bilinguismo nell'apprendimento

Bilinguismo nell'apprendimento

Crescere bilingui o apprendere una seconda lingua in tenera età significa imparare precocemente a mettersi nei panni degli altri, imparando ad accettare e condividere il punto di vista altrui, riconoscendo le cose da un prospettiva che non sia solo nostra.
È assodato, ormai, che nel cervello del bambino bilingue entrambi i sistemi linguistici restano attivi anche quando si sta utilizzando, in quel momento e per uno scopo preciso, una sola lingua. Tuttavia, questa interferenza non costituisce affatto uno svantaggio quanto piuttosto un beneficio, in quanto stimola il cervello a risolvere una sorta di “conflitto interno”, fornendo alla mente un allenamento costante con positive ripercussioni sul processo cognitivo.
Proponiamo un esempio di traccia d’esame sul tema del bilinguismo nell’apprendimento, rimandandovi per uno studio più completo e approfondito ai manuali Volume unico per la Scuola dell’Infanzia e Primaria e Avvertenze Generali. Il seguente svolgimento contiene diversi spunti di riflessione utili per una trattazione sintetica dell’argomento.

La traccia

Chiunque può imparare una nuova lingua. Può essere un processo semplice o richiedere un po’ di fatica. Ma tutti possiamo farlo. Parlare due lingue è uguale a qualsiasi altra capacità. Il candidato illustri, come in una società multiforme, multiculturale e multilinguistica quale quella odierna, il bilinguismo possa esser considerato una risorsa per l’evoluzione cognitiva e sociale del bambino”.

Svolgimento

Bilingue è, per definizione, il soggetto che padroneggia due lingue con le stesse competenze e capacità di un madrelingua: questo è ciò che caratterizza i bambini cresciuti in ambienti in cui l’uso di due lingue è simultaneo e non hanno bisogno di tradurre da una lingua all’altra.
I bambini possono imparare a diventare bilingui: possono apprendere due lingue a casa, a scuola, nella loro comunità. Alcuni di essi imparano entrambe le lingue in modo eccellente; talvolta, invece, conoscono una lingua meglio dell’altra, quella dominante.
Laddove si sperimentano forti esperienze di immigrazione, il bilinguismo ne sarà naturale conseguenza. In una società multiculturale come la nostra, il compito educativo specifico è la mediazione fra le diverse culture di cui gli alunni sono portatori, al fine di promuovere capacità di convivenza costruttiva e, al contempo, riconoscendo e rispettando la diversità attraverso il confronto e il dialogo con l’altro, ciò che costituisce indubbiamente un arricchimento personale. Ma quanto questo processo di apprendimento deve tenere conto della sola prospettiva della cultura ospitante o quanto può considerare prospettive di culture diverse, diventando un fatto interculturale?
La risposta è semplice: l’educazione interculturale deve mostrare ciascun apprendimento sotto molteplici prospettive, sfruttando i punti di vista di popoli e culture diversi attraverso un confronto costruttivo pur se e nelle molteplicità di visioni e ottiche. Da ciò deve derivare che ciascun soggetto, appartenente ad una data cultura, debba diventare consapevole dell’arricchimento personale dato dalla possibilità di sperimentare la visione dell’altro.
La portata dei fattori contestuali suggerisce che il bilinguismo va compreso nei termini di un’ampia gamma di questioni attinenti alle molte dimensioni dell’apprendimento linguistico: sociale e personale, comunitario e individuale, educativo e culturale, ecc. È ormai riconosciuto che i processi psicologici nell’apprendimento di una lingua debbano essere considerati anche attraverso una prospettiva sociale; in altre parole, non importa tanto il potenziale psicologico degli apprendenti, ciò può realizzarsi se essi sono impegnati socialmente in discorsi linguistici.
Questi fattori sociali e psicologici nell’apprendimento di una lingua sono collegati anche a una serie di strategie adottate dagli apprendenti con successo: strategie di pianificazione, strategia attiva, strategia empatica, strategia formale, strategia sperimentale, strategia semantica, strategia pratica, comunicativa, di osservazione e monitoraggio. Queste strategie – tattiche, abilità, trucchi, atteggiamenti non convenzionali – coprono un vasto ambito di pratiche di apprendimento linguistiche e sono legate al processo metacognitivo, cognitivo e sociale.
In molti Paesi occidentali esistono famiglie in cui i genitori parlano due lingue diverse oppure famiglie in cui entrambi i genitori parlano la stessa lingua, ma vivono all’interno di una comunità nella quale la lingua parlata dalla maggioranza è un’altra. In questi contesti, i bambini giocano un importante ruolo di mediazione tra casa e scuola, e non è inusuale per gli alunni parlare lingue diverse nelle due situazioni.
In Italia si assiste al costante aumento, in ambiente scolastico, di bambini figli di coppie miste: la vicinanza con il genitore italiano permette l’acquisizione di competenze linguistiche in questa lingua, mentre l’altro genitore parla con il figlio nella propria lingua di origine spesso sollecitandolo ad apprenderla anche in forma scritta.
Una cultura non si può conoscere se non si conosce bene la sua lingua e la lingua può essere considerata secondo due componenti fondamentali: conoscenza schematica e conoscenza sistemica. La prima rappresenta ciò che conosciamo del mondo: concetti, categorie, funzioni, nozioni, fatti; dall’altro lato, vi è la conoscenza sistematizzata della lingua adoperata per esprimere una conoscenza: sintassi, morfologia, fonemi, ecc.
Gli L1 e gli apprendenti bilingui possono acquisire le due forme di conoscenza simultaneamente ma non mantenendo due sistemi paralleli per ogni forma di conoscenza: piuttosto, i due si sviluppano integrando conoscenza del mondo e lingua (in questo caso, due lingue) utilizzata per esprimere questa conoscenza.
Quando due lingue entrano in contatto, ne deriva che due codici possono venire utilizzati nella stessa interazione (bilinguismo sociale). Possiamo dedurre, quindi, che i bilingui hanno una maggiore consapevolezza della lingua: conoscenza, – conscia e inconscia – del modo in cui diversi sistemi linguistici funzionano, e sensibilità per distinguere le forme di espressione.

