco tempo fa venivano considerate similari.
Nel documento, infatti, si legge: “Emergente tra le professioni sanitarie, con un ruolo ben definito nei team specialistici, con una forte cultura della prevenzione e del servizio alla collettività, il podoiatra si avvia ad essere un professionista indispensabile in qualunque sistema sanitario moderno. (…)
Fino a qualche anno fa, in Italia il ruolo della podologia era considerato del tutto marginale: la cultura prevalente, infatti, tendeva a confondere il podologo con il pedicure o l’estetista, nonostante la legge l’avesse esplicitamente compresa tra le professioni sanitarie. Fortunatamente nell’ultimo decennio si è assistito a una decisa inversione di tendenza, sia presso le istituzioni preposte alla sanità pubblica, sia presso la popolazione, sempre più sensibile al rilievo che i piedi possono assumere soprattutto in tema di prevenzione.
(…) L’introduzione della laurea in podologia nel 2001 ha rappresentato un vero e proprio salto di qualità. Per rendersene conto è sufficiente esaminare il piano di studi che prevede, fra gli altri, i settori scientifico-disciplinari relativi alla chirurgia, all’anestesiologia nonché alla diagnostica per immagini”.
Si tratta, quindi, di una formazione universitaria ed extrauniversitaria decisamente più completa, qualificante e professionalizzante che ha voluto riconoscere al podologo il giusto rilievo e le giuste competenze, diverse rispetto a quelle individuate nel regolamento sancito nel decreto del 14 settembre 1994, n. 666, che ha individuato il profilo professionale di questa figura.
Come dicevamo, il titolo di studi triennale è già abilitante all’esercizio della professione, ma per chi decidesse di proseguire con gli studi universitari, vi è la possibilità di iscriversi a un master o a un corso di formazione professionale per inserirsi più facilmente e velocemente nel mercato del lavoro; si può, per esempio, frequentare un master per diventare podologo dello sport, una figura oggi molto richiesta.
Gli ambiti di competenza: di cosa si occupa il podologo?
Il podologo, la cui attività professionale si rivolge a persone di tutte le età, tratta tutte le condizioni generali e patologie del piede, doloroso e non.
Per svolgere la sua attività professionale deve possedere una buona conoscenza dei fondamenti della fisiopatologia che permette di effettuare diagnosi e decidere il miglior trattamento podologico.
Gli ambiti generali nei quali il podologo opera sono vari e prevedono specializzazioni in diverse aree: dalla cura delle ferite alla medicina sportiva, dall’ambito pediatrico a quello delle malattie conseguenti al diabete.
Può prestare anche assistenza domiciliare alle persone disabili e agli anziani non autosufficienti.
La salute dei piedi è fondamentale per il benessere di tutto l’organismo e il podologo tratta tutte quelle condizioni in cui sia presente una malformazione o deformazione a carico di questo arto.
Il podologo si occupa, quindi, di tutti gli aspetti preventivi, diagnostici e terapeutici delle patologie a carico del piede, dalle più semplici, come l’ipercheratosi plantare (callosità), alle più complesse come la deviazione assiale delle dita.
Il suo intervento si è, inoltre, rivelato fondamentale nella prevenzione e cura delle complicanze del piede diabetico, ma anche nelle affezioni derivanti dalla postura, nel piede piatto del bambino, nel piede dell’anziano.
Per raggiungere una definizione corretta della problematica, è necessario per il podologo eseguire innanzitutto un approfondito esame obiettivo del piede mediante accertamenti diagnostici effettuati grazie all’impiego di strumenti e apparecchiature elettromedicali, come l’esame baropodometrico. In presenza di patologie che non rientrano nella sua sfera di competenza, il podologo invia il paziente presso lo specialista più indicato.
Ma di quali patologie si occupa, nello specifico, il podologo?
Si occupa sia dei problemi più comuni del piede, quali: metatarsalgie; neuroma di Morton; spina calcaneale; fascite plantare; piede diabetico, vascolare, neuropatico, artrosico, reumatico, pediatrico; alluce valgo; dito a martello; tallonite; sindrome pronatoria e supinatoria.
Ma tratta anche patologie più severe, quali:
- ipercheratosi: è un ispessimento della cute caratterizzato dalla stratificazione di cellule morte localizzato in un punto preciso o esteso su una zona più vasta. Questo disturbo causa dolori di frequente associati a infiammazione dei tessuti circostanti. In questo caso, sta al podologo valutare e individuare la causa e rimuovere l’ispessimento mediante un trattamento indolore attraverso l’utilizzo di lame e frese adatte
- onicomicosi: consiste nella presenza di cellule funginee sulla lamina o sul letto ungueale ed è causata da dermatofiti, lieviti o muffe. Compito del podologo è estirpare l’unghia interessata (trattamento assolutamente indolore) e individuare la terapia più opportuna che spesso si accompagna a cura farmacologica
- unghia incarnita: è una lesione dei tessuti periungueali causata da una porzione di lamina ungueale che si infiltra in tali tessuti. Le cause della patologia possono essere diverse ed è quasi sempre presente dolore acuto localizzato e infiammazione dei tessuti circostanti con possibilità di sovrainfezione. In questo caso, il podologo rimuove la porzione ungueale infiltrata e sceglie la più idonea terapia locale ed eventuale rieducazione ungueale
- piede diabetico: è una delle complicanze del diabete più diffuse e complicate, che può causare problemi sia di tipo nervoso sia circolatorio. In questo ambito, le patologie che più spesso compromettono la funzione o la struttura del piede sono la neuropatia, che toglie sensibilità alle estremità, esponendo il paziente a lesioni di cui non avverte la presenza, e l’arteriopatia, che danneggia le arterie delle gambe e i capillari del piede. A causa di questa patologia si può andare incontro a necrosi, cioè alla morte dei tessuti, per cui compito del podologo è quello di attuare azioni preventive per evitare eventuali amputazioni.
