L’infanzia è una delle fasi della vita che più necessita di attenzione da parte degli adulti, per questo occorre un sistema educativo specifico, in grado di valorizzare le potenzialità di questo importante periodo della vita dei bambini.
Nei paesi più ricchi del mondo occidentale, laddove già da tempo una nuova generazione ha avuto la possibilità di trascorrere una parte significativa della prima infanzia all’esterno della famiglia, presso strutture nido specializzate in prima infanzia, si ha dimostrazione di una crescita emotiva e personale più equilibrata. Tale equilibrio si trasforma, nel medio periodo, in una minore dispersione scolastica e in una migliore e più precoce integrazione dei soggetti svantaggiati.
Allo stesso tempo, la ricerca neuroscientifica sta dimostrando che una relazione stimolante con gli educatori nei primi mesi e anni di vita è fondamentale sotto molti aspetti per lo sviluppo di un bambino.
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Perché è così importante tutelare la prima infanzia?
La fase evolutiva è un percorso che ad ogni tappa necessita di attenzioni e cure specifiche. Il bambino, da 0 a 3 anni, vive il rapporto con il mondo in simbiosi con “l’oggetto transizionale” (Donald W. Winnicott) rappresentato dalla madre. In questa fase, si sviluppa l’attaccamento primario che stabilirà in futuro il modo in cui il piccolo si relazionerà al mondo, fino a diventare un adulto responsabile. È necessario fare in modo che l’attaccamento non diventi “insicuro” ma consapevole.
Il ruolo dei genitori è di agevolare l’autonomia del bambino, che dovrà accedere ad un ambiente nuovo (scuola primaria) a passi graduali. L’asilo nido rappresenta il luogo ideale per il rito di passaggio, che il bambino potrà percepire come nuovo, ma familiare.
Le educatrici assolvono al ruolo integrativo della figura materna. C’è un sostegno reciproco da parte dei genitori e delle educatrici che parte dall’idea di mettere a proprio agio il bambino con degli strumenti nuovi: giochi e disegni che andranno a stimolare la sua creatività.
La socializzazione primaria viene quindi favorita dall’incontro che il piccolo farà con i suoi simili e la sua sicurezza sarà garantita dalla possibilità di poter contare sulla presenza adulta di un’educatrice che gli ricordi la figura materna. In questo modo, il bimbo entrerà “in relazione” al nuovo ambiente sperimentando la sua autonomia, in modo graduale e necessario, per accedere alla scuola materna e vivere con serenità il suo ingresso nella vita sociale.
Il programma europeo di Assistenza e cura nella prima infanzia (0-6 anni)
L’insegnamento e l’assistenza nella prima infanzia possono preparare il terreno per futuri successi in termini di istruzione, benessere, prospettive professionali e, specie per i bambini provenienti da ambienti svantaggiati, una maggiore integrazione.
I sistemi educativi e assistenziali per la prima infanzia (dalla nascita all’inizio della scuola dell’obbligo) variano da un paese all’altro; per garantire la presenza di strutture di qualità e accessibili in ciascun paese, da tempo gli Stati membri dell’UE collaborano tra loro, essendo il sistema di istruzione ed in generale di educazione, una priorità dell’Unione Europea.
La questione, molto dibattuta a livello comunitario ha condotto alla definizione del programma ECEC (Early Child Education and Care) che si pone come obiettivo proprio quello di favorire, mediante investimenti da porsi sotto un quadro comune il Progetto di Assistenza e cura nella prima infanzia (0-6 anni).
Cosa è stato fatto finora a livello comunitario?
Al fine di migliorare l’accesso e la qualità dei servizi in questo campo, la Commissione ha definito le priorità per l’insegnamento e l’assistenza nella prima infanzia. I lavori sono iniziati nel 2012 in collaborazione con diverse organizzazioni internazionali e parti interessate, con la priorità di mettere a punto orientamenti strategici e promuovere la ricerca a livello europeo, mediante la raccolta e il monitoraggio, dei dati.
L’ambizioso obiettivo europeo prevede che entro il 2020 almeno il 95% dei bambini in età prescolare frequentino una scuola materna. I progressi registrati nei singoli paesi rispetto a questo obiettivo vengono monitorati su base annuale.
A tale scopo l’Unione europea ha messo a disposizione dei fondi da impiegare per verificare la qualità dell’insegnamento e dell’assistenza nella prima infanzia. Tali sforzi vengono coordinati dai gruppi di lavoro tematici per la politica scolastica con l’obiettivo di favorire un uso più efficiente dei finanziamenti europei.
L’obiettivo è stato recepito in Italia, almeno nelle intenzioni, dalla riforma su “La Buona Scuola”: la Legge 107 prevede infatti la realizzazione di un ciclo integrato dell’offerta formativa dedicata agli asili nido e la scuola materna.
L’iniziativa rivoluzionerebbe il sistema scolastico italiano rendendo pubblici gli asili nido, su scala nazionale e sotto la responsabilità del Ministero dell’Istruzione. Garantendo l’inserimento nell’offerta formativa del ciclo 0-3 anni, il Miur renderebbe di fatto pubblico l’accesso agli asili nido a tutta la popolazione.
Si attende a questo punto l’emanazione di uno o più decreti legislativi per definire i livelli essenziali delle prestazioni della scuola dell’infanzia e degli asilo nido finalmente inseriti nel sistema integrato di educazione e formazione.
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Il volume propone una lettura della legge 13 luglio 2015, n. 107 – “La buona scuola”, seguendo la logica dei “commentari”. Si tratta di una scelta innovativa volta a trasporre, nell’ambito della normativa scolastica, le metodologie di lavoro delle altre branche del diritto mediante una trattazione sistematica e comparata.
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