Mi chiamo Giancarlo Catino e credo nell’amicizia. Ho 6 anni e oggi è il mio primo giorno di scuola…
Quando un bambino/a o ragazzo/a inizia a frequentare una nuova scuola, sia essa la scuola primaria, media o superiore, la prima cosa importante è l’essere accettato dagli altri, il così detto gruppo dei pari, così importante ed indispensabile per una sana ed armonica crescita socio-relazionale. Sì, perché il gruppo dei pari è la possibilità di sperimentare in piccolo quelle che poi saranno le comunicazioni, le relazioni, i contatti della vita adulta. Un compagno/a è possibilità di confronto, di sostegno, di confidenze intime e di imitazione, ma purtroppo non sempre questo accade.
… ho conosciuto subito la popolazione degli “Unni”, sono i miei compagni di classe. Nel giro di tre minuti abbiamo urlato a squarciagola la lettera “E”… giochiamo a buttarci di sotto dalla finestra? Io mi son buttato… loro no…
Il bullismo inizia sin dalla primaria e, diversamente da quello che si pensa, non ha differenze di genere: i bulli possono essere potenzialmente tutti, maschi e femmine. Pur di poter essere accettati, si è disposti a conformarsi a qualsiasi comportamento, anche quelli palesemente errati, aggressivi, socialmente deprecabili e assolutamente pericolosi. Si crede che quanto proposto valga per tutti, indistintamente, invece è solo un modo per deridere, sbeffeggiare, rendere ridicolo chi si ritiene debole, inetto ed incapace di ribellarsi. La vittima ritiene che solo aderendo agli ordini impartiti dai più forti si avrà la possibilità di sfuggire, prima o poi, ad altri soprusi. Invece, più la vittima asseconda tali ordini e più il bullo crede di avere il controllo della situazione.
Andrea Rozzi, un compagnuccio scalmanato, mi ha subito ribattezzato “Bersaglio Mobile” e la mia schiena è diventata il campo di atterraggio di aerei di carta, bucce di banana e matite spezzate […] mi è arrivato in testa pure un compasso, è un giorno che non dimenticherò mai… la mia prima cicatrice in fronte…
Il bullo è spesso un ragazzo con forti problematiche a livello relazionale. Il bullo manca di quella che viene definita “Intelligenza Emotiva” (Goleman D., 1995), manca di quella che è la capacità di avvertire le proprie ed altrui emozioni e, pertanto, cerca di affermare la propria supremazia attraverso la violenza. E così, il “Bersaglio Mobile”, la “Vittima designata” all’inizio tende a minimizzare, a sopportare, a credere che con il tempo tutti questi agiti avranno un termine. Si sopporta, ci si difende come si può, attendendo in silenzio che tutto passi, ma alla prima cicatrice fisica se ne sommeranno tante altre nell’anima.
Mi chiamo Giancarlo Catino e credo nell’amicizia. I miei compagnucci, nel corso degli anni, hanno declinato il mio nome, per scherzo, in ogni modo […] poi si sono sbizzarriti anche con il cognome, che ha ispirato una canzoncina mitica che mi cantano sempre a ricreazione “Catino, Cretino, sei un 4 occhi […]”. Andrea Rozzi, per farmi uno scherzo, ha sparso la voce che avevo i pidocchi, che matto che è quello! Oh, ci credete che d’allora nessuno mi ha più invitato ad una festa […] Mio cugino Luca, che fa la quinta, li ha sentiti e mi ha detto che non dovrebbero chiamarmi così, però, io li lascio fare perché penso che prima o poi smetteranno.
