Arriva l’estate… tempo di famiglia, tempo con i nostri figli

Sopraffatti da ritmi incalzanti, da incastri rocamboleschi e dal susseguirsi di molteplici impegni quotidiani, lamentiamo sempre la mancanza di tempo, oggetto del desiderio di grandi e piccini. Di tempo per noi, per fare quello che più ci interessa, ci rilassa, ci fa stare bene. E soprattutto di più tempo per stare con i nostri figli, che non sia solo quel che resta alla fine di una interminabile giornata.

Tempo con i nostri figli, un tiro alla fune tra doveri e desideri

Nella nostra esperienza di lavoro e confronto con le famiglie, abbiamo constatato spesso e con dispiacere che, stretti nella morsa del tempo, i genitori sono travolti da incontrollabili e profondi sensi di colpa, percepiscono un affanno costante nel tentativo di conciliare, e di farlo al meglio, vita lavorativa e vita familiare. Accanto a loro, i bambini, mai paghi dei momenti trascorsi con mamma e papà, desiderano un “per sempre”, unità di misura del naturale egocentrismo infantile, da trascorrere con loro.

È così che la quotidiana lotta contro il tempo si trasforma in un tiro alla fune in cui quella stessa fune rischia di sfilacciarsi per l’inconciliabilità dei doveri degli adulti e dei desideri dei piccoli, sotto gli occhi di un tiranno che continua a scorrere imperturbabile.

Il difficile equilibrio tra qualità e quantità

La soluzione è allora da ricercare in quel “per sempre” del pensiero bambino? Avere più tempo è sinonimo automatico di maggiore qualità e serenità?

Inutile negarlo: avere una maggiore distensione dei ritmi quotidiani aiuterebbe, e molto! Se non altro per abbassare il livello di stanchezza, ridurre il nervosismo accumulato e alleggerire quella sensazione di non avere più posto in testa neanche per un solo altro pensiero.

Ma non è esclusivamente nella quantità che risiede la soluzione. Il dibattito tra quantità di tempo e qualità è stato indagato a lungo da numerose ricerche da Harvard, a Yale, all’American Accademy of  Pediatrics, solo per citare nomi che trasmettono da subito l’idea di impegno e autorevolezza. E le conclusioni, nella maggior parte dei casi, mettono in guardia dal pensare che la quantità vinca sempre sulla qualità, semplicemente perché le due cose non vanno di pari passo.

Star bene anche senza mamma e papà

È naturale, umano, che i bambini desiderino stare con mamma e papà, ma è fondamentale per il loro sano sviluppo che abbiano l’occasione di vivere tante esperienze anche lontano dai genitori: per scoprire che possono comunque stare bene, divertirsi, impegnarsi, affrontare difficoltà e superarle.

È questa una sicurezza che si costruisce con la crescita, che da esterna diviene interiore, perché l’immagine dei genitori è nel pensiero. Una sicurezza che si acquista con l’autonomia e con il fare, entrambi passaggi indispensabili verso l’autostima e il senso di autoefficacia.

I bambini hanno bisogno di tempo non strutturato da passare con se stessi per conoscersi e pensarsi. Certo, un tempo che aumenta con l’età, ma necessario per fare esperienze da soli, per stare con altri adulti e scoprire diverse modalità e tipologie di relazione, diversi linguaggi verbali e non. Un tempo per stare con  i coetanei, per litigare, per fare pace, per inventarsi giochi, per vivere la noia e trovare in autonomia una soluzione per uscirne. Un tempo per poter essere anche lontani dallo sguardo dei genitori.

Genitori che non sono solo genitori

Altrettanto fondamentale è che i genitori rimangano individui, continuino a essere compagni, amici, fratelli, figli, lavoratori, lettori, sportivi… insomma, è importante che i bambini vedano genitori che rimangono individui con passioni, interessi e relazioni indipendenti da loro.

Il rischio che si corre quando non si riesce a garantirsi i rispettivi spazi di autonomia è di avere genitori fagocitanti e figli soffocati da una relazione iperesclusiva e asfittica.

Ecco perché quantità non è sempre sinonimo di qualità!

Trasmettere l’autonomia con l’esempio

I bambini ci imitano, meglio che non lo dimentichiamo mai, abbiamo avuto occasione di dirlo anche qui su Occhicielo, quando con Francesca de Robertis riflettevamo sull’importanza di “educare con l’esempio”. Ne siamo convinte ancora oggi e sempre di più. Non perdiamo l’occasione allora di dare ai nostri bambini un esempio di autonomia e gioia, la gioia di stare insieme non soltanto perché siamo consapevoli che loro ne hanno bisogno ma soprattutto per scelta, volontà e piacere. Allo stesso tempo, mostriamo ai nostri figli anche la nostra capacità di stare bene, seppur lontani per un po’.

Per quanto difficile, ogni giorno, proviamo a pensare davvero che possiamo trascorrere un bel tempo con i nostri figli indipendentemente dalla sua quantità, perché così, in quel tempo, potremo portare qualità e potremo renderlo ricco, formativo, affettivo, divertente, capace di accogliere le paure, le arrabbiature e le tristezze dei nostri bambini. Così, in quel tempo, potremo diventare sempre più capaci di conoscere e riconoscere il nostro piccolo come individuo a sé.