Accanto alle competenze propriamente tecnico-professionali, il podologo deve saper dimostrare di possedere qualità umane e personali fondamentali per il corretto svolgimento dell’attività: non solo abilità manuale e precisione, quindi, ma anche predisposizione e disponibilità al rapporto interpersonale, forte senso della comunicazione e di ascolto attivo, empatia, tatto, pazienza e sensibilità.
Il profilo professionale del podologo
È il D.M. del 14 settembre 1994, n. 666 a stabilire ambiti e competenze professionali del podologo, la sua figura e il suo relativo profilo professionale. In esso si legge:
“Il podologo è l’operatore sanitario che in possesso del diploma universitario abilitante, tratta direttamente, nel rispetto della normativa vigente, dopo esame obiettivo del piede, con metodi incruenti, ortesici ed idromassoterapici, le callosità, le unghie ipertrofiche, deformi e incarnite, nonché il piede doloroso”.
Nell’ambito delle proprie competenze:
- “il podologo, su prescrizione medica, previene e svolge la medicazione delle ulcerazioni delle verruche del piede e comunque assiste, anche ai fini dell’educazione sanitaria, i soggetti portatori di malattie a rischio;
- il podologo individua e segnala al medico le sospette condizioni patologiche che richiedono un approfondimento diagnostico o un intervento terapeutico;
- il podologo svolge la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in regime di dipendenza o libero-professionale”.
Dove lavora un podologo?
Solitamente, un podologo lavora come dipendente nel pubblico impiego, in strutture quali ambulatori, ospedali, cliniche, poliambulatori, centri di riabilitazione e case di cura oppure in strutture sanitarie e studi privati, sempre come dipendente o, come spesso accade, come libero professionista.
Naturalmente, può anche svolgere la sua attività presso il domicilio del paziente con difficoltà, soprattutto anziani con disturbi di deambulazione.
Altra possibilità è offerta dalle società sportive, presso le quali il podologo si occupa di seguire gli atleti prima, durante e dopo le gare.
Concorsi pubblici per podologi: requisiti di ammissione
Come per tutte le altre professioni sanitarie, l’accesso nel Servizio Sanitario Nazionale e in altri enti pubblici è sottoposto al superamento di un concorso pubblico. Per poter partecipare al concorso, è essenziale essere in possesso dei requisiti generali per l’accesso ai concorsi pubblici e dei seguenti requisiti specifici:
- Laurea in Podologia (classe SNT/02) ovvero Diploma universitario di Podologo conseguito ai sensi dell’art. 6, comma 3, del D. Lgs 30 dicembre 1992 n. 502 e successive modificazioni e integrazioni, ovvero diplomi conseguiti in base al precedente ordinamento e riconosciuti equipollenti, ai sensi delle vigenti disposizioni del D.M. 27 luglio 2000, al Diploma universitario di Podologo ai fini dell’esercizio dell’attività professionale e dell’accesso ai pubblici uffici
- iscrizione al relativo Albo professionale
- conoscenza della lingua inglese o francese
- conoscenze informatiche di base, ovvero dell’uso delle apparecchiature e delle applicazioni informatiche più diffuse
Concorsi per podologi: le prove d’esame
I concorsi consistono in una prova scritta, una prova pratica e una prova orale. Non è da escludersi una prova preselettiva, attraverso quiz a risposta multipla, nel caso in cui pervenga un numero elevato di domande.
Più nello specifico:
- prova scritta: verte su argomenti attinenti alla materia oggetto del concorso, ma può consistere anche nella soluzione di quiz a risposta sintetica.
- prova pratica: consiste nell’esecuzione di tecniche specifiche o nella predisposizione di atti connessi alla qualificazione professionale richiesta.
- prova orale: verte sulle materie oggetto della prova scritta e della prova pratica. Nel corso della prova viene, peraltro, accertato il livello di conoscenza della lingua inglese o francese oltre alla conoscenza delle applicazioni informatiche più diffuse.
Esempi di tracce ufficiali dei concorsi per podologi
Concludiamo fornendo qualche esempio di tracce ufficiali d’esame dei concorsi per podologi.
Esempi di quesiti per la prova scritta
- Definizione di semipasso:
A. è la distanza nel piano di progressione tra la parte di supporto di un piede (normalmente il tallone) e l’ultimo punto di contatto dello stesso piede al terreno (normalmente l’alluce).
B. è la distanza nel piano di progressione tra la parte di supporto di un piede (normalmente il tallone) e il supporto della stessa parte del piede controlaterale.
Esempi di quesiti per la prova pratica
- Dal punto di vista anatomo-funzionale, quanti segmenti si distinguono nel piede e da quali ossa sono composti.
- Sedi e caratteristiche dell’ulcera neuropatica.
Esempi di quesiti per la prova orale
- Formula metatarsale: definizione e tipologie.
- Su quale principio si basa l’uso di medicazioni avanzate nella cura delle lesioni nel piede diabetico e in generale sulla lesione da pressione?