Siamo quasi arrivati alla fine del nostro viaggio insieme a Verdolina scopre il mondo. La giovane tovaglia verde ha l’occasione di sperimentare sulla propria stoffa il divertimento che si prova quando si condividono esperienze con persone a cui si vuole bene, di cui ci si fida, con cui si sente di avere delle cose in comune, insomma, con gli amici. Voglio allora cominciare questa riflessione che vi propongo in accompagnamento al nuovo laboratorio creativo ponendomi una domanda: “Che cos’è un vero amico?”
Gli argomenti dell'articolo
Qualche riflessione sulla parola “amicizia”
Il termine “amicizia”, ha assunto oggi una connotazione molto diversa rispetto al passato: talvolta, complici gli usi e gli abusi dei social media, definiamo “amici” delle persone che a malapena conosciamo. In effetti, si tratta di un’abitudine più diffusa tra gli adulti che tra i bambini, ancora fortunatamente avulsi da queste logiche.
Io penso, però, che noi grandi dobbiamo tenere ben a mente, anzi dobbiamo sentire, quanto la parola “amico”, applicata a una persona che non abbiamo mai visto di persona, che non abbiamo modo di frequentare nella vita vera, e con la quale abbiamo una condivisone solo virtuale, seppur sincera, questa parola, dicevo, resta a un livello di significato più superficiale, incapace di accogliere il senso pieno e ricco di sfumature dell’amicizia vera e propria.
Senza voler demonizzare o fare una analisi dei pro e dei contro dei canali di comunicazione che oggi la maggior parte di noi, a cominciare da me, utilizza – anche per condividere delle riflessioni che, come spero, possono avere un ritorno nella vita reale, proprio come quelle che vi propongo oggi – vorrei riportare l’attenzione su un concetto di amicizia un po’ meno “digitale”.
In questo senso, il Capitolo otto di Verdolina scopre il mondo, intitolato Con gli amici c’è più divertimento, ci offre l’occasione per riscoprire l’amicizia, così come la intendo e come l’ho vissuta – come tutti l’abbiamo vissuta – durante l’infanzia, nella sua essenza e innocenza, forte di sentimenti genuini e privi dell’inquinamento dato dai preconcetti.
L’amicizia: uno scambio di emozioni
Ed è proprio per questo, che basta mettere piede in un parco, una ludoteca, una spiaggia o qualsiasi altro luogo in cui ci sono dei bambini, per vederli cercarsi, toccarsi, interagire in quel istintivo slancio che li spinge – ci spinge – a cercare e a riconoscere dietro i volti degli estranei quelli che sceglieremo come nostri amici.
“Nessun uomo è un’isola”, diceva Thomas Merton negli anni ’50 del ’900, ma possiamo dirlo con forza ancora oggi, un’epoca ben diversa in cui, sempre più spesso, siamo soli davanti allo smartphone o allo schermo del pc. E a dimostrarcelo sono proprio loro, i più piccoli.
L’amicizia secondo i nativi digitali: divertimento, gentilezza e affidabilità
A questo proposito, mentre facevo le mie ricerche per elaborare un laboratorio creativo che avesse l’obiettivo di far riflettere sull’amicizia, mi è sembrata molto interessante un’analisi condotta nel 2014 da un gruppo di ricercatori del network Viacom (International Media Networks), che ha coinvolto un campione di circa 1200 bambini, di età compresa tra i 6 e i 12 anni, mettendo in luce proprio il loro pensiero su questa relazione così unica.
Inaspettatamente – o forse no? – questa generazione che tra consensi e dissensi è stata definita dei “nativi digitali”, ha rivelato una idea molto tradizionale di amicizia, perché da un amico si aspetta divertimento, gentilezza e affidabilità.
Pensandoci, è proprio quello che emerge dalle avventure della nostra Verdolina: senza il suo amico Vento non avrebbe potuto conoscere creature molto diverse da lei come la famiglia di serpenti, non avrebbe incontrato la magica Luna, non avrebbe scoperto che nell’amicizia ci si può anche arrabbiare per poi far pace condividendo nuove esperienze, non avrebbe conosciuto l’enorme e variopinto Arcobaleno e nemmeno Olivia, l’olivo centenario e responsabile dalla specialissima risata argentina, non avrebbe condiviso con tutti loro, nuovi amici, le tantissime emozioni che il suo viaggio le ha suscitato.