Alle minacce e alle lesioni fisiche si aggiungono quelle verbali, poi quelle via web, e così si somma al bullismo classico anche il cyberbullismo. Sì, perché il bullismo non è solo agito fisicamente, ma il più delle volte è verbale. Tutto ciò conduce la vittima a un sempre maggiore isolamento, per vergogna provata, per dignità e reputazione lesa. Si nega anche di fronte a chi cerca di rendere palese ai nostri occhi che tali azioni sono ingiuste e sbagliate, si nega per paura che quanto accade possa diventare sempre più spaventoso, si nega e si continua a non parlare e a non confidarsi con nessuno. Si nega e non si chiede aiuto.
Mi chiamo Giancarlo Catino e credo nell’amicizia. Ho 11 anni e sono alle medie, pure i nuovi compagni di scuola sono una banda di buontemponi. Sono andato un po’ su di peso e così tutti hanno cominciato a chiamarmi con nuovi simpatici appellativi […] non è che mi fa piacere, ma pazienza…
Quando poi si cambia scuola, si spera che tutto possa essere finito, che si possa vivere una nuova, buona e diversa esperienza di amicizia, perché nell’amicizia non si vuole smettere di credere. Ma il passato di silenzio, ormai, ha creato nella vittima un vuoto che si può colmare solo con il cibo, con comportamenti di chiusura, di evitamento delle situazioni. La vittima evita di andare a scuola, chiede spesso di essere accompagnato, chiede sempre più soldi in famiglia, si rifiuta di parlare di come è trascorsa la giornata a scuola. I genitori dovrebbero insospettirsi e tenere presenti tutti questi segnali, tutte queste richieste di aiuto indirette.
[…] certe sere mi affaccio dalla finestra e mi chiedo come sarebbe volare via e sparire per sempre…
Il bullismo è un evento traumatico e devastante che, se non arginato, può portare le vittime a gesti estremi.
Mi chiamo Giancarlo Catino e credo nell’amicizia. Ho 14 anni ed ho iniziato il liceo scientifico. In classe ci sono due gruppi e… poi ci sto io. […] per questo ultimo avvenimento a casa mia si sono accorti di quello che mi fanno a scuola e mamma ha fatto un sacco di storie. La verità è che mi vergognavo a parlare con i miei, la verità è che vorrei essere diverso!
I genitori o gli insegnanti, non ignorano quanto accade volutamente, ma spesso accade perché si ritiene che chi è vicino a noi non possa essere capace di gesti così deplorevoli ed aggressivi, o non si vuole credere che il proprio figlio o il proprio nipote possa essere vittima di una tale abominevole esperienza. La vittima si convince di essere lui quello sbagliato, di essere lui quello incapace, il più delle volte perché il bullo mira proprio a quei soggetti già colpiti nella loro autostima, nella fiducia in se stessi. Per poter arginare la violenza, invece, è necessario tenere a bada la paura e confessare quanto accade. Chiedere aiuto ad un genitore, ad un insegnante, al preside, alla polizia, al numero emergenza infanzia è l’unico modo possibile per salvarsi.
Stamattina sono entrato nella palestra di scuola mia ed ho puntato il più carogna dei miei compagni, l’ho guardato fisso negli occhi ed ho pensato che volevo sconfiggerlo, così l’ho abbracciato e … ho vinto io
Per poter sconfiggere un bullo bisogna mirare al nucleo del suo problema: all’impossibilità di stabilire relazioni armoniose e leali. Per poter sfuggire al ruolo di vittima è necessario stimolare la propria capacità di resilienza, la propria autorevolezza e combattere l’omertà di chi sa e non fa nulla per paura. Solo una sana ed efficace comunicazione può sconfiggere il bullismo, solo chiedere aiuto può salvare e la vittima ed il bullo da una fine senza ritorno.
Sono Giancarlo Catino e credo nell’amicizia!
L’articolo prende ispirazione dal monologo – denuncia sul bullismo scritto dall’autore e regista Massimiliano Bruno e recitato da Paola Cortellesi durante la trasmissione televisiva Laura&Paola andata in onda il 1 aprile 2016 su Rai1. Per vedere il monologo nella sua versione integrale clicca qui.
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