Il 22 maggio 2018 il Consiglio dell’Unione europea ha adottato, su proposta della Commissione europea, una nuova Raccomandazione sulle competenze chiave per l’apprendimento permanente che va a sostituire la Raccomandazione del 2006, una delle più apprezzate iniziative europee nel campo dell’istruzione, che ha contribuito allo sviluppo di un’educazione e di una formazione su misura per le esigenze dei cittadini della società europea.
Promuovere lo sviluppo delle competenze è uno degli obiettivi dello spazio europeo dell’istruzione: le potenzialità rappresentate da istruzione e cultura diventano forze propulsive per l’occupazione, la giustizia sociale e la cittadinanza.
La versione del 2018 vuole migliorare lo sviluppo delle competenze chiave delle persone di tutte le età durante tutto il corso della loro vita, fornendo una guida agli Stati membri su come raggiungere questo obiettivo.
Gli argomenti dell'articolo
Perché una “Raccomandazione”
Sappiamo che l’iter di elaborazione ed approvazione della legislazione europea parte obbligatoriamente dalla proposta della Commissione e si conclude con l’accordo fra il Consiglio dell’Unione (c.d. Consiglio dei ministri) e il Parlamento. La procedura di approvazione più spesso adottata è quella della “codecisione” che pone sullo stesso piano Consiglio e Parlamento.
Le norme così emanate sono di due tipi, Regolamenti e Direttive:
- i Regolamenti sono l’equivalente delle nostre leggi: essi sono direttamente ed obbligatoriamente applicati negli ordinamenti di tutti gli Stati membri;
- le Direttive, invece, definiscono principi da attuare o obiettivi da raggiungere obbligatoriamente per gli Stati membri, lasciando però a questi la scelta dei mezzi giuridici più idonei per realizzarli.
Vi sono poi le Decisioni, che si differenziano perché sono atti con portata individuale, indirizzati a singoli Stati membri o a soggetti privati: creano obblighi solo per i loro destinatari.
Sappiamo ancora che l’Unione europea può legiferare esclusivamente sulle materie che i Trattati, scritti e approvati dagli Stati fondatori e da quelli che (nel tempo) vi si sono aggiunti. Il Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE, art. 3 sgg.) elenca le materie per le quali la competenza è stata attribuita in toto all’Unione e quelle invece (di volta in volta) attribuite alla competenza concorrente, alla competenze di coordinamento nonché alla competenza di sostegno.
Poiché l’istruzione e la formazione professionale rientrano nella competenza di sostegno e, quindi, rimangono nella competenza legislativa degli Stati membri (artt. 165 e 166 del TFUE), in questi ambiti l’azione dell’Unione si svolge sulla base del principio di sussidiarietà, senza detenere alcun proprio potere legislativo.
Per questa ragione le “Competenze chiave” sono emanate tramite una Raccomandazione: le Raccomandazioni consistono, infatti, in atti non vincolanti, diretti a sollecitare gli Stati membri ad adottare un determinato comportamento.
Perché una nuova Raccomandazione sulle competenze chiave?
Le ragioni per le quali, a distanza di 12 anni dalla pubblicazione della prima edizione (18 dicembre 2006), il Consiglio ha adottato una nuova Raccomandazione sulle competenze chiave sono esposte nella Relazione che la Commissione europea ha inviato al Consiglio in data 17 gennaio 2018.
Le società e le economie europee stanno vivendo una fase di innovazioni digitali e tecnologiche, oltre a cambiamenti del mercato del lavoro e di carattere demografico. Molte delle professioni attuali non esistevano dieci anni fa; molte forme nuove di occupazione saranno create in futuro. Nel “Libro bianco sul futuro dell’Europa” (2017) la Commissione sottolinea che è probabile che la maggior parte dei bambini che iniziano oggi la scuola primaria eserciteranno domani professioni attualmente sconosciute e che per tenere il passo con tale cambiamento occorrerà investire massicciamente nelle competenze e ripensare i sistemi di istruzione e di apprendimento permanente.