I bambini di oggi si aspettano da un amico divertimento, gentilezza e affidabilità? Beh, è proprio quello che il Vento, mamma serpente, la Luna, Arco e Olivia regalano alla nostra Verdolina. E lei si abbandona a loro con fiducia, lasciandosi guidare verso nuove esperienze, certa di essere al sicuro e amata, senza tralasciare di offrire in cambio il suo entusiasmo, condito da curiosità e creatività.
L’amicizia: una condivisione di esperienze
Coltivare le proprie amicizie, o farne di nuove, è il modo migliore per allenarci ad affrontare le novità e le diversità. C’è una frase, molto significativa, attribuita a Chris McCadless, giovane viaggiatore americano che ha ispirato il film Into the Wild.
La felicità è reale solo quando è condivisa.
Queste poche parole, secondo me, racchiudono l’essenza più profonda dell’amicizia: attraverso la condivisione, i momenti vissuti insieme, impariamo ad apprezzare meglio ciò che ci accade, a vivere pienamente, perché nei volti dei nostri amici troviamo uno specchio in cui guardare e riconoscere noi stessi nella nostra individualità unica e irripetibile.
Nel corso del suo viaggio, Verdolina ci ricorda che ogni momento della giornata si può trasformare in una meravigliosa avventura, grazie agli incontri preziosi, alle parole che ci vengono rivolte e alla nostra disponibilità ad ascoltarle, grazie insomma alla nostra predisposizione ad aprire il cuore agli altri per condividere con loro quello che ci accadrà.
Scarica gratuitamente il nuovo laboratorio creativo… dita da intrecciare
Ed è proprio sulla condivisione che vogliamo riflettere con questo nuovo laboratorio creativo ispirato alle avventure di Verdolina scopre il mondo.
Come ben sappiamo noi grandi, condividere non è impresa semplice. Che si parli di esperienze, opportunità, cose materiali, la condivisione vera comporta sempre una piccola, momentanea perdita per chi vi è coinvolto, una perdita che comporta una sorta di rischio e che, per questo, va affrontata con fiducia in chi abbiamo di fronte.
Per un bambino, che comincia a sperimentare questa esperienza per le prime volte, condividere è ancora più difficile: condividere un gioco con un amico significa doverci rinunciare per un po’ anche se vorrebbe tenerlo sempre lui, condividere un amico con un altro amico significa non avere la sua attenzione tutta per sé, e lo stesso accade quando a essere condivisa è la cura di un adulto, una mamma, un papà, un nonno, una maestra.
Anche condividere un foglio da disegno e dei colori comporta delle limitazioni per un bambino, per esempio rispettare lo spazio che occorre al braccio dell’altro per muoversi proprio davanti ai suoi occhi, o accettare che il suo disegno del sole può essere cambiato in meglio con un tocco di colore diverso a cui lui non aveva pensato, o aspettare il suo turno per prendere proprio il giallo che sta usando il suo amico e non il blu che giace solitario nel piattino davanti a lui.
Quello che sappiamo noi grandi però è che quella piccola perdita sarà subito colmata per eccesso. Perché quando condividiamo qualcosa – davvero – la condivisione ci ricompensa sempre con un bellissimo sentimento di soddisfazione, di vicinanza, di scambio, che riempie molto di più di quello a cui abbiamo rinunciato. La condivisione crea un legame di fiducia, un contatto umano profondo, una sintonia che, a mio avviso, non ha eguali e che vale la pena di sperimentare tante e tante volte.
Per questo, io e Francesca de Robertis, abbiamo pensato di chiamare il laboratorio che vi proponiamo qui “dita che si intrecciano”. Perché è proprio quello che accade quando condividiamo qualcosa con gli altri, ci intrecciamo. Se volete sperimentarlo con i vostri piccoli coinvolgendo i loro amici – o nonni, come abbiamo fatto noi – scaricatelo gratuitamente dal box qui sotto.