Allontanarsi e riavvicinarsi per vedersi meglio

Nell’allontanarsi e riavvicinarsi siamo obbligati a rimettere a fuoco quello che vediamo, portiamo racconti, esperienze, sentimenti. Portiamo vita. Ci ritroviamo. E nel ricongiungimento riusciamo a essere veramente lì, nel momento presente, senza rimpianti e troppi sensi di colpa, senza provare nostalgia per un tempo più lungo che non ci è concesso. È nel ritrovarsi e nel piacere di questo atto che abbiamo la qualità, che non significa di certo perfezione, anzi! Ma di sicuro autenticità.

In questo tempo dichiariamo ai nostri figli che siamo felici di essere tornati da loro, che ci sono mancati, che li abbiamo pensati. Non dimentichiamoci di aggiungere che siamo stati bene, raccontiamo qualcosa della nostra giornata, sia per renderli partecipi e per mostrare loro concretamente cosa significa raccontare sia per non trasmettere l’idea che solo loro sono capaci di farci stare bene, una responsabilità troppo, troppo, grande e pericolosa.

La bellezza di un tempo quotidiano esclusivo e certo

Dedichiamo un tempo esclusivo a loro, quotidiano e sicuro, se pur breve, che possano attendere e prefigurarsi. Cerchiamo di ritrovarci veramente, eliminiamo le distrazioni, sediamoci accanto a loro e chiediamo che cosa hanno voglia di fare. Giochiamo insieme e proviamo a farlo secondo le loro regole, che quasi mai corrispondono a quelle dei grandi. Lasciamo che siano loro a insegnarci qualcosa sul gioco, o a farcelo ricordare.

Coinvolgiamoli attivamente nelle attività quotidiane. Facciamoci aiutare a svolgere incombenze domestiche e trasformiamo quel tempo in un momento di racconti e ascolto. Quanto può essere bello cucinare insieme o rifare il letto con lotta di cuscini inclusa! Proviamo a creare un filo che unisca quello che è catalogato come dovere e quello che, invece, è per sua natura un piacere.

Lasciamo del tempo vuoto, non strutturato. Non cediamo alla frenesia di riempire ogni istante che trascorriamo con i nostri figli con attività organizzate, pensando così di recuperare il tempo perso. Anzi, superiamo la paura di perdere tempo e proviamo il piacere di “stare con”, sottraendo i bambini per questo tempo prezioso da attività dirette da altri, in cui si trovano a eseguire, a dimostrare, a imparare qualcosa di definito. Di situazioni così, certamente importanti, ce ne sono già tante nella loro settimana.

Scopriremo il piacere di stare insieme con una lentezza così ricca di possibilità da poter essere considerata un vero lusso.

Un tempo per raccontare e ascoltare

Raccontiamo ai bambini le nostre passioni, i nostri interessi, spieghiamo loro come sono nati, come ci fanno sentire, e coinvolgiamoli. Non facciamolo, però, affinché diventino anche le loro passioni, ma per permettere ai nostri figli di scoprire il piacere di condividere e conoscere qualcosa che piace e fa stare bene noi.

Facciamo lo stesso con i loro interessi: domandiamo, mostriamoci curiosi rispetto a quello che amano e che li interessa. Cerchiamo di non fare domande frettolose mentre siamo impegnati in altro. Anche se fatichiamo a interessarci realmente a una determinata attività, proviamoci almeno: lo scopo non è appassionarci anche noi a ciò che li coinvolge, ma piuttosto trasmettere ai nostri figli l’idea che ci curiamo realmente di quello che fanno e della loro unicità.

Creiamo un appuntamento fisso, se riusciamo settimanale, una cosa semplice, ma eccezionale, da attendere e desiderare: una cena sul divano, una breve passeggiata… un momento normale in sé, che acquista però un sapore straordinario, perché si ripete, rassicura, dimostra con la sua concretezza che mamma e papà scelgono di stare con il loro bambino e che, al pari dei tanti altri impegni di dovere e di piacere, c’è anche questo: una scelta, un desiderio.

Estate: un tempo per stare insieme

E poi arriva l’estate! Le vacanze soprattutto, che ci vengono in aiuto permettendoci di fare tutte queste cose con una calma sicuramente inconsueta, complici le serate più lunghe, gli impegni e i ritmi meno pressanti – almeno per i bambini – e la possibilità di concedersi qualche evasione: momenti di eccezionalità che lasciano dolci tracce di memoria indelebili, in un tempo che si dilata e, finalmente, sembra essere nostro complice. Un tempo in cui quantità e qualità possono trovare il loro equilibrio ideale.

Ma fare esperienza di un tempo di qualità con i nostri figli quando siamo più rilassati e predisposti non ha il solo vantaggio di regalarci dei momenti belli. Ci offre anche una opportunità: riuscire a trasportare una modalità di relazione piena e soddisfacente per grandi e piccoli anche nei momenti in cui le condizioni esterne non ci sembreranno così favorevoli. E tutto ciò perché avremo sperimentato e interiorizzato il modo più giusto per noi per stare nel momento presente, vivendolo appieno.

Buon tempo di qualità, allora! E buone vacanze!