Un cervello, due lingue: un vantaggio o uno svantaggio?

Il bilinguismo oltre a rappresentare un vantaggio rappresenta (per la conoscenza di due lingue) permette anche lo sviluppo di altre abilità cognitive, con ricadute positive sia dal punto di vista culturale che linguistico. Come la ricerca recente ha dimostrato, il bilinguismo nei bambini ha positive ripercussioni sullo sviluppo cerebrale perché il cervello è perfettamente in grado di gestire due o più lingue simultaneamente fin dalla nascita. Di conseguenza, apprendere una lingua è un processo naturale e spontaneo come imparare a camminare.
Dunque, sfatiamo un vecchio pregiudizio: parlare due lingue fin dalla nascita non ha nessuna ricaduta negativa sull’apprendimento scolastico. Anzi, i bambini, sia monolingui che bilingui, sono  dotati di una predisposizione innata per l’acquisizione del linguaggio in generale, che permette loro di imparare le lingue senza sforzo e senza bisogno di un’istruzione esplicita.
I bilingue hanno un rapporto unico con la lingua. Psicologicamente, coloro che apprendono due lingue dalla nascita sembrano sviluppare una capacità mentale per gestire le due in un modo che prevede sia integrazione che separazione. Sebbene le due lingue siano distinte nella produzione esterna, il modo in cui sono conservate, depositate, archiviate nel cervello combina pensiero, sistemi cognitivi e linguistici in maniera simbiotica (Baker, 2000).
Nei bilingui la memoria e la percezione migliorano, così come la sensibilità linguistica e la capacità di decidere razionalmente. Si acquisisce maggiore flessibilità mentale e capacità di multitasking, presumibilmente perché le lingue parlate dai bilingui sono sempre attive simultaneamente nella loro mente determinando un meccanismo di inibizione di una lingua mentre viene utilizzata l’altra.
Studi dimostrano che il bilinguismo accresce significativamente l’abilità del bambino di ottenere selettivamente informazioni rilevanti e pertinenti mentre distoglie l’attenzione da quelle fuorvianti e ingannevoli o da risposte contraddittorie; i bilingui, infatti, sono avvantaggiati nelle situazioni che richiedono una buona attenzione selettiva, come capita quando si devono gestire più compiti contemporaneamente o si deve passare velocemente da un compito all’altro.
Su un livello prettamente linguistico, conoscere più di una lingua permette al bambino di avere maggiore consapevolezza della struttura e del funzionamento delle lingue, aiutandolo nell’analisi metalinguistica e nell’apprendimento di altre lingue, favorendo l’acquisizione linguistica, l’abilità metalinguistica, il saper leggere e scrivere e la capacità di problem-solving, cioè quelle funzioni esecutive che influenzano positivamente non solo lo sviluppo linguistico del bambino ma anche le sue capacità cognitive.