È in via di «imminente definizione, auspicabilmente entro il mese di dicembre», il Decreto che definisce il percorso di formazione iniziale dei docenti nella scuola di primo e secondo grado e che permetterà l’avvio del nuovo sistema abilitazione all’insegnamento dei docenti (il “Modello integrato di formazione e di abilitazione dei docenti” previsto dal decreto legge n. 36 del 2022).
Lo ha affermato alla Camera dei deputati, il 15 dicembre 2022, il ministro per l’Università e la Ricerca Annamaria Bernini rispondendo ad una interrogazione parlamentare.
Nel corso del question time, la titolare del MUR ha anche dichiarato l’intenzione di “garantire l’attivazione delle procedure di specializzazione sul sostegno per l’anno accademico 2022/2023”.
Il decreto sui 60CFU per conseguire l’abilitazione
Il decreto legge n.36 del 2022 (dopo le modifiche della legge di conversione 29 giugno 2022, n. 79) ha, ancora una volta, rivoluzionato il sistema di reclutamento dei docenti e previsto un Modello integrato di formazione e di abilitazione dei docenti articolato in:
- a) un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale;
- b) un concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale;
- c) un periodo di prova in servizio di durata annuale con test finale, e valutazione conclusiva.
Vediamo allora come si ottiene oggi l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole secondarie.
Per la scuola secondaria di primo e secondo grado, il decreto legislativo n. 59 del 2017 (dopo le modifiche del decreto legge 30 aprile 2022, n. 36) prevede che si possa diventare insegnanti dopo un percorso universitario di formazione iniziale e abilitazione.
Il nuovo sistema prevede che, dopo aver conseguito una laurea magistrale (triennale per ITP) l’aspirante docente debba iscriversi ad un percorso universitario e accademico abilitante di formazione iniziale corrispondente a non meno di 60 CFU (crediti formativi universitari); il percorso è gestito, per ciascuna classe di concorso, dalle Università ed è attivato sulla base del fabbisogno di cattedre.
È questo il decreto di cui parla la Bernini: previsto in realtà entro il 31 luglio, dovrà essere emanato il prima possibile per rispettare i tempi imposti dal PNRR (il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza); quella del reclutamento dei docenti è infatti una delle riforme previste dal PNRR e la sua mancata attivazione porrebbe a rischio i finanziamenti dall’UE.
L’approvazione del Dpcm entro dicembre permetterebbe, ha detto il ministro, di far partire, in primavera, la possibilità di accreditamento in modo tale da consentire l’erogazione dei percorsi formativi nell’anno accademico 2023/2024.
Il corso sarà a pagamento (sia pure con un prezzo calmierato che sarà definito dal Decreto).
Lo stesso provvedimento dovrà chiarire, inoltre, il nodo della selezione iniziale: sarà un corso a numero chiuso? Se sì, come saranno selezionati gli aspiranti alla abilitazione?
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La specializzazione sul sostegno
Nel corso del suo intervento, la ministra ha anche affermato che il MUR sta lavorando a un duplice fine:
- garantire l’attivazione delle procedure di specializzazione sul sostegno per l’anno accademico 2022/2023;
- attuare la norma transitoria relativa alla riserva di posti per l’accesso ai percorsi di specializzazione sulle attività di sostegno, assicurando una corsia preferenziale a quei docenti, assunti sia a tempo indeterminato che a tempo determinato, che abbiano maturato tre anni di servizio, negli ultimi cinque.
Questo permetterebbe di affrontare la drammatica carenza di personale docente di scuola infanzia e primaria e di docenti sui posti sostegno: secondo gli ultimi dati del Ministero Istruzione sui dati delle immissioni in ruolo e delle supplenze dell’anno scolastico 2022/23, emerge che, a fronte di un contingente di 94.130 posti, ne sono stati assegnati, dalle diverse procedure, soltanto 42.979.
Complessivamente i posti non attribuiti sono stati 51.151.
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