Non basta più dotare i giovani di un bagaglio fisso di abilità o conoscenze: è necessario che sviluppino resilienza, un ampio corredo di competenze e la capacità di adattarsi ai cambiamenti.
Le nostre società ed economie dipendono in forte misura dalla presenza di persone altamente istruite e competenti. Abilità quali la creatività, il pensiero critico, lo spirito di iniziativa e la capacità di risoluzione di problemi svolgono un ruolo importante per gestire la complessità e i cambiamenti nella società attuale.
Lo spazio europeo dell’istruzione facilita la cooperazione e la mobilità dei discenti, degli educatori e dei formatori e dei loro istituti, sulla base dell’interesse degli Stati membri a sfruttare a pieno le potenzialità rappresentate da istruzione e cultura quali forze propulsive per occupazione, giustizia sociale e cittadinanza attiva e mezzi per sperimentare l’identità europea in tutta la sua diversità.
A fronte di tutto ciò, gli ultimi dati delle indagini PISA dell’OCSE mostrano che nell’Unione europea (UE) uno studente su cinque non ha sufficienti competenze in lettura, matematica e scienze: tra il 2012 e il 2015 la tendenza a risultati insoddisfacenti è complessivamente peggiorata. Nei paesi partecipanti all’indagine OCSE del 2012 sulle competenze degli adulti (PIAAC), una percentuale compresa tra il 4,9 % e il 27,7 % degli adulti padroneggia solo i livelli più bassi di alfabetizzazione e una quota compresa tra l’8,1% e il 31,7% ha competenze numeriche solo ai livelli più bassi.
Ancora: il 63% della popolazione dell’UE non possiede competenze digitali in misura sufficiente, risultando scarse per il 44% e, addirittura, nulle per il 19%, sebbene il ritmo sostenuto dei cambiamenti tecnologici e digitali stia producendo effetti profondi sulle nostre economie e società.
Il pilastro europeo dei diritti sociali sancisce come suo primo principio il diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi. Non possedere le competenze necessarie per partecipare fruttuosamente alla vita sociale e al mercato del lavoro aumenta il rischio di disoccupazione, povertà ed esclusione sociale.
Dal 2006 (anno di emanazione della Prima Raccomandazione sulle competenze chiave) le modalità di insegnamento e di apprendimento si sono evolute rapidamente; il maggiore ricorso alle tecnologie, la diffusione dell’insegnamento a distanza e l’aumento dell’apprendimento informale con l’uso di dispositivi digitali mobili si riflettono sulle opportunità di acquisizione di competenze.
La Raccomandazione del 2018 sostituisce quella adottata nel 2006: ma ne riconosce il positivo impatto sulle politiche dell’istruzione attuate, nel frattempo, dagli Stati membri tramite riforme dei sistemi nazionali dell’istruzione. Esse però sembrano essersi limitate alle competenze chiave facilmente rapportabili alle “materie” scolastiche tradizionali, quali la comunicazione nella lingua madre e nelle lingue straniere o la competenza matematica, piuttosto che nelle competenze trasversali, quali imparare ad imparare, l’imprenditorialità o le competenze sociali e civiche.
Non è decollato, invece, il passaggio dalla concezione statica dei contenuti curricolari alla definizione dinamica di conoscenze, abilità e atteggiamenti che il discente deve elaborare durante il processo di apprendimento nel corso della vita; è mancata l’interrelazione tra forme di apprendimento formale, non formale e informale.
Le competenze non sono statiche, ma cambiano nel corso della vita; abilità quali la capacità di risoluzione di problemi, il pensiero critico, la capacità di cooperare, la creatività, il pensiero computazionale, l’autoregolamentazione sono più importanti che mai nella nostra società in rapida evoluzione.
Cosa si intende per “Competenze chiave”?
