Da molti anni mi interesso di pedagogia e didattica, e nel tempo le mie ricerche mi hanno portata ad approfondire i temi legati alla psicologia dell’età evolutiva e all’apprendimento. Tuttavia, solo da quando sono madre, ho iniziato a comprendere, attraverso una sperimentazione attiva, la difficoltà di stabilire un dialogo efficace con i bambini e ad avvertire l’esigenza di trovare delle chiavi di mediazione per loro comprensibili.
Essendo ormai noto che affettività e cognizione sono strettamente legate e si influenzano reciprocamente, l’efficacia didattica, in special modo nell’educazione primaria, non può dunque prescindere dal benessere emotivo del bambino.
L’autorealizzazione, intesa come riconoscimento, accettazione e realizzazione delle potenzialità emotive, psichiche e comportamentali del bambino dovrebbe dunque costituire il fondamento di qualsiasi attività volta a favorire lo sviluppo cognitivo, l’apprendimento e, più in generale, la crescita globale dell’individuo come persona.
Per questo a mio avviso, oggi come mai prima d’ora, il compito più importante che chi “educa” un bambino deve assumersi consiste proprio nell’incoraggiarlo a sviluppare quelle risorse emotive che gli consentano di comprendere se stesso e ciò che gli accade intorno. Il raggiungimento di questo fondamentale obiettivo implica un processo di crescita fatto di esperienze attraverso le quali imparare ad ascoltarsi e a rispettarsi e, di riflesso, ad ascoltare e a rispettare le altre persone.
Gli argomenti dell'articolo
Coltivare le emozioni
Coltivare bontà, compassione, altruismo, empatia e tutte le altre spontanee attitudini di cui la natura ci ha dotati, ma anche riconoscere, accettare e saper controllare, anziché reprimere, le emozioni negative, superando gli stereotipi culturali legati al genere, secondo cui tristezza, paura, malinconia sarebbero proprie di una sensibilità che mal si addice alla virilità maschile, mentre dolcezza, gentilezza e accondiscendenza ben si assocerebbero all’animo femminile.
Rabbia, frustrazione, gelosia, tristezza, malinconia sono sentimenti naturali, che fanno parte, prima o poi, della vita di tutti, negarne l’esistenza o attribuirli solo ai “cattivi” non giova a nessuno, tantomeno al bambino, che quando li proverà si sentirà sbagliato e tenderà a bloccarli, soffocarli o manifestarli in modo distruttivo e violento.
Come aiutare il bambino a riconoscere le emozioni?
Il bambino vive le emozioni in modo diverso dall’adulto, non avendo ancora pienamente acquisito la capacità di riconoscerle né un linguaggio adeguato a esprimere concetti astratti.
La vita di un bambino è una scoperta continua e, in quanto tale, suscita una molteplicità di emozioni che il piccolo ha bisogno di decodificare per imparare a conoscersi e poi a muoversi in un mondo complesso. Per maturare tali competenze deve essere aiutato a trarre un senso dal tumulto dei suoi sentimenti.
Come sostiene Bettelheim, il bambino “ha bisogno di idee sul modo di dare ordine alla sua casa interiore, per poter creare su tale base l’ordine nella sua vita”. E lo strumento che lo psicanalista austriaco individuava come il più efficace per consentire ai bambini di elaborare e interiorizzare concetti tanto complessi è rappresentato dalla fiaba.
La fiaba come strumento di mediazione
Proprio con le fiabe infatti possiamo comunicare significati sia palesi sia nascosti, trasmettendo, attraverso la mediazione simbolica, un’educazione morale che, sottilmente e per induzione, indichi i vantaggi del comportamento etico. Nel contempo possiamo fornire ai bambini suggerimenti sul modo in cui affrontare il caleidoscopio delle proprie emozioni senza esserne sopraffatti.
Verdolina scopre il mondo
Osservare da un’altra prospettiva, guardare attraverso occhi diversi dai propri, stimolare lo sviluppo di risorse interiori, insegnare ai bambini ad ascoltarsi e a rispettarsi: nasce da questi presupposti la collana Occhicielo.
Con l’auspicio che l’educazione emotiva si diffonda nelle case e nelle scuole, con enorme piacere invito a leggere la storia di Verdolina e del suo fantastico viaggio nelle emozioni: un percorso circolare, che dalla sua casa la porta a volare nel mondo per ritornare da chi ama con una nuova consapevolezza di sé e di ciò che c’è fuori, in una scoperta continua di situazioni sconosciute e delle emozioni che queste suscitano nell’animo.