Nella Raccomandazione del 22 maggio 2018 le competenze sono definite come una combinazione di conoscenze, abilità e atteggiamenti, in cui:
- la conoscenza si compone di fatti e cifre, concetti, idee e teorie che sono già stabiliti e che forniscono le basi per comprendere un certo settore o argomento;
- per abilità si intende sapere ed essere capaci di eseguire processi ed applicare le conoscenze esistenti al fine di ottenere risultati;
- gli atteggiamenti descrivono la disposizione e la mentalità per agire o reagire a idee, persone o situazioni.
Le competenze chiave sono quelle di cui tutti hanno bisogno per la realizzazione e lo sviluppo personali, l’occupabilità, l’inclusione sociale, uno stile di vita sostenibile, una vita fruttuosa in società pacifiche, una gestione della vita attenta alla salute e la cittadinanza attiva. Si sviluppano in una prospettiva di apprendimento permanente, dalla prima infanzia a tutta la vita adulta, mediante l’apprendimento formale, non formale e informale in tutti i contesti, compresi la famiglia, la scuola, il luogo di lavoro, il vicinato e altre comunità.
Le competenze chiave sono considerate tutte di pari importanza; ognuna di esse contribuisce a una vita fruttuosa nella società. Possono essere applicate in molti contesti differenti e in combinazioni diverse; si sovrappongono e sono interconnesse: gli aspetti essenziali per un determinato ambito favoriscono le competenze in un altro. Elementi quali il pensiero critico, la risoluzione di problemi, il lavoro di squadra, le abilità comunicative e negoziali, le abilità analitiche, la creatività e le abilità interculturali sottendono a tutte le competenze chiave.
Le nuove “Competenze chiave”
La Raccomandazione è divisa in due parti:
- nella prima (definita Allegato) sono contenute le “motivazioni” dell’aggiornamento delle competenze, descritte in venti punti che fanno da premessa agli otto fondamentali obiettivi proposti all’azione degli Stati membri, cui compiti sono dettagliatamente enunciati nelle pagg. 8-12;
- nella seconda (cosiddetto Allegato dell’Allegato) sono enunciate e descritte, all’interno del “Quadro di riferimento europeo”, le otto competenze chiave, declinate in conoscenze, abilità e atteggiamenti essenziali legati alla specifica competenza. In premessa sta la dichiarazione che “Ogni persona ha diritto a un’istruzione, a una formazione e a un apprendimento permanente di qualità e inclusivi, al fine di mantenere e acquisire competenze che consentono di partecipare pienamente alla società e di gestire con successo le transizioni nel mercato del lavoro“.
Per comprendere l’evoluzione avvenuta nei dodici anni che separano la prima versione da quella attuale è utile una lettura sinottica: essa mette in risalto l’avvenuto allargamento degli orizzonti, sviluppando l’attenzione alla complessità dei contesti e delle funzioni ed evitando le semplificazioni delle metodologie e dei programmi propri dell’istruzione formale.
Il testo della Raccomandazione, per ciascuna delle otto competenze, offre una descrizione articolata che, a partire da una prima definizione, passa a descriverne “Conoscenze, abilità e atteggiamenti essenziali”.
Rinviando a studi dedicati l’analisi sistematica delle proposte e del loro impatto nei contesti dell’istruzione formale e informale nonché dell’apprendimento esteso a tutto l’arco della vita, ci limitiamo qui a qualche spunto di lettura per un inizio di riflessione sulle proposte insite nella Raccomandazione 2018.
SCARICA LA TABELLA DELLE COMPETENZE
L’ultima parte del documento europeo è dedicata alle misure di sostegno allo sviluppo delle competenze chiave. Essendo queste costituite da una combinazione dinamica di conoscenze, abilità e atteggiamenti che il discente deve sviluppare lungo tutto il corso della sua vita, le occasioni di sviluppo possono presentarsi in tutti i contesti educativi, formativi e di apprendimento nel corso della vita.
La trattazione individua tre problematiche: l’utilizzo di molteplici approcci e contesti di apprendimento; il sostegno agli educatori e ad altro personale didattico; la valutazione e la convalida dello sviluppo delle competenze.
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